Tempo di Pasqua

Il Tempo pasquale, tradizionalmente detto cinquantina pasquale, è il periodo dell'anno liturgico nel quale, a partire del Triduo Pasquale come sua fonte di luce, viene celebrata la Pasqua del Signore come un solo giorno di festa che trova la sua conclusione nella solennità di Pentecoste.

Più precisamente questa unità è riscontrabile nei primi otto giorni di questo periodo che costituiscono l’ottava di Pasqua e che si celebrano come solennità del Signore.

Anche se la nascita della Chiesa viene fatta coincidere con il sacrificio pasquale (cfr. Gv 19,34), solo dopo cinquanta giorni avviene la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e su tutta la comunità cristiana (cfr. At 2,1-11).

Nel tempo che intercorre fra l'evento storico della Risurrezione e quello della Pentecoste, Yeshua ispira ed educa i discepoli attraverso varie apparizioni per fargli comprendere i segni nuovi della sua azione nel mondo e per ricordare loro le procedure per promuovere pace e gioia presso l’umanità.

La Pasqua dunque è un unico e unito “mistero” di morte, risurrezione, ascensione del Signore e venuta dello Spirito che dura cinquanta giorni, durante i quali attraverso la liturgia si aiutano i figli di Dio a scoprire la loro vera identità e il reale progetto di Dio per tutta l’umanità.

Coloro che imparano a oltrepassare l’ostacolo della morte seguendo il Signore Yeshua, saranno chiamati a costruire nuove comunità capaci di vivere secondo le indicazioni e il clima di pace del regno dei cieli.

Oltre alla domenica di Pasqua e alla Pentecoste, è importante ricordare la seconda domenica di Pasqua, oggi detta della misericordia, ma un tempo definita Domenica in Albis (vestibus), in bianche vesti, o Domenica Quasi modo, dall’introito della celebrazione eucaristica. Infatti ai primi tempi della Chiesa, nella notte di Pasqua veniva amministrato il battesimo, e i battezzandi indossavano una tunica bianca che avrebbero portavano per tutta la settimana successiva, fino alla prima domenica dopo Pasqua, detta perciò “Domenica in cui si depongono le vesti bianche" (in albis depositis o deponendis).

Dopo i primi quaranta giorni si celebra la solennità dell'Ascensione del Signore narrata nella conclusione dei Vangeli sinottici e all’inizio degli Atti degli Apostoli.

Il carattere del tempo pasquale è festivo: si canta nuovamente l’Alleluia e si acclama il Gloria. Il colore liturgico è il bianco. Nella Celebrazione eucaristica la prima lettura è sempre tratta dagli Atti degli Apostoli, mentre dai Vangeli si leggono i vari racconti pasquali e i discorsi di Yeshua tratti dal Vangelo di Giovanni.


In questo tempo la preghiera dell'Angelus viene sostituita dall’antifona mariana del Regina Coeli:

 

Regina dei cieli, rallegrati, alleluia:
Cristo che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.

Prega il Signore per noi, alleluia.

 


Giovedì Santo: Cena del Signore

 

Vangelo del giorno

Poi prima della festa di Pasqua sapendo Yeshua che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi, quelli nel mondo, fino alla fine amò essi.
Ed essendoci la cena, avendo già gettato nel cuore, il diavolo, Giuda di Simone Iscariota, di consegnarlo, sapendo che il Padre gli aveva dato tutte le cose nelle mani e che da Dio era uscito e presso Dio andava, si alza dalla cena e depone le vesti e avendo preso un asciugamano cinse sé stesso.
Poi mette acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano con cui era cinto.

Viene dunque da Simon Pietro che gli dice: Signore, tu lavi i miei piedi?
Rispose Yeshua e gli disse: Ciò che io faccio tu adesso non lo sai, ma dopo conoscerai queste cose.
Dice a lui Pietro: Non affatto, laverai i miei piedi in eterno.
Gli rispose Yeshua: Se non ti lavo, non hai parte con me.
Dice a lui Simon Pietro: Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e la testa.
Gli dice Yeshua: Colui che ha fatto il bagno non ha bisogno se non che i piedi siano lavati, ma è completamente puro; e voi siete puri, ma non tutti.
Conosceva infatti colui che lo consegnava; per questo disse: Non tutti siete puri.

Quando dunque lavò i loro piedi, riprese le sue vesti e si adagiò di nuovo, disse a loro: Capite cosa vi ho fatto?
Voi chiamate me il Maestro e il Signore, e dite bene, infatti Io sono.
Se dunque io, il Maestro e il Signore, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni degli altri.
Infatti vi ho dato l’esempio affinché come io ho fatto a voi anche voi facciate.
Amen amen dico a voi: non c’è schiavo più grande del suo padrone, né inviato più grande di colui che l’ha inviato.
Se capite queste cose, siete beati se le fate.

Gv 13,1-17

 

Preghiera

Guardo al pane spezzato e al vino versato di oggi e dico:
Questo è il Tuo corpo, questo è il Tuo sangue, Signore.

Guardo a tutte le creature: anche se sembrano provenire dalla carne e dal sangue umani dico:
Questo è il Tuo corpo, questo è il Tuo sangue, Signore.

Guardo le mie mani, i miei piedi, i miei occhi, la mia pelle, tutto il mio fisico e dico:
Tu abiti qui. Questo è il Tuo corpo, Signore.

Guardo la terra con i suoi venti e la sua aria, con i suoi terreni,
con l’acqua e la neve, le montagne e i mari e dico:
Questo è il Tuo corpo, Signore.

Guardo la realtà del creato, ogni cosa che mi circonda, persone ed eventi e dico:
Questo è il Tuo corpo, Signore.

Guardo all’energia bella e all’aspetto vigoroso, forte e atletico di un giovane e dico:
Questo è il Tuo corpo, Signore.

Guardo la sofferenza di un corpo vecchio e anchilosato,
piegato dagli anni e dalla malattia e dico ancora:
Questo è il Tuo corpo, Signore.

Guardo ogni cosa che pulsa, che vive, che respira, che freme e dico:
Questo è il Tuo sangue, Signore.

Guardo le persone che amano, quelle che s’appassionano,
quelle che si dedicano tutte ad una causa,
quelle che lottano con il sangue e con tutte le forze per la verità,
per la giustizia, per la libertà in tutti i suoi aspetti e dico:
Questo è il Tuo sangue, Signore.

Guardo le persone che non amano, quelle che hanno deciso di non vivere, di vegetare,
di sopravvivere, di lasciarsi portare; quelle che hanno rinunciato a sé,
alla propria coscienza e a percorrere la strada della Vita e dico:
Questo è il Tuo sangue, Signore.

Guardo alla guerra, alla violenza e alle ignominie che si consumano sulla terra
a danno dell’umanità e continuo a ripetermi:
Questo è il Tuo sangue, Signore.

Pieno di meraviglia mi lascio riempire da quest’Eucaristia vivente
che risiede nel tempio di ogni creatura e
che ogni uomo-sacerdote celebra riconoscendo Dio in tutte le cose.
Tutto è corpo e sangue tuo, Signore.
Amen.

Venerdì Santo: Passione del Signore


Lettura dialogata della Passione di nostro Signore, Yeshua il Cristo

Legenda: C: Cronista; Y: Yeshua; A: Altro personaggio; SP: Simon Pietro; PP: Ponzio Pilato T: Tutti

 

C: Dopo aver detto queste cose Yeshua uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un orto, nel quale egli entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il consegnante, conosceva il posto, perché Yeshua si era riunito là molte volte con i suoi discepoli. Giuda dunque, avendo preso la coorte dai sommi sacerdoti e gli inservienti dai farisei, viene là con lanterne, torce e armi. Yeshua allora, sapendo tutte le cose che venivano su di lui, uscì e disse loro:

Y: Chi cercate?

T: Yeshua, il Nazoreo.

Y: Io Sono.

C: Anche Giuda, colui che lo consegnava, stava con loro. Come dunque disse loro: Io Sono, andarono all’indietro e caddero a terra.

Y: Chi cercate?

T: Yeshua, il Nazoreo.

Y: Vi ho detto che Io sono. Se dunque cercate me, lasciate andare questi,

C: perché si compisse la parola che egli aveva detto: Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato. Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la sguainò e colpì lo schiavo del sommo sacerdote e gli recise l’orecchio destro: il suo nome era Malco. Yeshua allora disse a Pietro:

Y: Metti la spada nel fodero: Non berrò forse la coppa che mi ha dato il Padre?

C: Allora la coorte e il comandante e gli inservienti dei Giudei, presero Yeshua, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: Conviene che un solo uomo muoia per il popolo. Simon Pietro seguiva Yeshua insieme a un altro discepolo. Quel discepolo poi era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Yeshua nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece stava fuori, presso la porta. Dunque, l’altro discepolo, conosciuto dal sommo sacerdote, uscì e parlò alla portinaia e introdusse Pietro. E la giovane portinaia dice a Pietro:

A: Forse anche tu sei fra i discepoli di quest’uomo?

SP: Non lo sono.

C: Intanto i servi e le guardie avevano fatto un braciere, perché era freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Yeshua riguardo ai suoi discepoli e sul suo insegnamento. Yeshua gli rispose:

Y:Io ho parlato apertamente al mondo, ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove convengono tutti i Giudei, e non ho detto nulla in segreto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito cosa ho detto a loro; questi sanno ciò che ho detto.

C: Appena ebbe detto queste cose, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Yeshua dicendo:

A: Così rispondi al sommo sacerdote?

Y: Se ho parlato male, testimonia circa il male, se invece ho parlato bene, perché mi percuoti?

C: Allora Anna lo mandò legato a Caifa, il sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero:

A: Forse anche tu sei fra i suoi discepoli?

SP: Non lo sono.

C: Uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, dice:

A: Non ti ho forse visto con lui nell’orto?

C: Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Conducono poi Yeshua dalla casa di Caifa nel pretorio. Era mattino presto e non entrarono nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e dice:

PP: Che accusa portate contro quest’uomo?

T: Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato.

PP: Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!

T: A noi non è permesso mettere uccidere nessuno.

C: Questo affinché si adempisse la parola che aveva detto Yeshua indicando di quale morte stava per morire. Pilato allora entrò di nuovo nel pretorio, chiamò Yeshua e gli disse:

PP: Tu sei il re dei Giudei?
Y: Dici questo da te, oppure altri ti hanno detto di me?

PP: Sono forse io Giudeo? La gente, quella tua e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Cosa hai fatto?

Y: Il regno, quello mio, non è da questo mondo; se il mio regno fosse da questo mondo, i miei inservienti avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di qui.

PP: Dunque tu sei re?
Y: Tu dici che sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare la verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce.

PP: Cos’è verità?

C: E, avendo detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e dice loro:

PP: Io non trovo in lui alcuna colpa. Per voi è consuetudine che, per la Pasqua, io liberi uno per voi: volete dunque che liberi per voi il re dei Giudei?

T: Non costui, ma Barabba!

C: Barabba era un bandito. Allora Pilato prese Yeshua e lo fece flagellare. E i soldati, avendo intrecciato una corona di spine, la posero sul suo capo e gli posero attorno un mantello di porpora e venivano da lui, gli davano schiaffi e dicevano:

T: Salve, re dei Giudei.

C: Pilato uscì fuori di nuovo e dice loro:
PP: Ecco, io ve lo conduco fuori, affinché sappiate che non trovo in lui alcuna colpa.

C: Allora Yeshua uscì fuori, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E dice loro:

PP: Ecco l’uomo!

T: Crocifiggi! Crocifiggi!

PP: Prendetelo voi e crocifiggetelo; infatti io non trovo colpa in lui.

T: Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché ha fatto sé stesso figlio di Dio.

C: Quando Pilato dunque udì questa parola ebbe molta più paura ed entrò di nuovo nel pretorio e dice a Yeshua:

PP: Di dove sei tu?

C: Ma Gesù non gli diede risposta.

PP: Non mi parli? Non sai che ho il potere di liberarti e il potere di metterti in croce?

Y: Non avresti alcun potere contro di me, se non ti fosse stato dato dall’alto, per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande.

C: Da quel momento Pilato cercava di liberarlo, ma i Giudei gridarono dicendo:

T: Se liberi costui, non sei amico di Cesare: chiunque si fa re si oppone a Cesare.

C: Dunque Pilato, avendo udite queste parole, condusse fuori Yeshua e sedette sul podio, nel luogo chiamato Litòstroto, pavimento di pietra, in ebraico Gabbathà. Era la Parascève, la preparazione della Pasqua, circa la sesta ora e dice ai Giudei:

PP: Ecco il vostro re!
T: Togli! Togli! Crocifiggilo!

PP: Crocifiggerò il vostro re?

T: Non abbiamo un re, se non Cesare.

C: Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi dunque presero Yeshua ed egli, portando da sé stesso la croce, uscì verso il luogo chiamato del Cranio (Teschio), che è detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno di qua e uno di là e Yeshua poi nel mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la pose sulla croce. Era stato scritto: Yeshua, il Nazoreo, il re dei Giudei. Dunque molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Yeshua fu crocifisso era vicino alla città; ed era stata scritta in ebraico, in latino e in greco. Allora i sommi sacerdoti dei Giudei dicevano a Pilato:

T: Non scrivere: Il re dei Giudei, ma che costui ha detto: Sono re dei Giudei.

PP: Ciò che ho scritto, ho scritto.

C: I soldati poi, quando crocifissero Yeshua, presero le sue vesti, e fecero quattro parti, a ciascun soldato una parte, e la tunica. Era poi la tunica senza cucitura, tessuta per intero dall’alto. Dissero dunque gli uni gli altri:

T: Non strappiamola, ma tiriamo a sorte per essa di chi sarà.

C: affinché si compisse la Scrittura, quella che dice: Si sono spartiti tra loro le mie vesti e sul mio vestito gettarono la sorte. E i soldati fecero queste cose. Stavano allora presso la croce di Yeshua la madre di lui, la sorella di sua madre, Maria, quella di Clèopa e Maria Maddalena. Yeshua allora, avendo visto la madre e accanto il discepolo che amava, dice alla madre:

Y: Donna, ecco il figlio di te.

C: Poi dice al discepolo:

Y: Ecco la madre di te.

C: E da quell’ora il discepolo prese lei fra le proprie cose. Dopo questo, Yeshua, sapendo che ormai tutte le cose erano adempiute, affinché si adempisse la Scrittura, dice:

Y: Ho sete.

C: Giaceva un vaso pieno di aceto; allora posero una spugna, piena di aceto, avendola posta intorno a un issopo, accostarono alla sua bocca. Quando dunque prese l’aceto, Yeshua disse:

Y: È compiuto!

C: E, reclinato il capo emise lo spirito.

Qui si genuflette e si fa una breve pausa in silenzio

C: Poiché era la Parasceve, i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce di sabato, era infatti un giorno grande quel sabato, domandarono a Pilato che fossero rotte le loro gambe e fossero tolti.
Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe del primo e dell’altro con-crocifisso con lui, ma venuti da Yeshua, come videro che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con la lancia gli trafisse il fianco, e subito uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ha testimoniato e la sua testimonianza è veritiera; egli sa che dice il vero, affinché anche voi crediate.
Infatti sono accadute queste cose perché si adempisse la Scrittura: Le sue ossa non saranno spezzate.
E ancora un’altro passo della Scrittura dice: Guarderanno a colui che trafissero.
Dopo queste cose Giuseppe, quello di Arimatea, essendo discepolo di Yeshua, di nascosto, per paura dei Giudei, chiese a Pilato di togliere il corpo di Yeshua e Pilato lo permise.
Venne dunque e prese il corpo di Lui.
Venne poi anche Nicodemo, quello che la prima volta era andato da Lui di notte, portando una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.
Essi presero allora il corpo di Yeshua e lo avvolsero con bende con gli aromi, come è usanza seppellire per i Giudei.
Ora, nel luogo dove fu crocifisso, c’era un orto e nell’orto un sepolcro nuovo, in cui nessuno era stato ancora posto.
Là dunque, a causa della Parasceve dei Giudei e poiché il sepolcro era vicino, posero Yeshua.

Gv 18-19



 

Preghiera

Signore, che parole posso dire in momenti come questo?
Ma in fondo ci sono delle parole per esprimere ciò che sento?
Ci sono delle giustificazioni che posso trovare?
Che parole posso dire di fronte alla morte?
Che parole posso dire quando sento che sto soffrendo come un cane?
Che parole posso dire quando mi sento solo e abbandonato?

Che parole posso dire quando mi accorgo di non aver vissuto
e che la mia vita è ormai alle spalle?

Che parole posso dire dopo aver distrutto un amore,

dopo aver rovinato la vita di chi mi sta accanto,

dopo che, per lungo tempo, ho chiamato amore il possesso e la manipolazione?
Che parole posso dire quando non c’è niente da fare,
quando è davvero troppo tardi?

Che parole posso dire quando la persona con cui avrei voluto riconciliarmi non c’è più
e mi rimane solo un nodo alla gola per tutto quello che le avrei voluto dire?
Che parole posso dire di fronte a qualcosa che non posso più cambiare?

Che parole posso usare quando non so cosa dire?

E se ti dicessi solo: Padre nelle tue mani consegno il mio spirito?
E se ti dicessi solo: Padre non capisco, non merito nulla, non so nulla, ma mi fido di Te?
E se ti dicessi: Padre, accoglimi nel tuo regno quando tutto sarà finito?

E se ti dicessi solo: Padre mi abbandono a Te?
E se ti dicessi solo: Padre?
E se cominciassi a fare Silenzio?

Signore, non ci sono Parole, ma solo la Tua Parola fatta carne,
oggi e sempre.

Amen.

Sabato Santo: Veglia Pasquale

 

Vangelo del giorno

Dopo il sabato all’albeggiare nel primo della settimana venne Maria, la Maddalena e l’altra Maria a vedere il sepolcro. Ed ecco ci fu un terremoto grande; infatti un angelo del Signore, sceso dal cielo ed essendosi avvicinato rotolò via la pietra e si sedette sopra di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo abito bianco come neve. Le guardie tremarono dalla paura di lui e diventarono come morte. Poi l’angelo rispondendo disse alle donne: Non abbiate paura, voi; so che cercate Yeshua, il crocifisso; non è qui, infatti è risorto come disse; venite, vedete il luogo dove giaceva. E subito, andando, dite ai suoi discepoli: è risuscitato dai morti ed ecco vi precede nella Galilea, là lo vedrete; ecco io ve l’ho detto. E, partite subito dal sepolcro con timore e gioia grande, corsero ad annunciare ai suoi discepoli. Ed ecco Yeshua venne incontro a loro dicendo: Rallegratevi! Esse allora essendosi avvicinate strinsero i suoi piedi e lo adorarono. Allora Yeshua dice loro: Non temete; andate, annunciate ai miei fratelli che partano per la Galilea e là mi vedranno.
Mt 28,1-10


 

Preghiera

Dentro di me ci sono tante cose belle e grandi.

A volte rimangono sepolte, come morte: non escono, non emergono.

Sono tutte possibilità inutilizzate, capacità non sfruttate, strade non percorse.

A volte sono come gli alberi d’inverno: con dentro la vita, ma secchi fuori.

Allora ci vuole una Pasqua, un Sole che mi riscaldi,

Qualcuno che mi mostri che dentro di me c’è il fuoco,
che sono vivo, che sono grande.

In questa Pasqua Signore ho bisogno di sentire
ancora una volta che Tu credi in me

e che mi ispiri al cambiamento sfruttando le mie potenzialità.

Io so di avere tanti colori dentro, ma ancora non li so usare.

Posso colorare il mondo con i miei colori, con ciò che sono

per renderlo un po’ meno grigio e un po’ più vivo

Io ho il Fuoco dentro:

posso riscaldare il mondo con questo calore,

illuminarlo con la mia luce per renderlo e rendermi migliore.

Ho la Vita dentro, Signore, tu me l’hai donata:

sono chiamato a nutrirla, a viverla, a espanderla e a diffonderla.

Ti sento dentro di me, Dio Padre,

per questo scelgo di non vivere più
al di sotto della mia dignità e della mia sacralità,
di donarmi in gratuità per il bene-bello della vita
e di spingermi un po’ più in là del possibile che immagino,

perché presso di Te, niente è impossibile,
e tutto è già realizzato nel tuo disegno di salvezza universale.

Amen.

Domenica di Pasqua

 

Risurrezione vuol dire: sorgere, nascere (regere) di nuovo e in direzione opposta (ri) da dentro e dal basso (sub) verso fuori, verso l’alto. Si tratta di un vero e proprio salto quantico: Yeshua non è tornato in vita come Lazzaro, per vivere più a lungo. Yeshua è invece passato ad una nuova dimensione. Risurrezione è il passaggio dalla dimensione mortale e terrena a un’esistenza vivente e divina.
 

Yeshua è totalmente presente. Il Risorto, come Spirito che permea tutte le cose, è totalmente presente nel nostro mondo e nel nostro universo. La sua Forza e la sua Presenza sono qui perché Yeshua, il Risorto, vive. Questo significa che il Risorto risiede in ciascuno di noi. Nostro compito è andare a cercare questa energia raccolta in noi per farla venire alla luce.
 

Il Risorto è presente in tutto ciò che esiste, che è esistito e che esisterà. La risurrezione riguarda il presente, il passato e il futuro: c’è un’unione, un'interrelazione fra tutti e fra tutto. Il creato vive nell’unità e per l’unità.
 

Tuttavia il mondo è immerso in tutt’altro perché si è diviso e separato dalla Fonte di Vita. Noi ci stiamo sempre più allontanando dalla luce perché ingannati, paurosi, dubbiosi. Da dove ripartire?
 

Dal fatto che la forza è in noi. Non dobbiamo aver paura di essere potenti, perché non siamo così deboli come pensiamo. Il Risorto è con noi e in noi.
 

Dalla certezza che se Dio vive in noi abbiamo una precisa missione o compito da realizzare. Gli eventi che ci interpellano ci spingono nella direzione dell’andare, dell’agire in prima persona, perché vivere è nostra responsabilità.
 

Inoltre dal dato reale che non ci si può salvare da soli e nessuno è qui sulla terra per sfidare o combattere gli altri. La nostra società si è sviluppata sulla vecchia e anti-evangelica idea di competizione, dove lo scopo è quello di vincere l’altro. E dove c’è uno che vince c’è un altro che perde e che domani sarà spinto a vincere.


Competere per noi vuol dire arrivare prima, davanti agli altri, eliminare l’avversario, ma l’etimologia della parola com-petere ci dice che il vero significato è quello di “lottare insieme”. In altre parole ci si serve dell’energia di tutti in vista del bene comune e non più per schiacciare gli avversari o per essere i primi e i più visti a tutti i costi. Imparare a vivere in comunità è la nuova risposta pasquale di coloro che hanno capito che condividere e collaborare ad un progetto comune è la via da percorrere in questi tempi bui.
 

Si riparte dall’avvedutezza tipica degli uomini visionari, dei profeti, coloro che sanno guardare oltre, che scrutano prima quello che altri non riescono a vedere, ma neppure immaginano o pensano. C’è bisogno di uomini illuminati e spirituali direttivi che indichino la strada da percorrere seguendola in prima persona.
 

Abbiamo bisogno di nuovi apostoli, di testimoni che ci parlino perché conoscono, perché hanno sperimentato, che annunciano Dio perché l’hanno incontrato. Abbiamo bisogno di difenderli, di sostenerli, di aiutarli, offrire loro un bicchiere di latte perché ogni comunità senza questi saggi trasmettitori di vita va velocemente in rovina e precipita.
 

Allora oggi augurarsi “Buona Pasqua” vuol dire augurarsi una trasformazione radicale perché possa nascere nella nostra vita qualcosa di totalmente nuovo, inatteso e meraviglioso capace di riempire il nostro cuore, la nostra vita e la nostra anima e ben disposto a seminare nuova bellezza e grazia nei solchi di questa terra sempre più lontana da Dio.


 

Vangelo del giorno

Il primo giorno della settimana, Maria Maddalena va di mattino presto, mentre era ancora buio, al sepolcro e vede la pietra tolta dal sepolcro.
Allora corre e viene da Simon Pietro e dall’altro discepolo che Yeshua amava e dice loro: Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove lo hanno posto.

Allora Pietro uscì e anche l’altro discepolo e si avviarono al sepolcro.
Ora i due correvano insieme, e l’altro discepolo corse avanti più veloce di Pietro e venne per primo al sepolcro, e chinatosi scorge le bende che giacevano distese; tuttavia non entrò.
Viene allora anche Simon Pietro seguendolo ed entrò nel sepolcro, e osserva le bende che giacevano distese, e il sudario, che era sulla sua testa, non giaceva con le bende, ma era avvolto da parte in un luogo.
Allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto per primo nel sepolcro e vide e credette.
Non avevano infatti ancora capito la Scrittura: che egli doveva risuscitare dai morti.

Gv 20,1-9


 

Preghiera di Dio

Figlio mio,

rialzati, riprova, riparti, ricomincia.

Lascia andare, perdona, cambia, innamorati ancora,
metti fine, scegli, taglia, chiudi, apri, inizia, fidati,
provaci, buttati, rischia, osa, parla, comunica,
apriti, esponiti, mostrati per ciò che sei.

Vieni fuori, non nasconderti,

esci dai nascondigli dell’omertà, del silenzio, del compromesso,
del quieto vivere, della superficialità.

Figlio non fuggire più,

non scappare ancora, non vergognarti,
fatti vedere, alza la voce, urla, grida, fa’ valere le tue ragioni.

Ama, appassionati, senti, gusta, assapora,
prova, emozionati, piangi, commuoviti,

metti in circolo l’amore, comunica l’amore, vivi l’amore, fa’ l’amore,
vibra, canta, sii pieno/a, sii felice, riempiti,

nutriti di gioia, crea, genera, procrea.

(Nome proprio)

vivi a pieno la tua esistenza, intuisci, comprendi,
sii consapevole, da’ un nome alle cose, non aver paura,
apri nuove finestre, percorri nuovi sentieri, avventurati,

rompi il guscio, tira fuori la tua forza, immergiti, lotta, credi all’impossibile.

(Nome proprio)

tu puoi, tu hai un valore, così ti ho pensato.

Perciò emergi, suona, disegna, scrivi lettere, componi poesie,
gusta il vino e il cibo, accarezza, abbraccia, bacia, incontra…
fa’ uscire tutta la Vita che ti abita.

È la Pasqua del Signore.

È il momento del tuo passaggio.

È il giorno della rinascita senza più ripensamenti e ritorni indietro.

Così è.

Lunedì dell'Angelo

 

Nel lunedì dell'Ottava di Pasqua, più comunemente chiamato Pasquetta o lunedì dell’Angelo, si ricorda la manifestazione dell'angelo alle donne giunte al sepolcro.

Il Vangelo racconta che Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Giuseppe, e Salomè andarono al sepolcro dove Yeshua era stato sepolto, con degli oli aromatici per imbalsamare il suo corpo. Arrivate trovarono il grande masso che chiudeva l'accesso alla tomba spostato, perciò, smarrite e preoccupate, cercavano di capire cosa fosse successo. In quel momento apparve loro un angelo che, dopo avere annunciato la risurrezione di Yeshua, le inviò agli apostoli a raccontare dell’accaduto.

La tradizione ha spostato questi fatti dalla mattina di Pasqua al giorno successivo. Non trattandosi di un giorno di precetto per i cattolici, il lunedì di Pasqua è stato introdotto dallo Stato italiano come festività civile nel dopoguerra.

In Italia questo giorno di festa generalmente si trascorre con persone amiche e lo si celebra con una tradizionale gita o scampagnata "fuori le mura" o "fuori porta", con un pic-nic sull'erba, grigliate e attività all’aperto, dando così vero inizio alla primavera.

L’inizio della celebrazione eucaristica della seconda feria di Pasqua usa le parole Introduxit vos che possono essere rivolte tanto ai neofiti per illustrare loro la nuova condizione di vita dopo il Battesimo ricevuto nella notte di Pasqua, tanto ad ognuno di noi che, dopo aver passato un momento duro e cruciale di prova della vita, ora è pronto per vivere nello spirito del risorto.

Per entrare nel nuovo stile di Vita annunciato da Yeshua chiamato regno dei cieli è fondamentale appellarsi al proprio angelo custode che ne ha le chiavi di accesso.


 

Vangelo del giorno

E partite subito dal sepolcro con timore e gioia grande, (le donne) corsero ad annunciare ai suoi discepoli. Ed ecco Yeshua venne incontro a loro dicendo: Rallegratevi! Esse avvicinatesi strinsero i suoi piedi e lo adorarono.
Allora Yeshua dice loro: Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che partano per la Galilea e là mi vedranno.
Partite loro ecco alcuni della guardia, andati in città, annunciarono ai sommi sacerdoti tutte le cose accadute.
E riunitisi con gli anziani tennero consiglio e diedero ai soldati parecchie monete d’argento dicendo: Dite che i suoi discepoli, venuti di notte, lo rubarono, con noi addormentati.
E se questa cosa fosse udita dal governatore, noi lo convinceremo e faremo voi senza preoccupazioni.
Essi, allora, avendo preso le monete d’argento, fecero come erano stati ammaestrati.
E questa parola si diffuse presso i Giudei fino al giorno di oggi.

Mt 28,8-15


 

Preghiera all’angelo custode

Angelo custode,
tu che ti prendi cura dell’anima e del corpo,

illumina la mia mente
e guidami a diffondere il bene e il bello nel mondo;

scalda il cuore, conservalo nello stato di grazia
perché io possa imparare ad amare il Signore con tutto me stesso.

Insegnami le procedure di vita
per superare l’ignoranza, sollecitami nella pigrizia,
avvertimi quando il nemico mi assale
e proteggimi dalle sue insidie.

Assistimi nella preghiera

perché io non ceda alle distrazioni,
suggeriscimi ogni giorno la via con i consigli divini
perché io possa moltiplicare i miei talenti a beneficio di molti
e scoprire così il compito di vita che apre le porte del regno dei cieli.
Amen.

Seconda Domenica di Pasqua

 

La liturgia di queste domeniche risponde alla domanda: Dove possiamo incontrare il Risorto? Il vangelo racconta di due apparizioni: una senza l’apostolo Tommaso, la seconda con lui. Tommaso è il legame di unione tra le due, ma ogni apparizione ha un significato diverso. Nella prima si costituisce la nuova comunità cristiana con la stessa forza e lo stesso potere di Yeshua.

Yeshua lo si incontra ogni volta che si celebra l’Eucaristia, attraverso il perdono ricevuto da Dio e donato agli altri.

Giovanni nel Vangelo sta descrivendo la difficile situazione in cui si trovano i discepoli, rinchiusi per tristezza e rabbia a causa della ingiusta scomparsa del Maestro: essi sono pieni di paura per il fatto che ciò che è successo a Lui potrebbe accadere pure a loro.

Le prime parole di Yeshua alla sua apparizione, Pace a voi, servono a sciogliere le emozioni pericolose di tensione che si sono annidate nel cuore degli apostoli. Il Signore li invita così al perdono, a lasciar andare, a celebrare l’Eucaristia con un cuore libero, perché la chiusura del cenacolo non è altro che l’estensione in scala della prigione che si è creata nella loro mente.

Perdonare dunque significa esprimere e liberare tutti i sentimenti che nutriamo dentro nella loro intensità, senza trattenere nulla e cominciare ad accettare la realtà per come è.

Nella seconda apparizione, quella con Tommaso presente, viene comunicato che la vera fede sarà quella di credere anche senza prove ed apparizioni.

Nelle due apparizioni è manifesta un’opposizione: se nella prima si cerca di dimostrare la realtà tangibile del risorto, da toccare e vedere, come disposizione necessaria al credere, nella seconda risuona molto forte l’espressione di Yeshua: Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto. L’Eucaristia è vedere e non vedere: Lui c’è in modo presente e visibile, ma in una forma altra. Paradossalmente a volte sembra essere più facile ammettere la presenza di Dio in un pezzo di pane che nel volto di una persona.

Tommaso, in greco Didimo, significa gemello: c’è una parte di noi che crede come gli apostoli e una parte di noi che non crede. Tommaso non crede e per credere dovrà toccare le ferite delle mani e del costato del Maestro.

L’evangelista Giovanni rivela che per incontrare il Signore bisogna passare attraverso le nostre ferite. Anche qui Dio non è direttamente visibile, ma se non impariamo a superare i nostri limiti e tutto ciò che pensiamo di avere subito non lo incontreremo mai, non sentiremo la sua presenza nel nostro cuore. Yeshua è un incontro molto concreto, prima di tutto dell’uomo con se stesso, poi con la Vita e gli altri, tutte realtà che sono nettamente a Immagine e Somiglianza di Dio, di cui ancora non abbiamo avuto il coraggio di accorgerci.


 

Vangelo del giorno

La sera di quello stesso giorno, il primo della settimana, mentre erano sprangate le porte del luogo dove erano i discepoli per timore dei Giudei, venne Yeshua, stette in mezzo a loro e dice: Pace a voi! E dicendo questa cosa, mostrò loro le mani e il fianco.
I discepoli allora si rallegrarono vedendo il Signore.
Disse allora di nuovo Yeshua a loro: Pace a voi; come il Padre ha inviato me, anche io mando voi.
E detta questa cosa, soffiò e dice loro: Ricevete-accogliete lo Spirito Santo.
A chi rimettete i peccati, sono loro rimessi; a chi li ritenete, sono ritenuti.

Tommaso, uno dei dodici, detto Didimo, non era con loro quando venne Yeshua.
Gli dissero allora gli altri discepoli: Abbiamo visto il Signore! Ma egli disse loro: Se non vedo nelle sue mani l’impronta dei chiodi, e non spingo il dito nell’impronta dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo fianco, non crederò affatto.

E dopo otto giorni i suoi discepoli erano di nuovo dentro e Tommaso con loro.
Venne Yeshua, a porte sprangate, e stette in mezzo e disse: Pace a voi.
Poi dice a Tommaso: Metti il tuo dito qui e vedi le mie mani e metti la tua mano e spingila nel mio fianco e non essere incredulo ma credente.
Rispose Tommaso e gli disse: Signore mio e Dio mio.
Dice a lui Yeshua: Perché hai visto hai creduto? Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto.

Yeshua fece molti altri segni davanti ai suoi discepoli, che non sono stati scritti in questo libro; questi sono stati scritti affinché crediate che Yeshua è il Cristo, il figlio di Dio, e affinché credendo abbiate nel suo nome la vita eterna.
Gv 20,19-31

 

Salmo 117: Alleluia, alleluia, alleluia

Rendete grazie al Signore poiché è buono, poiché in eterno è il suo amore.
Dica dunque Israele: Sì, in eterno è il suo amore.
Dicano dunque quelli della casa di Aronne: eterno è il suo amore.
Dicano coloro che temono il Signore: Sì, in eterno è il suo amore.

Dall'angoscia ho invocato il Signore,
mi ha risposto, il Signore, portandomi al largo.
Il Signore è per me, non temerò, che cosa mi farà l'uomo?
Il Signore è per me, tra i miei aiutanti, e io guarderò su coloro che mi odiano.

È buono rifugiarsi nel Signore più che confidare nell'uomo.
È buono rifugiarsi nel Signore più che confidare nei nobili (potenti).
Tutte le genti mi hanno circondato,
sì, nel nome del Signore li annienterò.

Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato,
nel nome del Signore, sì li annienterò.
Mi hanno circondato come api,
si sono estinti come fuoco di rovi,
nel nome del Signore, sì li annienterò.

Mi hai spinto con forza per farmi cadere,
il Signore mi ha aiutato.
Mia forza e mio inno (canto) è il Signore,
è stato per me la salvezza.


Voce di giubilo e di salvezza, nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto nerbo, la destra del Signore è innalzata,
la destra del Signore ha fatto nerbo.
Non morirò, si vivrò e racconterò le opere del Signore.

Il Signore mi ha provato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.
Apritemi le porte della giustizia:
entrerò in esse e renderò grazie al Signore.

È questa la porta del Signore, in essa entrano i giusti.
Ti rendo grazie, poiché mi hai risposto e sei stato per me la salvezza.
La pietra che scartarono i costruttori è divenuta testata d'angolo;
questo è stato da parte del Signore: ciò è meraviglioso ai nostri occhi.

Questo è il giorno che fatto il Signore:
vogliamo esultare e vogliamo gioire in esso.
Ti prego, Signore, salva, ti prego,
ti prego, Signore, dà prosperità, ti prego.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore;
vi benediciamo dalla casa del Signore.
Dio è il Signore e ci ha illuminato.
Fate festa con le fronde fino ai corni dell'altare.

Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
mio Dio, ti esalto.
Rendete grazie al Signore, poiché è buono:
sì, in eterno è il suo amore.

Alleluia, alleluia, alleluia

Annunciazione del Signore
 

La solennità dell’Annunciazione del Signore si festeggia il 25 marzo e inaugura l'evento in cui il figlio di Dio si fa carne. La Chiesa, come Maria, si associa all'obbedienza di Yeshua, il Cristo, vivendo nella fede il significato pasquale dell’annunciazione. Maria è la figlia di Sion che, a coronamento della lunga attesa, accoglie con il suo Sì e concepisce per opera dello Spirito santo il Salvatore. In lei, Vergine e Madre, il popolo della promessa diventa il nuovo popolo di Cristo.

I nove mesi tra la concezione e la nascita del Salvatore spiegano la data fissa del 25 marzo rispetto alla solennità del 25 dicembre, che risale al IV secolo d.C. Calcoli eruditi e considerazioni mistiche fissavano ugualmente al 25 marzo l'evento della prima creazione e della rinnovazione del mondo nella Pasqua.

Tuttavia questa liturgia viene rinviata se viene a coincidere con una domenica di Quaresima o altre solennità del tempo pasquale e della settimana Santa. Infatti quest’anno viene celebrata oggi, lunedì della seconda settimana di Pasqua, perché il 25 marzo è stata celebrata la Domenica delle Palme.

Tale collocazione ha anche però un valore teologico e liturgico: l'Annunciazione, quale momento storico dell'inizio dell'Incarnazione e quindi della storia della salvezza, viene così a cadere nello stesso periodo in cui la tradizione ebraica poneva l'inizio del suo anno religioso, cioè nel mese di nisan (marzo/aprile), e fino all'Alto Medioevo proprio il 25 marzo segnava l'inizio del ciclo liturgico annuale del cristianesimo, poi spostato allo stesso Natale ed infine all'Avvento, ma anche l'inizio del calendario civico, come ad esempio lo è stato in Toscana fino al XVIII secolo. A quei tempi il sistema di calcolo degli anni era detto Stile dell’Incarnazione.

Questo fatto è favorito anche dalla coincidenza con importanti ciclicità astronomiche: infatti, il Natale coincide con il periodo del solstizio invernale, mentre l'Annunciazione viene a cadere in quello dell'equinozio primaverile.

Un'antica tradizione[ identifica la casa di Maria, in cui avvenne l'Annunciazione, con la grotta che oggi si trova nella cripta della Basilica di Nazaret. La casa era costituita da una “dispensa” scavata nella roccia e una parte costruita in muratura. Quest'ultima rimase a Nazaret fino alla fine del XIII secolo, quindi venne trasferita prima a Tersatto (Croazia) e dopo a Loreto, nelle Marche, in quanto la rioccupazione della Terra santa da parte dei musulmani faceva temere per la sua conservazione. Secondo la tradizione, essa fu miracolosamente portata in volo da alcuni angeli. La Santa Casa, come essa è chiamata, si trova tuttora all'interno della Basilica di Loreto.

Nella liturgia cattolica, la ricorrenza dell'Annunciazione è una festa del Signore e non della Beata Vergine Maria. Tutto deve arrivare a Lui, tutto nasce con Lui e tutto rinasce per Lui.


 

Vangelo del giorno

Ora al sesto mese fu inviato l’angelo Gabriele da Dio in una città della Galilea di nome Nazareth a una vergine sposata a un uomo di nome Giuseppe della casa di Davide, e il nome della Vergine: Maria.
Ed entrato da lei disse: Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te!
Ella allora da questa parola fu turbata e si domandava cosa fosse questo saluto.
E le disse l’angelo: Non aver paura, Maria, hai trovato infatti grazia presso Dio.
Ed ecco concepirai in seno e partorirai un figlio e chiamerai il suo nome Yeshua.
Lui sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli, e il suo regno non avrà fine.

Ora Maria disse all’angelo: Come avverrà questo poiché non conosco uomo?

E rispondendo l’angelo le disse: Spirito Santo verrà su di te.
E potenza dell’Altissimo ti adombrerà, e perciò colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio.
Ed ecco Elisabetta tua parente anch’essa ha concepito un figlio nella sua vecchiaia, e questo è il sesto mese per lei che era chiamata sterile; perché nessuna parola è impossibile presso Dio.

Ora Maria disse: Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola!
E l’angelo partì da lei.

Lc 1,26-38


 

Chaire

Chaire Maria, piena di Grazia,

il Signore è con te.

Tu sei benedetta tra le donne

e benedetto è il frutto

del tuo grembo Yeshua.

Santa Maria, Madre del Signore,

prega per noi figli tuoi

ora e nell’ora del nostro ritorno

alla casa del Padre.

Amen.


 

Preghiera

Benedetto, quel saluto celeste, che ti ha portato l'Angelo di Dio nella casa di Nazareth.
Chaire Maria…
Benedetta quella grazia sublime di cui sei stata riempita e che è divenuta il tuo nome.

Chaire Maria…
Benedetto, il gioioso annuncio, che in Te si è fatto carne, Madre dell’umanità.
Chaire Maria…
Benedetta quella profonda umiltà con cui ti sei dichiarata Serva del Signore.

Chaire Maria…
Benedetta la tua disponibilità di voler corrispondere in tutto e per tutto al volere di Dio.

Chaire Maria…
Benedetta la purezza di cuore con cui hai saputo accogliere nel grembo il Logos di Dio.
Chaire Maria…
Benedetto il momento in cui hai detto Sì al Signore della Vita per fare spazio al suo progetto d’amore.

Chaire Maria…
Benedetto l’attimo in cui il seme divino ha trovato Casa in Te per dare alla luce, il Signore della storia.

Chaire Maria…
Benedetto quel sospirato momento in cui è iniziata la salute-salvezza del popolo di Dio con l'Incarnazione del Figlio Yeshua.

Chaire Maria…
Benedetta sei tu, Maria, che con il tuo dono ci fai rinascere come una sola famiglia, proteggendoci dal male attraverso la forza del perdono.

Chaire Maria…

San Stanislao martire

Stanislao nasce verso il 1030 nella diocesi polacca di Cracovia, a Szczepanowo, da genitori non agiati. Compiuti i primi studi presso i benedettini di Cracovia, li perfeziona in Belgio nel celebre studentato di Liegi. Tornato in patria, si distingue per il suo zelo pastorale e per le benefiche iniziative portate avanti con carità e intelligenza. Dopo la morte del vescovo di Cracovia, papa Alessandro II lo nomina come successore. La sua designazione, oltre che dal popolo e dal clero, viene caldeggiata anche da re Boleslao di Polonia (1058-1069), che nei primi anni ne asseconda l’opera di evangelizzazione in tutta la regione compresa la formazione del clero locale secolare che deve prendere progressivamente il posto dei monaci benedettini nell’amministrazione della Chiesa polacca.

Questo re è ricordato tutt’oggi per le vittoriose imprese militari che hanno consolidato la sua giovane nazione allargandone i confini a spese della Russia, per la valorizzazione delle terre con la promozione di una nuova organizzazione fondiaria e per le riforme giuridiche ed economiche. Ma accanto a tutto ciò anche per gravi ingiustizie e per l’immoralità della sua condotta.

La buona armonia tra Stanislao e il sovrano dura finché il coraggioso vescovo decide di non tollerare più le malefatte dell’amico in quanto alcune sue scelte e azioni rischiano di alimentare il malcostume dei sudditi e quindi dei fedeli. Più volte il pastore solleva la sua voce ammonendo il sovrano del suo dovere di rispettare i diritti altrui. Le cronache del tempo narrano ad esempio che il re, innamoratosi di una bella gentildonna, Cristina, sposa di Miecislao, la fa rapire senza indugio, creando grave scandalo in tutto il paese.

Minacciato e poi comminato da scomunica, Boleslao non riesce a placare la sua ira e decide di far trucidare il vescovo mentre celebra l’Eucaristia nella cattedrale di San Michele in Cracovia. Addirittura sembra che l’assassinio sia stato commesso dallo stesso sovrano, dopo che le guardie si siano dovute ritirare perché impedite da una forza misteriosa.

Da quel giorno Stanislao viene venerato dai Polacchi, ma viene ufficialmente canonizzato solo il 17 agosto del 1253 nella basilica di San Francesco d’Assisi per essere ricordato e pregato nel mondo, specialmente in Europa e in America.

Quando si sceglie la via del Signore non si scende mai a compromessi con il potere anche a costo di rimetterci di persona, perché le cose del mondo “appartengono” a Satana, la vita e le persone solo a Dio.


 

Vangelo del giorno

Dice Yeshua: Colui che viene dall’alto è sopra a tutti. Colui che è dalla terra è dalla terra e parla della terra. Colui che viene dal cielo è sopra a tutti. Ciò che ha visto e ha udito, questo testimonia e nessuno accoglie la sua testimonianza. Colui che accoglie la sua testimonianza ha sigillato che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha inviato dice le parole di Dio, infatti dà lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano tutte le cose. Il credente nel Figlio ha la vita eterna; ma il non obbediente al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
Gv 3,31-36


 

Preghiera

Signore, Tu non mi lasci mai,
mi sorreggi lungo il cammino, mi guidi nelle tenebre.

Purtroppo, a volte mi è più facile non riconoscerti per non compromettermi,

è più comodo per me scegliere la via più piana e dritta.

Sono consapevole di essere tuo figlio chiamato all’amore,

perché così Tu mi hai creato,

ma spesso non voglio sentire questa forza in me,

perché ho paura di dovergli corrispondere.

Aprimi il cuore Signore all’amore, gridami ancora: Effatà,
guariscimi dalla cecità dell’anima con la tua luce infinita,

perché io possa tornare ad apprezzare e benedire la realtà da Te creata,
la mia dignità di persona e ogni essere della terra.

Donami la capacità di saper vegliare
e vedere anche ciò che è invisibile agli occhi
per avvertire la tua presenza

che ogni giorno mi chiama e mi spinge

a fare della mia vita qualcosa di bello, vero, santo.

Rendimi attento alle persone che mi vivono accanto

e disponibile ad accogliere in loro

anche il più piccolo segno del tuo passaggio,

così come nel pane spezzato della comunione

riesco ancora a cogliere che solo
Tu sei Vita vera.
Amen.

Terza domenica di Pasqua

Prima del brano odierno è raccontato il noto episodio dei discepoli di Emmaus e del loro incontro con il Signore che poi narrano ai discepoli. Questi confermano a loro volta che lo stesso Pietro  aveva incontrato Yeshua. Mentre si scambiano queste informazioni Yeshua riappare loro, ma ancora una volta rimangono tutti perplessi, stupiti addirittura impauriti.

Ciò significa che l’esperienza del Risorto non solo è sempre nuova ma anche personale. Non basta che gli altri ci raccontino, non è sufficiente vedere la luce nei loro occhi o che si vedano segni eclatanti o addirittura guarigioni… Perché per chi non vede e sente, e quindi dubita, tutte queste cose sono solo belle parole. La fede è un’esperienza, un incontro, un contatto vivo, altrimenti rimane un’ipotesi, una possibilità, un’idea…

Chi dubita non si lascia mai coinvolgere, è pigro, ha paura, è come bloccato. E finché uno dubita, pensa e fa voli pindarici con la sua testa, ma non agisce. Dubitare è avere tanti, troppi pensieri che rappresentano una bella scusa per non lasciarsi toccare, per non buttarsi, per non vedere.

Luca evangelista descrive la difficoltà degli apostoli a credere: la fede è un cammino, una strada, un itinerario, una gradualità, un passo dopo passo, un lento divenire. Purtroppo noi siamo l’umanità del “tutto e subito”, del “detto e fatto”, del “basta premere il pulsante”… Ma, soprattutto per le cose dello spirito, non funziona così. La gradualità, la perseveranza e l’evolvere giorno dopo giorno rivelano quanto desideriamo quella cosa, la motivazione interiore ci fa gustare la bellezza di ogni tappa e passaggio di vita.

Le nostre espressioni la dicono lunga: Ma quanto tempo ci vorrà? È difficile? Non ci arriverò mai! Sono rimasto troppo indietro! Ho paura! Mi fa male! Esse in realtà rivelano che non abbiamo alcuna voglia di compiere un cammino e vorremmo evitarci la fatica e l’impegno personale della scalata.

Tre sono le vie che questo Vangelo ci presenta per poter incontrare il Signore: mettere mano alle nostre ferite, risolvendole senza più incolpare nessuno; leggere e comprendere la Sacra Scrittura per capire solo da quel punto di vista la vita; stare insieme, condividere, costruire in comunità e riunirsi spesso nel suo nome per cantare e lodare; andare, annunciare, donarsi per il bene-bello del mondo. In altre parole Perdono, Desiderio divino, Gratitudine, Gratuità: la ricetta per mantenere sana e salva la vita!


 

Vangelo del giorno

E, alzati in quella stessa ora, tornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli Undici e quelli che erano con loro che dicevano: Davvero è risorto il Signore ed è apparso a Simone.
Ed essi narrarono ciò che era accaduto nella via e come si fece conoscere loro nello spezzare il pane.
Mentre dicevano queste cose, Yeshua stette in mezzo a loro e dice loro: Pace a voi.
Atterriti e pieni di paura credevano di vedere uno spirito.
E disse a loro: Perché siete turbati e perché salgono dubbi nel vostro cuore?
Guardate le mie mani e i miei piedi: Sono proprio io!
Toccatemi e vedete: uno spirito non ha carne e ossa come voi vedete che io ho.
E dicendo questa cosa mostrò loro le mani e i piedi, ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano meravigliati, disse loro: Avete qui qualcosa da mangiare?
Essi allora gli diedero un pezzo di pesce arrostito; e avendolo preso lo mangiò davanti a loro.
Poi disse a loro: Erano queste le mie parole che vi dissi quando ero ancora con voi, che è necessario che si compia tutto ciò che sta scritto di me nella legge di Mosé, nei Profeti e nei Salmi.
Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: Così è stato scritto, il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno, e sarebbe stata annunciata a tutte le genti nel suo nome la conversione per la remissione dei peccati. Cominciando da Gerusalemme.
Voi siete testimoni di queste cose.
Ed ecco io mando la promessa del Padre mio su voi; ma restate in città finché sarete rivestiti dall’alto di potenza.
Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le sue mani, li benedisse.
E avvenne che nel benedirli si separò da loro ed era portato in su nel cielo.
Ed essi essendosi prostrati a lui ritornarono a Gerusalemme con grande gioia ed erano di continuo nel tempio benedicendo Dio.

Lc 24,35-48


 

Preghiera

Resta con noi, Signore, al termine di ogni giorno triste,

quando la notte ci rincorre e non avveriamo la tua presenza.

Resta con noi, Signore, quando si aprono i nostri occhi
e torniamo a vedere il motivo perché li abbiamo chiusi
avendo preferito prolungare le ore di sonno.

Resta con noi, Signore, quando ci chiudiamo nei nostri segreti nascosti,
arrestando il cammino verso la bellezza e la gioia.

Resta con noi, Signore, quando siamo vinti dalla stanchezza,
quando scendono nel viso lacrime amare

per i sbagli di mira commessi.

Resta con noi, Signore, quando siamo distratti dalle lusinghe
e delusi dalle proposte mondane:
non abbiamo la perseveranza di attendere tre giorni
per tornare a desiderare il meglio per la nostra vita.

Resta con noi, Signore, quando scopriamo il nocciolo del vivere,

quando l’amore prende piede dentro di noi,
quando la passione si infuoca cantando le sue ragioni.

Resta con noi, Signore, oramai si fa sera,
non proseguire sulla strada senza di noi,

dimora in noi, miti e umili di cuore
perché il seme della pace sia in cielo come in terra,

dentro come fuori di noi.

Resta con noi, Signore, perché è ora di andare,
non possiamo starcene più fermi con le mani in mano:
c’è un’umanità che è trepidante di risposte nuove
e il regno di Dio che scalpita per uscire allo scoperto
e insediarsi nel mondo una volta per sempre.
Amen.

Quarta Domenica di Pasqua

Nel capitolo decimo dell’evangelista Giovanni viene descritto come gli apostoli e le prime comunità di cristiani sentivano e percepivano la presenza del Signore Risorto nelle loro vite. Yeshua era il pastore bello che accompagnava, proteggeva, custodiva e si prendeva cura delle sue pecore. L’immagine del pastore buono e bello risponde ad una aspirazione profonda dell’uomo. Gli Ebrei infatti vedevano in Dio il vero pastore che guidava il suo popolo e veneravano Mosè che aveva ricevuto lo stesso incarico dal Signore. I Greci conoscevano la figura del pastore che portava una pecora sulle spalle collocato in un grande giardino a richiamare il mondo puro, non corrotto del Gan Eden. In molte culture il pastore rappresenta la sollecitudine paterna di Dio per gli uomini. Così per i cristiani Yeshua è il pastore, quello bello, chiamato a condurre il suo popolo alla vita vera.

Il pastore buono e bello si prende cura delle pecore, le precede, le difende dai pericoli, le protegge dai lupi, le cerca se si perdono e conosce ciascuna di esse per nome. Aver cura di sé, non essere troppo duri, essere perseveranti negli intenti, riprendersi se ci si perde, saper aspettare, non arrabbiarsi quando qualcosa non va ma piuttosto cercare di capire e comprendere come siamo significa essere pastori buoni con se stessi e quindi anche con gli altri.

Il pastore sta con le sue pecore per amore e non per interesse: imparare a stare con se stessi perché è questione dell’anima, perché siamo importanti, perché lo sentiamo, per pura gioia è ciò che ci serve. Prendersi cura della propria persona è un tempo privilegiato per scoprire chi veramente siamo e non per modellarci sulla base delle aspettative altrui, sopratutto quelle genitoriali.

Il pastore conosce le pecore e le chiama per nome: chi si ama si vuole conoscere davvero dando un nome a tutto ciò che lo abita e che fa parte del suo essere. E ciò significa scoprire i propri punti forza e i propri lati deboli fino ad arrivare ad accogliere e lavorare su quelli oscuri. Essere buoni pastori significa allora non vomitare addosso agli altri i nostri sbalzi d’umore, le nostre indecisioni, i nostri limiti. Buon pastore è colui che crede nelle sue pecore-talenti, le valorizza, dando loro spazio e possibilità di evoluzione.

Il pastore ha anche altre pecore che non appartengono a questo recinto: ciò significa rimanere aperti al diverso, al nuovo come possibilità di crescita ed espansione.

Per fare tutto questo il pastore deve essere libero. Libero di poter dire Sì quando è Sì e No quando è No, rispondendo alla realtà e mai alle esigenze del mondo.

 

 

Vangelo del giorno

Io sono il pastore quello buono-bello; il pastore quello buono-bello pone la sua vita per le pecore.
Il mercenario invece che non è pastore, cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo e abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde, perché lui è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il pastore quello bello e conosco le mie e le mie conoscono me, come il Padre conosce me, anch’io conosco il Padre e offro la mia vita per le pecore.
E ho altre pecore che non sono di questo recinto; anche quelle devo condurre, e la mia voce ascolteranno, e diverranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mio mi ama, perché io offro la mia vita, per riprendermela di nuovo.
Nessuno me la prende, ma la offro da me stesso.
Ho il potere di offrirla e ho il potere di riprenderla di nuovo: questa è la procedura che ho ricevuto dal Padre mio.

Gv 10,11-18

 

Preghiera

Ogni lupo si presenta come agnello.

Ogni diavolo si presenta come santo.

Ogni mercenario si presenta per il bene dell’altro come buon pastore.

Ho bisogno del buon pastore, quello bello,

di colui che non se ne lava le mani

ma mi difende quando arriva il pericolo,

perché egli sa porsi davanti alle sue pecore,
mostrando loro la strada,

dopo averla percorsa in prima persona.

Ho bisogno di Te, Yeshua Bel Pastore, perché solo Tu
conosci la mia intimità, il mio cuore e la mia vita,

solo Tu mi vieni a riprendere quando mi perdo

e non mi abbandoni a me stesso quando esco di strada.

Mi piaci, Signore, Bel Pastore, perché credi in me,

nella mia unicità e in ciò che posso diventare.

E anche quando, di fronte alle situazioni, non si può più fare niente,

Tu continui a stare con me.

Bel Pastore, tu ami la mia bellezza

e me la ricordi quando io non la vedo.

Tu mi ascolti e mi aiuti a dire “sì” e “no”:

“sì” a me e al mio bene

“no” a ciò che non sono io e che non è per me.

Signore, Bel Pastore, Tu mi insegni a desiderare
le informazioni e la forza-energia per vivere.

Bel Pastore, Tu non rimani mai deluso dalle mie scelte,

né risentito per la mia diversità.

Bel Pastore, Tu sei per me recinto sicuro

in cui so che potrò sempre tornare,

anche dopo anni di lontananza,
perché non mantieni i tuoi figli nel gregge per sudditanza.

Signore, Bel Pastore, Tu sei sempre dalla parte della mia vita,

perché preziosa e di valore

e per essa ti coinvolgi in pienezza.

Bel pastore alla fine tu vuoi far di me

un altro pastore capace di continuare il cammino.

Tutti gli altri? Tutti lupi.

Tutti gli altri? Qualunque cosa dicano e facciano,

o qualunque ruolo abbiano:

solo mercenari!

Amen.