Tempo Ordinario
Il periodo successivo alla domenica dell’Immersione di Yeshua rientra nel cosiddetto Tempo Ordinario, durante il quale non si celebrano feste di particolare rilevanza. Nel Rito romano dura trentatré settimane, divise in due distinti periodi:
Il colore liturgico del Tempo Ordinario è il verde. Durante questo Tempo la Chiesa e i fedeli si concentrano sulla lettura e la comprensione dei Vangeli, secondo il ciclo di letture su tre anni stabilito dal Lezionario.
Il ciclo di letture è distinto in tre anni: A - B - C.
Il vangelo secondo Giovanni è sempre letto a Pasqua ed è usato per gli altri tempi liturgici forti o solenni, come Avvento, Natale e Quaresima.
Quanto descritto si rifà alle domeniche mentre per quanto riguarda i giorni feriali si seguono due cicli, anno pari e anno dispari: essi differiscono solo per le prime letture, in quanto i Vangeli rimangono gli stessi.
Pensiero della settimana:
Un grande maestro appare una volta ogni tanto.
Possono passare parecchi secoli senza che se ne presenti uno.
Lo si riconosce dalla sua vita:
prima vive e poi dice agli altri,
non come possono vivere,
ma come possono trovare la loro via.
Presentazione del Signore
Questa festività del Signore, di cui abbiamo la prima testimonianza nel secolo IV a Gerusalemme, fu denominata, fino alla recente riforma del calendario, festa della Purificazione della Santissima Vergine Maria. Nell’episodio narrato nel Vangelo di Luca la madre del Signore si reca al Tempio quaranta giorni dopo la nascita del figlio, Yeshua, per offrire il suo primogenito e compiere il rito legale che la riconsegnava purificata alla vita di tutti i giorni. Tale atto di obbedienza a un rito legale, al compimento del quale né Yeshua né Maria erano tenuti, costituisce una lezione di umiltà come primo segno dell’incarnazione.
L’incontro del Signore con Simeone ed Anna nel Tempio sancisce la scelta definitiva di Dio verso i veri destinatari della sua venuta: non più gli uomini del culto, ma della vita, non più sacerdoti, ma profeti. Sembra proprio che lo Spirito santo già da quel tempo evitasse accuratamente i luoghi e le persone appartenenti e officianti perché refrattarie e impermeabili alla sua azione.
Anticamente questa festa veniva celebrata il 14 febbraio, quaranta giorni dopo l'Epifania come ci ricorda la pellegrina Egeria nella sua Peregrinatio: Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima. Da qui la denominazione di "Candelora", perché si trattava di una festa molto somigliante al rito del lucernario, festa ebraica, e alle antiche fiaccolate rituali che già si facevano nei Lupercali, antichissima festività romana che si celebrava proprio a metà febbraio. La somiglianza tra la festività pagana e cristiana non è solo nell'uso delle candele, ma soprattutto nell'idea di purificazione. Papa Gelasio I (492-496) ottenne poi dal Senato l'abolizione dei pagani Lupercali, che furono sostituiti dalla festa cristiana della Candelora.
La festa ebbe un tale risalto da indurre l’Imperatore Giustiniano a decretare il 2 febbraio come giorno festivo per tutto l’Oriente. Roma adottò la festività verso la metà del VII secolo: papa Sergio I (687-701) istituì la più antica delle processioni penitenziali romane, che partiva dalla chiesa di Sant’Adriano al Foro per concludersi nella basilica di Santa Maria Maggiore.
Il rito della benedizione delle candele di cui si ha testimonianza a partire dal X secolo, si ispira alle parole di Simeone: I miei occhi hanno visto la tua salvezza che hai preparato davanti alla faccia di tutti i popoli, luce per rivelare alle genti e gloria del tuo popolo Israele.
In questa giornata nei vari ordini religiosi vengono rinnovati i tre voti o le promesse: povertà, obbedienza, castità perché nel regno dei cieli, regno di luce si vive essendo tutti dediti a Dio, non attaccati alle cose o alle persone, in ascolto solo delle indicazioni di vita del Signore, capaci di amare di un amore vero e libero. Come Maria. Come Yeshua.
Vangelo del giorno
E quando si compirono i giorni della loro purificazione, secondo la legge di Mosè, portarono Yeshua a Gerusalemme per presentarlo al Signore, come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio che apre la matrice sarà chiamato sacro al Signore; e per offrire in sacrificio, secondo ciò che è detto nella legge del Signore, una coppia di tortore o due piccoli di colomba.
Ecco c'era a Gerusalemme un uomo di nome Simeone, e quest'uomo era giusto e pio, in attesa della consolazione di Israele, e lo Spirito Santo era su di lui, e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo, che non avrebbe visto la morte prima di vedere il Cristo del Signore. E venne nello Spirito al tempio, e, mentre i genitori introducevano il bambino Yeshua per fare con lui secondo ciò che è consuetudine per legge, egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio e disse: Ora sciogli il tuo servo Signore, secondo la tua parola nella pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza che hai preparato davanti alla faccia di tutti i popoli, luce per rivelare alle genti e gloria del tuo popolo Israele. Ed erano il padre suo e la madre sua meravigliati di quanto si diceva di lui. E li benedisse Simeone e disse a Maria sua madre: Ecco, egli è costituito per la caduta e per la risurrezione di molti in Israele, e come segno di contraddizione, - e poi una spada di trapasserà l’anima - così che siano svelati i pensieri di molti cuori.
E c’era Anna profetessa, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Essa era avanzata in molti giorni, avendo vissuto con un uomo per sette anni dopo la sua verginità e vedova fino a ottantaquattro anni, e non abbandonava il tempio, con digiuni e preghiere rendendo culto notte e giorno. E, sopraggiunta in quell’ora stessa, lodava Dio e parlava di lui a tutti quanti attendevano la redenzione di Gerusalemme. E quando ebbero finito quanto è secondo la legge del Signore, ritornarono nella Galilea, nella loro città, Nazareth. Ora il bambino cresceva e si fortificava riempiendosi di sapienza e la grazia di Dio era sopra di lui.
Lc 2,21-40
Davanti all’icona di Yeshua si accende una candela e si compie
l’atto di consacrazione della propria vita a Dio Padre
Atto di consacrazione a Dio Padre
Padre buono, che sei in cielo, fonte di ogni bene,
con profonda umiltà e grande riconoscenza
decido di affidare la mia persona e consacrare la mia vita a te,
ponendo nelle tue mani ogni azione compiuta in campo realizzativo e relazionale.
Ardentemente desidero poterti conoscere ed amare sempre più,
rimanendo ancorato a Te anche quando il mondo mi sarà contrario.
Con gioia voglio rispondere al tuo amore
imparando a riversarlo agli altri in modo semplice e gratuito.
Concedimi Padre la grazia di seguire fedelmente le procedure di vita del Figlio tuo,
Yeshua, ottenendo forza e coraggio dallo Spirito Santo
per seminare me stesso e i miei talenti a beneficio dell’umanità.
A te la lode e la gloria per sempre.
Maria, madre del Signore, presentaci al cospetto della Santissima Trinità
per ricevere in eredità quel posto che da sempre è stato preparato per noi.
Amen.
Pensiero del giorno:
Chi sa fa, chi non sa parla e comanda!
San Biagio
San Biagio, venerato sia dalla Chiesa cattolica che da quella ortodossa, visse tra il III e il IV secolo a Sebaste in Armenia (Asia Minore). Era medico e venne nominato vescovo della sua città. A causa della fede cristiana fu imprigionato dai Romani e, rifiutandosi di rinnegarla durante il processo, per punizione fu straziato con i pettini di ferro che si usano per cardare la lana. Morì martire decapitato nel 316, nonostante tre anni prima, nel 313, fosse stata concessa la libertà di culto nell'Impero romano. L’ultimo segno che ci ha lasciato risale a un momento poco prima della sua esecuzione, quando guarì un bambino che stava per soffocare, a causa di una lisca di pesce. Medico fino alla fine.
Per questa ragione ancor oggi viene invocato contro i dolori e le malattie della gola. Sarà un caso che il suo nome, Biagio, venendo dal latino, bleso, significhi balbuziente?
In questo giorno è tradizione, in alcuni luoghi, compiere una benedizione della gola con le candele benedette nel giorno precedente, festa della Candelora. Motivo per cui nell’iconografia san Biagio viene spesso rappresentato con candele.
Oggi con lui vogliamo occuparci della nostra gola come canale comunicativo troppo spesso mal utilizzato o sovraccaricato di parole e per desiderare di raggiungere, sotto la guida dello Spirito Santo, la Parola vivente, Yeshua, il Cristo Signore.
Vangelo del giorno
E vennero alla riva opposta del mare, nella regione dei Geraseni.
Ed essendo uscito dalla barca subito gli venne incontro dai sepolcri un uomo con uno spirito impuro, che aveva dimora tra i sepolcri e né catena e né qualcuno aveva la forza di legarlo, perché molte volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva strappato da sé le catene e spezzato i ceppi e nessuno aveva più la forza di domarlo; e continuamente per tutta la notte e per tutto il giorno, tra i sepolcri e sui monti, urlava e si percuoteva con pietre.
E visto Yeshua da lontano corse e si prostrò a lui e gridando a gran voce dice: Cosa a me e a te, Yeshua, Figlio del Dio Altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non mi tormentare.
Gli diceva infatti: Esci spirito impuro dall’uomo!
E lo interrogava: Qual è il tuo nome?
E gli dice: Legione è il mio nome, perché siamo molti.
E lo supplicava molto perché non li inviasse fuori dalla regione.
Vi era là presso il monte una grande mandria di porci che pascolava.
E lo supplicarono dicendo: Inviaci dai porci affinché entriamo in essi.
Glielo permise.
Ed essendo usciti gli spiriti impuri entrarono nei porci e la mandria si gettò giù dal pendio nel mare, e circa duemila affogarono nel mare. E i pascolanti fuggirono e annunciarono la cosa nella città e nei campi e (le persone) vennero a vedere l’accaduto.
E vengono da Yeshua e vedono l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla legione ed ebbero paura.
Coloro che avevano visto narrarono cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci.
E cominciarono a supplicarlo di andarsene dai loro confini.
Ed essendo salito sulla barca, colui che era stato indemoniato lo supplica di poter stare con lui.
Non glielo permise, ma gli dice: Va’ nella tua casa, dai tuoi ed annuncia loro le cose che il Signore ti ha fatto e come ha avuto misericordia di te.
E andò e cominciò ad annunciare nella Decapoli le cose che Yeshua gli aveva fatto e tutti si meravigliavano.
Mc 5,1-20
Preghiera
San Biagio, vescovo della Chiesa di Dio,
tu che hai avuto modo di alimentare la fede del popolo di Sebaste,
promuovendo conversioni e guarigioni,
desideriamo anche noi migliorare
la nostra vita secondo gli insegnamenti del Vangelo
per vivere coerentemente nello stile della gioia
annunciato dal Messia, il Cristo.
San Biagio, medico del Signore,
che hai restituito la salute ad un bambino
incapace di respirare per aver inghiottito una lisca di pesce,
aiutaci a guarire da tutti i mal di gola della vita,
specie da quelli soffocati dal giudizio altrui
che ci impediscono di esprimere
ciò che sentiamo realmente e di impiegare la nostra lingua
per proclamare al mondo il Logos della vita,
Yeshua nostro Signore.
San Biagio, martire di Dio,
tu che nella persecuzione dell'imperatore Licinio,
per ispirazione divina sei andato a nasconderti
in una caverna sul monte Argeo
dove sei stato assistito e provvisto di alimenti dalle bestie feroci,
aiutaci a far fronte in questi tempi anche ai momenti di solitudine
e a saper affrontare la vita giorno per giorno con intelligenza e prudenza.
Tu che, ritrovato nella grotta dai soldati dell'empio Agricola,
hai sopportato con animo sereno le torture e la corazza di ferro,
sottomettendoti ai tormenti più crudeli delle fruste e dei pettini di ferro,
mostraci la via per imparare ad accettare pazientemente
ciò con cui il mondo ci provoca e cerca di isolarci,
nell’attesa del ritorno di Yeshua, il Figlio di Dio.
Amen.
Pensiero del giorno:
Impara a dire la verità su te stesso senza condannarti o esaltarti
e proverai cosa significhi essere libero per poter amare veramente
Dio, la tua persona e gli altri.
Sant’Agata
Le fonti concordano abbastanza sia sul luogo di origine nei pressi di Catania (anche se alcuni pensano invece a Palermo), sia per quanto riguarda la data del martirio. Tutti gli altri episodi della vita risultano invece essere poco attendibili pur portando in sé un’intrinseca veridicità.
Da questi racconti sappiamo che la giovane martire catanese, vissuta nel III secolo, apparteneva a una nobile e ricca famiglia. Le ricchezze, unite alla straordinaria bellezza, attirarono l’attenzione del console Quinziano, giunto alla sede di Catania con l'intento di far rispettare l'editto dell'imperatore Decio, che chiedeva a tutti i cristiani di abiurare pubblicamente la loro fede. Egli mise in atto una feroce persecuzione. Invaghitiosi di Agata, la chiese in sposa; ella però aveva già scelto come suo sposo Yeshua, il Cristo.
Il console non perse le speranze e addirittura si affidò a una sorta di cortigiana dal nome significativo, Afrodisia e alle sue figlie corrotte. La donna ricorse a tutte le sue arti e a tutti i suoi filtri per far sì che la Santa cedesse alle lusinghe del suo pretendente, ma non ci fu nulla da fare: Afrodisia si dichiarò sconfitta dalla fede e dalla purezza della ragazza.
Quinziano invece non accettò l’ennesima sconfitta e dall’amore passò all’odio cercando di intimorire la giovane da subito con delle minacce per poi passare all’azione. Consegnata infatti a dei torturatori, Agata ricevette crudeli sevizie, tra cui l’asportazione dei seni con delle tenaglie. Per questo fatto ella si rivolse al console con queste parole: Crudele tiranno, non ti vergogni di torturare in una donna quello stesso seno dal quale da bambino hai succhiato la vita?
Consunta dai carboni ardenti per aver resistito alle brame del pretendente, lasciò questa terra intorno all’anno 250. Un anno dopo il vulcano Etna arrestò in maniera prodigiosa le sue eruzioni grazie alle invocazioni alla Santa salite dalla città che le diede i natali e la rese popolarissima.
Intorno al V secolo papa Simmaco le dedicò una basilica sulla via Aurelia in fundum lardarium e papa Gregorio Magno, un secolo dopo, incluse il nome della martire nel canone della Celebrazione eucaristica.
Agata, la buona, non rispose mai al male con il male, ma pregò seminando il bene e la bellezza che le appartenevano da sempre.
Vangelo del giorno
Partito di lì, Yeshua viene nella sua patria, e i suoi discepoli lo seguono.
E venuto sabato cominciò a insegnare nella sinagoga, e molti che ascoltavano erano meravigliati e dicevano: Da dove gli vengono queste cose?
E che sapienza è questa che gli è stata data?
E questi prodigi avvenuti per le sue mani?
Non è questi il falegname, il figlio di Maria e fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone?
E non sono le sue sorelle qui tra noi?
E si scandalizzavano di lui.
Yeshua però diceva loro: Non c'è profeta disprezzato se non nella sua patria e fra i suoi parenti e nella sua casa.
E lì non poteva fare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì.
E si meravigliava per la loro incredulità.
E girava i villaggi intorno insegnando.
Mc 6,1-6
Preghiera
Mostrami la via del desiderio, Padre,
quando ogni umano pensiero svanisce e la strada si fa scivolosa.
Che i miei occhi possano essere desti
per svegliarmi dal torpore del sonno del mondo
e per vegliare al tuo ritorno.
Insegnami la via del desiderio, Signore Yeshua,
perché la mia vita ha smarrito la tua Parola
quella su cui si regge il mondo.
Ispirami la via del desiderio, Spirito Paraclito,
quando sto sulla soglia dell’attesa
a perdermi nel vuoto,
mentre scende l’ultima luce della sera.
Indicami la via del desiderio, Padre,
perché io cammini senza perdere l’orientamento
e possa dare ristoro e riparo al fratello in difficoltà.
Illumina la via del desiderio, Signore e Maestro,
perché io non dubiti mai della tua presenza
anche nel momento del grande silenzio.
Cantami la via vera del desiderio, Spirito Santo,
perché io possa essere imprevedibile come il vento,
per non dare punti di riferimento agli uomini del mondo
e possa essere leggero come la brezza per lasciarmi guidare solo da Te.
Santissima Trinità che io sia il desiderio della Vita,
che io sia Amore,
che io sia come tu mi vuoi.
Amen.
Pensiero del giorno:
Non credere alla gente che parla agli altri della propria fede allo scopo di convertirli.
La fede non ammette di essere raccontata.
Va semplicemente vissuta per poi diffondersi da sé.
San Paolo Miki e compagni martiri
L’annuncio della fede cristiana ha raggiunto il Giappone negli anni 1549-51 grazie a San Francesco Saverio e in pochissimo tempo questo stato è arrivato a contare circa trecentomila cristiani. La rapida espansione è dovuta sia al rispetto che i missionari gesuiti hanno avuto nei riguardi dei modi di vita e delle credenze di questo paese non così divergenti dagli insegnamenti evangelici e l’impegno di immettere soggetti locali nella predicazione e nell’amministrazione.
Tra questi si fa subito notare Paolo Miki, nato nel 1564-66 da una famiglia benestante di Kyoto, capitale dell’impero dal 794 al 1868.
Divenuto catechista in giovane età, egli dovette rimandare la sua ordinazione sacerdotale sia perché l’unica diocesi di Fusai non aveva ricevuto ancora il suo pastore sia perché nel 1587 l’imperatore Toyotomi Hideyoshi, che stava tentando di conquistare la Corea, mutò improvvisamente il suo atteggiamento benevolo verso i cristiani emanando un decreto di espulsione dei missionari stranieri.
Nonostante ciò alcuni rimasero in incognito nel paese e nel 1591 alcuni francescani spagnoli, guidati dal padre Pietro Battista, giunsero in Giappone dalle Filippine ottenendo una buona accoglienza da parte dello stesso imperatore.
La rottura definitiva avvenne poco dopo, dettata da motivi politici anti-spagnoli e anti-occidentali. Infatti il 9 dicembre del 1596 furono arrestati sei francescani, tre gesuiti tra cui Paolo Miki e altri diciassette terziari francescani. Questi ventisei, dopo aver subito l’umiliazione del taglio del lobo sinistro dell’orecchio, furono trascinati da Meavo a Nagasaki, per essere esposti al ludibrio della folla. La gente invece rimase ammirata dall’eroico coraggio che essi manifestarono soprattutto al momento della loro crocifissione, avvenuta su una collina di Nagasaki il 5 febbraio del 1597.
Tutti rimasero particolarmente colpiti dalle parole di perdono e di testimonianza evangelica pronunciate da Paolo Miki: Giunto a questo istante, penso che nessuno tra voi creda che voglia tacere la verità. Dichiaro pertanto a voi che non c'è altra via di salvezza, se non quella seguita dai cristiani. Poiché questa mi insegna a perdonare i nemici e tutti quelli che mi hanno offeso, io volentieri perdono l'imperatore e tutti i responsabili della mia morte e li prego di volersi istruire intorno al battesimo cristiano.
E ancor di più la folla si commosse per il coraggio di cui diedero prova Luigi Ibaraki di undici anni, Antonio di tredici anni e Tommaso Cozaki di quattordici anni che lasciarono la terra cantando il salmo: Laudate, pueri, Dominum.
Poi quattro carnefici cominciarono ad estrarre dal fodero le spade in uso presso i giapponesi e con due colpi li uccisero in breve tempo, davanti a numerosi fedeli che gridavano con fede al cielo: Yeshua! Maria!
Vangelo del giorno
Yeshua chiama a sé i dodici e comincia a inviarli due a due e dava loro il potere sugli spiriti impuri, e ordinò loro che non prendessero niente per il viaggio se non un solo bastone: né pane, né bisaccia, né denaro nella cintura, ma calzati i sandali, non indossassero due tuniche.
E diceva loro: Entrati in una casa, rimanete lì finché non andrete via da là.
E qualunque luogo non vi accolga o non vi ascolti, uscendo di là scuotete la polvere da sotto i vostri piedi in testimonianza per loro.
E partiti annunciarono che cambiassero mente e molti scacciavano demoni, e ungevano con olio molti ammalati e guarivano.
Mc 6,7-13
Preghiera per donare perdono
Accendi un punto luce e dopo un attimo di silenzio rivolgiti al Signore con queste parole:
Signore, mi rivolgo a te, per chiedere perdono a Dio:
ho commesso fin troppi sbagli di mira verso la Vita e i fratelli
con i pensieri, le azioni e tante omissioni.
Nel tuo nome, Yeshua Salvatore,
per la potenza del tuo Santo Spirito
e per la gloria di Dio Padre,
ti chiedo con fiducia
di donarmi la forza di perdonare
per tornare ad essere libero.
Da solo non riesco, ma con Te accanto,
posso tornare ad amare il prossimo.
In questo momento, confidando solo in Te,
decido di perdonare tutte le persone
che mi hanno procurato danno in qualunque modo o forma,
tutti quelli che mi hanno ferito e umiliato
e tutto quello che è stato fatto contro di me con parole, gesti e azioni.
Perdono il carattere, la maniera di fare di certe persone
lo scandalo, lo scoraggiamento e la sfiducia che da loro ho ricevuto.
Perdono tutte coloro che mi hanno messo da parte o rifiutato,
desidero sciogliere così ogni tipo di legame conflittuale
che attanaglia e imbroglia la mente.
In questo momento scelgo di perdonare in modo particolare...
(nome della persona viva o defunta) per tutto il male che mi ha arrecato.
Lascio andare ogni reazione di vendetta e di ricerca di giustizia umana,
cominciando a pregare per i miei nemici.
Ti ringrazio, Signore, perché ascolti la mia preghiera
e mai ti stanchi di guidarmi a realizzarla
perché io possa cambiare e crescere nella gioia e nella pace
ora e per sempre.
Amen.
Pensiero del giorno:
La vera carità apre le braccia
ma sa anche chiudere gli occhi.
San Girolamo Emiliani
Abbiamo pochissime notizie sui primi anni della vita di San Girolamo Emiliani. Egli nacque a Venezia nel 1486 e, come tutti i patrizi della Serenissima, venne avviato alla carriera militare. Fatto prigioniero nel 1511 a Castelnuovo, mentre combatteva contro la Lega Cambrai, rinchiuso in una segreta del castello, ebbe modo di meditare sulla vulnerabilità della potenza mondana. Miracolosamente liberato dopo un mese, sentì nascere in lui la vocazione al servizio dei poveri, degli infermi, dei giovani abbandonati e delle donne “pentite”. Così, dopo un breve noviziato come penitente con Giampietro Carafa, il futuro papa Paolo IV, nel 1518 fu ordinato sacerdote.
Dieci anni più tardi, poiché una terribile carestia si affliggeva sull’intera penisola, seguita poi da una peste, il Santo vendette tutto quello che possedeva, compresi i mobili di casa, decidendo di dedicarsi all’assistenza degli appestati. Ogni notte egli dava sepoltura ai deceduti nella giornata. Di giorno donava assistenza ai sopravvissuti, soprattutto ai bambini che avevano perso i genitori e alle donne che la miseria aveva spinto alla prostituzione. La sua intensa azione benefica arrivò alle città di Verona, Brescia, Como e Bergamo. E proprio in un paesino del bergamasco, Somasca, fondò la Società dei Chierici Regolari, che avrebbero preso il nome di Padri Somaschi. San Girolamo Emiliani si era dedicato particolarmente all’istruzione della gioventù avvertendo l’importanza dell’insegnamento scolastico per l’emancipazione sociale delle classi povere. Perciò nella nuova società dei Padri Somaschi furono istituite scuole gratuite aperte a tutti dove veniva adottato il rivoluzionario “metodo dialogato”.
San Girolamo morì di peste l’8 febbraio 1537 mentre assisteva i malati a Somasca, congedandosi così dai sui figli prediletti, i poveri e gli ammalati, a cui aveva dedicato tutte le sue laboriose giornate per pochi ma intensi anni. Fu canonizzato nel 1767 e nel 1928 Papa Pio XI lo nominò patrono degli orfani e della gioventù abbandonata.
Vangelo del giorno
Gli inviati si radunano presso Yeshua e gli annunciano tutte le cose che avevano fatto e ciò che avevano insegnato.
E dice loro: Venite in disparte in un luogo solitario e riposatevi un po’.
Infatti coloro che andavano e venivano erano così tanti che non avevano il tempo neppure per mangiare.
E partirono nella barca verso un luogo solitario in disparte.
Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città corsero insieme là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e cominciò a insegnare loro molte cose.
Mc 6,30-34
Esortazione
Guarda alle cose che sei chiamato ad affrontare anche se ti costa farlo,
non sottrarti e comincia ad agire in quella direzione.
Renditi conto che anche se affermi il contrario in realtà non ti conosci,
per questo hai bisogno di metterti in ascolto di te stesso,
dando spazio al tuo cuore, al tuo spirito.
Scopri i tuoi talenti, le tue doti e smettila di nasconderli per paura:
il vero sbaglio di mira è vivere senza farli fruttificare.
Verifica ogni cosa attraverso la ricerca personale
perché spesso e volentieri ti viene fatta passare per verità ciò che non lo è
e imposto come legge qualcosa che non c’entra niente con la vita:
non ti adattare, non ti accontentare, cambia atteggiamento e scopri la verità.
Fa’ attenzione a Dio che passa senza fare troppo rumore nell’esistenza,
con vestiti diversi, con volti nuovi:
a volte un dettaglio rilevato può fare la differenza per compiere un passaggio.
Osserva quanto è bella la vita anche per le persone che ti circondano,
ringrazia perché non sei solo e puoi camminare
risuonando con alcune di esse sulla strada della gioia.
Scruta la natura, senti l’energia che circola intorno a te,
respira l’aria, assapora ciò che ti viene messo a disposizione
e non smettere mai di benedire Dio e la Vita,
perché da sempre cantano per te.
Pensiero del giorno:
Finché ti difenderai non avrai la percezione di quanto in realtà puoi divertirti.
Quinta Domenica del Tempo Ordinario - anno C
I vangeli di Matteo e Marco ci riportano la chiamata dei primi quattro apostoli: i due fratelli Pietro e Andrea, pescatori, e i due fratelli Giacomo e Giovanni, anch’essi pescatori ma di un livello sociale più elevato, in quanto possedevano, con il padre, un’impresa ittica. Il brano odierno di Luca invece si focalizza e si centra sulla figura di Pietro, mettendo insieme varie vicende della vita del primo apostolo.
Pietro era stato chiamato durante la vita terrena di Yeshua e lo aveva seguito. Ne era stato affascinato, aveva mollato le sue barche e per lui aveva lasciato anche moglie e famiglia. Aveva veramente osato molto e fatto grandi proclami di fedeltà: ma aveva anche spesso frainteso il messaggio del Maestro. Il suo è un cammino fatto di momenti di fedeltà ma anche di infedeltà.
Pietro, nonostante tutte le professioni di fede (cfr. Gv 6,68-69) arriva a rinnegare tre volte il Signore durante la passione (cfr. Lc 22,61) fino ad arrivare ad abbandonarlo. Sarà tormentato da questa “colpa” che non lo lascerà in pace per molto tempo.
Pietro ha una visione, apparizione, dopo la morte di Yeshua (cfr. 1 Cor 15,1-3; Lc 24,34), un’esperienza decisiva perché da quel giorno seguirà definitivamente il Signore e per Lui rischierà tutto. Da quel momento tutto gli sarà chiaro e diverrà lui stesso il “nuovo Yeshua”, il primo papa.
Quello che l’evangelista descrive è un tipico racconto di vocazione: Dio si presenta ad un uomo (cfr. Lc 5,1); l’uomo ha paura e Dio lo rassicura (cfr. Lc 5,10); l’uomo dubita (cfr. Lc 5,4) e Dio dà una prova della chiamata, in questo caso la pesca miracolosa (cfr. Lc 5,6); l’uomo decide così di seguirlo (cfr. Lc 5,11). Pietro è chiamato ad abbandonare le sue convinzioni, a fidarsi della Parola di Yeshua e, fondandosi solo su di essa, intraprendere una nuova Via.
Distanziati verso il profondo e calate le vostre reti per la pesca: ovvero allontanati dalle tue presunte certezze e sicurezze, prova a rischiare qualche azione nuova, ispirata da Dio, nel tuo intimo-profondo e agisci di conseguenza; e la pesca sarà molto fruttuosa.
Simon Pietro fa così l’esperienza di essere pescato per diventare un pescatore di uomini, capace di tirare fuori ogni singola persona dal mare tenebroso delle sue paure, rabbie e insicurezze. In questo modo Pietro tocca, sente e sperimenta cosa voglia dire incontrare il Signore: cambiar modo di pensare e quindi stile di vita, agendo a favore di altri e non solo di se stesso e di quelli della propria famiglia.
Se prima la vita era vuota, come una rete senza pesci, ora il Signore la riempie fino a farla traboccare. Se prima si chiamava “vita” il vegetare e il sopravvivere, ora, dopo aver aperto gli occhi, vivere significa coinvolgersi a pieno in ogni cosa-evento che capita. Se prima eravamo pieni di paura, ora abbiamo imparato quanto sia bello prendere il largo e non rimanere al porto. Prima ci accontentavamo, ora invece abbiamo sperimentato quanto sia entusiasmante raggiungere ciò che si può vivere. Per questo vale la pena di lasciare tutto, di rischiare e di osare.
Per questo vale la pena ogni volta ripartire dall’altra parte.
Vangelo del giorno
Ora mentre la folla faceva ressa intorno a lui per ascoltare la parola di Dio, lui stava lungo il lago di Genèsaret, e vide due barche poste presso il lago. Ora i pescatori scesi da esse lavavano le reti. Salito allora su una delle barche, che era di Simone, lo pregò di scostarsi un po' da terra; sedutosi poi ammaestrava le folle dalla barca. Quando terminò di parlare, disse a Simone: Distanziati verso il profondo e calate le vostre reti per la pesca. Simone rispose: Maestro dopo esserci affaticati per tutta la notte non abbiamo preso niente, però sulla tua parola calerò le reti. E dopo aver fatto questa cosa, rinchiusero una grande moltitudine di pesci e le loro reti si rompevano.
E fecero cenno ai soci nell'altra barca che venissero a raccogliere con loro.
E vennero e riempirono entrambe le barche fino a sommergerle.
Allora Simon Pietro, dopo aver visto, si gettò alle ginocchia di Yeshua dicendo: Esci via da me perché sono un uomo peccatore, Signore! Infatti lo spavento prese lui e tutti quelli con lui per la pesca dei pesci che avevano preso; similmente poi anche Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano compagni di Simone.
Yeshua disse a Simone: Non temere, da ora sarai un prendente vivi gli uomini.
E dopo aver condotto le barche a terra, lasciate tutte le cose, lo seguirono.
Lc 5,1-11
Benedizione di Dio Padre per i suoi figli
Tu sei anima, tu sei spirito, tu sei emozione.
Tu sei divino, tu sei energia, tu sei musica.
Tu sei luce, tu sei fuoco, tu sei forza.
Tu sei nel Tutto e il Tutto è in te.
Ancora non hai capito quant’è importante che tu ci sia.
Ancora non sai quanto faccia bene all’umanità il solo vederti.
Ancora non conosci quanto sia di conforto il tuo benevolo sorriso.
Ancora non comprendi quanto sia benefica la tua presenza e vicinanza.
Ancora non riesci a vedere quanto gli altri sarebbero più poveri senza di te.
Ricordati che tu sei nato per essere un dono dal cielo…
Forse lo sapresti se qualcuno te lo dicesse apertamente,
ma ogni giorno al nascere del sole Io ti sussurro attraverso la creazione
che tu sei sale per questa terra e luce per questo mondo.
Così ti ho pensato da sempre, così ti amo in ogni attimo,
così ho deciso di ripristinare bellezza e grazia in questa vita.
Tu sei unico, tu sei prezioso ai miei occhi per l’eternità.
Dio, tuo Padre
Pensiero del giorno:
L’amore è la forza più potente che il mondo possiede
ma è anche la più umile che si possa immaginare.
Santa Scolastica
L’unica fonte storica che ci parla della sorella di San Benedetto sono i Dialoghi di S. Gregorio Magno che era più che altro intento a fornire all’umanità il profilo interiore del padre del monachesimo occidentale.
Benedetto e Scolastica sembrano siano nati lo stesso anno, nel 480, quindi sarebbero gemelli, e se anche non lo fossero stati all’anagrafe, lo sono stati di certo spiritualmente, visto che le loro vite sono scorse in parallelo fino alla morte, avvenuta nel 547, a quaranta giorni di distanza l’uno dall’altra.
Entrambi nascono da Eutropio Anicio, discendente dall'antica famiglia senatoriale romana degli Anicii, capitano generale dei romani nella regione di Norcia e da Claudia Abondantia Reguardati, contessa di Norcia, che però muore subito dopo aver partorito i due gemelli. Ed è il padre che, dopo aver dedicato grandi cure ai due bambini, fa voto di destinare Scolastica alla vita monastica.
Scolastica si consacra a Dio giovanissima e segue il fratello a Subiaco e a Cassino, dove stabilisce il suo monastero in Piumarola, ai piedi del monte dove sorgeva la dimora del fratello. Nonostante la vicinanza spaziale e affettiva Benedetto scendeva per incontrare la sorella solamente una volta all’anno, ritirandosi in convento per tempo nel rispetto rigoroso e ossequiante della regola.
Tuttavia nell’ultimo colloquio, avvenuto il primo giovedì di quaresima del 547, Scolastica insisteva che il fratello si trattenesse tutta la notte per parlare “della allegrezza della vita celestiale”. Benedetto la rimproverò e lei congiungendo le mani si mise a pregare. Dopo pochissimi istanti si aprirono i cieli con tuoni e lampi così forti da riuscire a dissuadere Benedetto dal rientrare subito al monastero. Mentre lui ne faceva una colpa alla sorella, ella gli rispose: Ecco io pregai e non mi volesti esaudire; pregai lo Signore et hammi esaudita; vattene oggimai se tu puoi e torna a lo monastero.
Sembra che Dio abbia gradito maggiormente il gesto d’amore che la fedeltà alla regola. E San Gregorio commenta: Più potè presso Dio perché più amò.
Oggi su quel luogo sorge la Chiesa del colloquio e in memoria dell’episodio Scolastica viene invocata contro i fulmini e per ottenere la pioggia, cosa che non guasta mai sapere.
Tre giorni dopo quel meraviglioso incontro, Benedetto, raccolto in preghiera, vede l’anima della sorella volare verso il cielo in forma di colomba. La raggiungerà di lì a poco per contemplare cieli e terra nuovi.
Vangelo del giorno
E passati al di là sulla terra vennero a Genezaret e approdarono.
Ed usciti dalla barca, avendolo riconosciuto, subito percorsero tutta quella regione
e cominciarono a portare sui lettucci, dove udivano che fosse, i trattenenti male con il pensiero.
E dovunque entrava nei villaggi o nelle città o nei campi,
nelle piazze ponevano gli ammalati e lo supplicavano affinché li toccasse almeno con la frangia del suo mantello.
E quanti lo toccarono erano salvati.
Mc 6,53-56
Preghiera
Santa vergine Scolastica, mentre sali al cielo, non dimenticare questa terra.
Il nostro spirito desidera seguirti, nonostante sia privo di stupore e meraviglia,
per vivere la tua stessa beatitudine.
Insegnaci a purificare i nostri pensieri nocivi,
educaci alla preghiera capace di richiamare le nubi del cielo
per far piovere sulla terra il volere di Dio.
Vogliamo imparare da te a conversare intorno alle cose eterne
e rimuovere con il Logos le nostre discussioni futili e nocive,
in modo che la nostra aspirazione di unirci a Dio
diventi palpabile e concreta a partire dall’oggi.
Tu che hai scoperto il segreto dell’amore fraterno che allieta il cuore di Dio,
apri i nostri cuori all'amore verso le sorelle e i fratelli,
aiutaci a eliminare freddezza e indifferenza,
perché possiamo amarci come Dio ci ama.
Santa Scolastica, dall'alto dei cieli guarda i resti di questa umanità,
un tempo vigorosa e feconda,
oggi in balìa di uomini di potere prodighi solo per i propri interessi.
Ovunque ci sono rovine che coprono il suolo della terra,
in ogni angolo del mondo ci sono persone
che lasciano con largo anticipo l’esistenza.
L’Italia stessa si è lasciata risucchiare dall’Europa
perdendo la sua identità, la sua bellezza, il suo ingegno.
Ciò nonostante, sappiamo che tutto tornerà a rivivere
e che germoglieranno nuovi rami dall’albero della vita,
perché il Signore sta preparando un nuovo popolo,
scelto per ripristinare l’originario suo disegno.
Scolastica sostienici nel far rivivere la prima linfa nella nostra comunità
proteggi con materne cure le tenere gemme che essa produce,
chiedi per noi a Dio di difenderla dalle tempeste e di benedirla oggi e sempre,
perché essa rappresenta la nuova chiesa nascente.
Amen
Pensiero del giorno:
Il segreto di Maria: A tutto ciò che accade dico “Sì”.
Ci vuole l’abbandono per avere la certezza.
Beata Vergine Maria di Lourdes
L’11 febbraio 1858, Bernadette Soubirous, una ragazza di quattordici anni semplice e delicata, figlia di una famiglia molto povera, si recò, in compagnia della sorella e di una coetanea, a raccogliere legna secca nei pressi di Massabielle, un anfratto roccioso alla periferia di Lourdes, ai piedi dei Pirenei. Per raggiungere il posto bisognava guadare a piedi nudi il fiume Gave, ma Bernadette, che era cagionevole di salute, si attardava cercando di non immergere i piedi in acqua.
Ad un tratto un fruscio tra gli alberi le fece alzare la testa in direzione della grotta dove scorse una signora dal volto luminoso, vestita di bianco con una fascia azzurra, che le sorrideva e con la quale recitò una terza parte del rosario, con la coroncina che portava sempre con sé.
I genitori informati dell’accaduto dalla sorella proibirono alla ragazza di tornare sul posto, ma cedettero alle sue lacrime e l’apparizione si ripetè il 18 febbraio.
La Vergine sorrise al gesto della fanciulla che aspergeva la roccia con acqua benedetta e le chiese di recarsi lì per quindici giorni. La Vergine si mostrò ancora 16 volte fino al 16 luglio chiedendo di pregare per i peccatori e invitare i fedeli al cambiamento di mentalità e di vita.
Il 25 febbraio sgorgò la famosa sorgente d'acqua prima inesistente. Il 2 marzo la Signora disse alla veggente di riferire ai sacerdoti il suo desiderio di una processione in quel posto dove si sarebbe dovuta erigere una cappella. L’incredulo parroco Peyramale trattò duramente Bernadette e volle sapere il nome di quella “Donna”. Il 25 marzo Ella si presentò come l'Immacolata Concezione: la proclamazione del dogma risaliva a quattro anni prima ad opera di Pio IX.
Nonostante la proibizione delle autorità civili, che ricorsero a minacce verso la ragazza e bloccarono per un po’ di tempo l’accesso alla grotta, i pellegrini vi accorrevano numerosi anche per i prodigi che lì avvenivano. Questo fenomeno dura fino ai nostri giorni.
Nei luoghi dove è apparsa la Vergine Maria sgorgano sempre delle acque dispensatrici di un’energia che cura, sempre presente e verificabile nel tempo, le quali mantengono inalterate le loro proprietà frequenziali e sono ad elevata conducibilità. È stato accertato che i microrganismi devitalizzati che, muoiono nell’acqua normale o distillata, qui riprendono vita e i germi patogeni perdono la loro aggressività. Queste acque, chiamate “Acque di Luce” o “Mariane”, entrano in risonanza con le cellule del corpo, le armonizzano e agevolano il ripristino ordinato dei ritmi vitali grazie alla conformazione molecolare che ne permette il passaggio continuo fra i vari stati della materia.
Possono diventare rimedio e aiuto per qualsiasi patologia, e l’uomo, composto da più del 70% di acqua, può essere considerato uno straordinario risonatore di luce e quindi un ottimo percettore. Le principali acque di luce conosciute e studiate si trovano a Lourdes, Fatima, Santa Maria alla Fontana (Milano), Montichiari (Brescia), Mediugorje, San Damiano (Piacenza) ed Efeso.
Vangelo del giorno
In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla e non avendo da mangiare, avendo chiamato i discepoli dice loro:
Provo compassione per la folla, perché sono già tre giorni che rimangono presso di me e non hanno cosa mangiare; se li congedo digiuni alla loro casa verranno meno nella via, e alcuni di loro sono venuti da lontano.
E gli risposero i discepoli: Da dove qualcuno qui in un luogo deserto potrà saziare costoro di pani?
E domandò loro: Quanti pani avete?
Essi allora dissero: Sette.
E ordina alla folla di coricarsi sulla terra; e avendo preso i sette pani,
avendo reso grazie li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li ponessero innanzi, e li posero innanzi alla folla.
E avevano pochi pesciolini e avendoli benedetti disse di porre innanzi anche questi.
E mangiarono e si saziarono e raccolsero sette sporte di pezzi avanzati.
Erano circa quattromila.
E congedò loro.
E subito, salito sulla barca con i suoi discepoli, venne dalle parti di Dalmanuta.
Mc 7,1-13
Preghiera
La pratica dei tre Chaire è una devozione della Chiesa occidentale che si deve a Santa Matilde di Hackeborn, monaca benedettina vissuta tra il 1240 e il 1298. Esse costituiscono un valido apri-porta per entrare serenamente, con Maria al fianco, nel regno dei cieli. I tre Chaire sono dedicati alle tre persone della Santissima Trinità e sono una valida protezione dal maligno specie nei momenti cruenti della vita. Inoltre diversi prodigi accompagnano questa preghiera che è bene far anticipare da un Avun e concludere con il Gloria.
Avun
Padre nostro che sei nei cieli
il tuo nome è santo
il tuo regno viene
la tua volontà si compie come in cielo così in terra
Tu ci doni il pane di ogni giorno
Tu rimetti a noi i nostri debiti
nell’istante in cui noi li rimettiamo ai nostri debitori
Tu non ci induci in tentazione
ma nella tentazione ci strappi dal maligno
perché tuo è il regno e la potenza e la gloria
ora e per sempre.
Amen
3 Chaire
Onore a te Maria
piena di Grazia
il Signore è con te
tu sei benedetta tra le donne
e benedetto è il frutto
del tuo grembo Gesù.
Santa Maria
Madre del Signore
prega per noi figli tuoi
ora e nell’ora del nostro ritorno
alla casa del Padre.
Amen.
Dossologia
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Com’era in principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli.
Amen.
Pensiero del giorno:
La religione è un albero con molti rami. In quanto rami,
si può dire che le religioni siano tante, ma in quanto albero, la fede è una sola.
Santi Cirillo e Metodio patroni d’Europa
Cirillo e Metodio sono stati proclamati patroni d'Europa da Papa Giovanni Paolo II nel 1980 con l’Enciclica Egregiae virtutis. Ricordati come apostoli degli slavi la loro opera ha lasciato un seme di unità che abbraccia l'intero continente e supera qualsiasi divisione culturale, linguistica, politica.
I due fratelli nacquero a Tessalonica (Salonicco in Grecia), figli di Leone, governatore militare della città e acquisirono subito dimestichezza con la lingua dei popoli migrati da nord-est. Cirillo era il più giovane di sette: fu battezzato con il nome di Costantino, prese il nome monastico di Cirillo solo poco prima di morire. Si trasferì presto a Costantinopoli per perfezionare gli studi di filosofia e teologia. Qui venne consacrato sacerdote, entrando a far parte del clero della basilica di Santa Sofia. A Costantinopoli conobbe Fozio, uomo di cultura e politico di spicco, che divenne suo precettore. Cirillo uomo eclettico coltivò nozioni di astronomia, geometria, retorica e musica. Oltre allo slavo e al greco, conosceva correntemente anche le lingue siriaca, araba ed ebraica. Assieme a Fozio viaggiò in Oriente per importanti incarichi diplomatici. Quando nel 858 Fozio fu nominato patriarca di Costantinopoli per volontà dell'imperatrice Teodora II, Costantino fu inviato assieme al fratello Metodio a evangelizzare la Pannonia, anche per cercare di contrastare l'espansionismo della Chiesa latina e dei Franchi presso i popoli slavi.
Dopodiché su richiesta di avere dei missionari nella propria terra da parte del re della Grande Moravia, Rastislav, nel 863 l'imperatore di Bisanzio inviò i due fratelli. Qui Cirillo incominciò a tradurre brani dal Vangelo di Giovanni inventando un nuovo alfabeto, detto glagolitico. In questo regno lui e Metodio entrarono in contrasto con il clero franco-tedesco che rivendicava quel territorio. Nel 867 Cirillo e Metodio vennero pure convocati a Roma per discutere con papa Niccolò I sull'uso cultuale della lingua slava. Il Pontefice approvò la traduzione della Bibbia in slavo, a patto che la lettura dei brani fosse preceduta dagli stessi passi espressi in latino. Qui Metodio venne consacrato sacerdote, mentre Cirillo ammalatosi assunse l'abito monastico. Quando il 14 febbraio del 869 morì, venne inumato presso la basilica di San Clemente.
Metodio intanto ritornò in Moravia, dove venne nominato vescovo e poi titolare della sede di Sirmio (Sremska Mitrovica). Nel frattempo in Pannonia, con il successore di Rastislav, favorevole alla presenza franco-tedesca che già circondava il regno, sorsero problemi coi regnanti vicini. Iniziò così la persecuzione dei discepoli di Cirillo e Metodio, visti come portatori di un’eresia: la liturgia slava. Metodio fu incarcerato per due anni in Baviera, e liberato solo nel 873 su insistenza del Papa. Nell'880 Metodio tornò a Roma, per contrastare le maldicenze degli avversari, e nell'881-882 anche a Costantinopoli, per cercare un appoggio politico ed ecclesiale dal patriarca Fozio. Ritornato in Moravia, morì il 6 aprile del 885, a Velehrad, dove tuttora è venerata la sua salma.
Dopo la sua scomparsa i suoi discepoli, perseguitati dal vescovo Wichingo che ne aveva diffamato l’operato presso Roma, vennero incarcerati e venduti come schiavi a Venezia. Parte di essi riuscì a fuggire in Bulgaria e in Dalmazia, dove poterono continuare la loro attività. Nel 893, durante il concilio di Preslav, l'impero bulgaro adottò l'alfabeto glagolitico e l'antico slavo ecclesiastico, come lingua ufficiale della chiesa e dello stato ed espulse il clero bizantino. Così l'antico slavo ecclesiastico divenne la terza lingua ufficiale, dopo il greco ed il latino, riconosciuta dalle Chiese ed utilizzata durante le funzioni religiose e nella letteratura cristiana.
Nell'Enciclica Slavorum Apostoli Giovanni Paolo II afferma che Cirillo e Metodio sono come gli anelli di congiunzione, o come un ponte spirituale tra la tradizione occidentale e quella orientale, che confluiscono entrambe nell'unica grande Tradizione della Chiesa Universale. Essi sono per noi i campioni ed insieme i patroni dello sforzo ecumenico delle Chiese sorelle d'Oriente e d'Occidente, per ritrovare mediante il dialogo e la preghiera l'unità visibile nella comunione perfetta e totale. La Chiesa oggi respira con questi due polmoni, occidentale e orientale, fonte di ricchezza e di grande apertura al nuovo per rendere la liturgia quel servizio pubblico che permette di avvicinare sempre più a Dio il popolo dei suoi figli.
Vangelo del giorno
Poi dopo queste cose il Signore nominò altri settantadue e li inviò a due a due davanti al suo volto in ogni città e luogo in cui lui stava per venire. Poi diceva loro: Certo la messe è molta ma gli operai pochi: supplicate dunque il padrone della messe che stani operai per la sua messe. Andate! Ecco vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Non portate borsa, né bisaccia, né sandali, e non salutate nessuno lungo la via. In qualsiasi casa poi entriate, per prima cosa dite: Pace a questa casa; e se c’è là un figlio della pace, la vostra pace si poserà su di lui; se invece non c’è ritornerà su di voi. Poi in quella casa rimanete mangiando e bevendo di quello che hanno infatti l’operaio è degno del suo salario. Non trasferitevi di casa in casa. E in qualsiasi città entriate e vi accolgano, mangiate ciò che vi sarà posto davanti e curate i malati e dite loro: è giunto su di voi il regno di Dio. In qualsiasi città poi entriate e non vi accolgano, uscendo nelle sue piazze dite: Anche la polvere della vostra città attaccata ai nostri piedi vi scuotiamo contro; tuttavia sappiate questo: è vicino il regno di Dio. Vi dico che Sodoma in quel giorno sarà trattata meno duramente di quella città.
Lc 10,1-12
Preghiera
Santi Cirillo e Metodio,
annunciatori della verità e portatori della luce del Vangelo nel mondo,
mentre contempliamo in voi la bellezza della santità,
vogliamo alimentare i nostri desideri di crescita ed evoluzione
per essere uomini e donne nuove nel regno della gioia.
Fratelli in Cristo più che nella carne,
avete saputo realizzare la vostra missione nello spirito della comunione:
la vostra testimonianza ci sproni a dare vita a storie di vera amicizia,
con le quali costruire nuove comunità che vivano seguendo le procedure di Yeshua.
Desideriamo imparare a vivere in unità
nell’amore reciproco e nella solidarietà gratuita
consapevoli che questa è l’unica strada
per avvicinarci di più a Dio,
togliendo quel muro di separazione
che nei secoli ci siamo costruiti.
Voi evangelizzatori instancabili tra i popoli slavi,
traduttori della Scrittura e dei testi liturgici nella lingua del popolo,
aiutateci ad essere degni “operai della messe”
là dove ci ha posto la provvidenza divina
per scoprire così il nostro compito di vita
ed essere servi utili alla vita.
Santi Cirillo e Metodio,
che, spinti dall’amore di Cristo,
avete abbandonato tutto per servire il Vangelo
dedicate ancora del tempo a questa umanità
troppo presa dal possesso e schiava dei “potenti”,
perché torni al suo splendore e alla libertà con cui è stata creata.
Abbiamo bisogno della Chiesa di Yeshua,
quella che vive ciò che annuncia senza scendere a compromessi con il mondo,
quella formata da ministri che, sciolti da legami e da interessi personali,
sappiano indicare ai figli di Dio la strada da seguire
mentre seminano il Logos
nei solchi di una terra assettata da sempre di Lui.
Amen.
Pensiero del giorno:
Il tesoro del credente è la gioia data dalla certezza di essere amato
e dalla consapevolezza che, mediante la sua libertà, può imparare ad amare.
Sesta Domenica del Tempo Ordinario - anno C
Luca nel suo Vangelo, a differenza di Matteo (5,1-12), ci presenta quattro beatitudini più quattro “guai”. Anche qui la prima beatitudine è al presente mentre le altre sono al futuro. Yeshua in realtà le deve aver proclamate tutte al presente, intendendole realtà attuali, da realizzare immediatamente. Ma nel corso degli anni i primi cristiani di fronte alle difficoltà, alle persecuzioni, all’apparente impossibilità di realizzare “nell’oggi” il piano di Dio, hanno spostato il loro accento sul futuro. Le parole con cui Yeshua aveva annunciato il regno di Dio risuonavano ad una comunità perseguitata dalle feroci persecuzioni di Nerone e di Diocleziano di fronte alle quali essa era davvero impotente.
Quando si soffre, il dramma è quello di non vedere vie d’uscita. Più che la sofferenza, che non è poco, il dramma è sapere che non si può venire fuori da quel trambusto. La sofferenza più grande non è il dolore ma la definitività del dolore. Invece avere la garanzia di poter uscirne dà forza e coraggio, perché si ha un obiettivo da raggiungere, anche se lontano; ma pensare che niente cambierà, questo porta allo scoraggiamento e alla depressione.
Le parole di Yeshua in realtà sono per tutti quelli che non credono che sarà sempre così e che tutto può cambiare ed essere diverso. Questo perché ognuno può essere diverso, tutti possono decidere di cambiare pensieri, atteggiamenti e azioni, basta uscire dal bunker mentale che ci si è creati.
Le beatitudini sono donate specialmente alla gente che soffre, che ha bisogno, che sta male e che però vuole guarire. Povertà è essere bisognosi di aiuto e di guarigione, sentire che si necessita di qualcosa, che non si basta a noi stessi, che non abbiamo tutto, avvertire che si è malati e che si desidera un ripristino. Non si può guarire se non accetta di essere ammalati! (cfr. Mt 9,12)
Beati vuol dire felici, fortunati. Per noi occidentali la felicità è una meta: Quando raggiungerò quell’obiettivo sarò felice; quando otterrò quel risultato o quella cosa allora sì che starò in pace. Così investiamo tutto quel che abbiamo per ottenere il risultato sacrificando i nostri anni più giovani, tempo, sole, pace, relax, amicizie, relazioni… E chi non riuscirà a raggiungere la meta purtroppo cadrà in uno stato di tristezza e frustrazione. Avere un obiettivo è importante nella vita. Ma proprio tutto deve avere uno scopo, per ogni cosa ci deve essere un traguardo? Non è che si possa fare qualcosa anche senza motivo, disinteressatamente? Quando stiamo con degli amici e parliamo, condividiamo il nostro animo, ci raccontiamo, ridiamo e scherziamo, mangiamo e passiamo insieme il tempo, in fondo cosa stiamo facendo? Cosa stiamo producendo? Niente, eppure questo ci rende felici…
Per gli orientali, la felicità è il cammino, la strada. Beati traduce la parola ebraica Asher che vuol dire “avanzare, essere guidato e condotto”. La felicità allora non è una meta ma la strada che mi porta alla meta. Allora bisogna imparare che la gioia non è domani, quando avrò… sarò… ma è adesso, in questa strada, in questa vita, in questa situazione… Perciò sii felice adesso finché percorri la strada, perché se la felicità non è adesso il pericolo è che non lo sarà mai!
Vangelo del giorno
E, disceso con loro, si pose su un luogo pianeggiante e c'era molta folla di suoi discepoli
e una grande moltitudine di popolo da tutta la Giudea e Gerusalemme e dal litorale di Tiro e Sidone,
che vennero per ascoltarlo e per essere guariti dalle loro malattie
e coloro che erano tormentati da spiriti impuri erano curati,
e tutta la folla cercava di toccarlo perché da lui usciva una potenza e guariva tutti.
Ed egli levati i suoi occhi sui suoi discepoli diceva:
Beati i poveri perché vostro è il regno di Dio;
beati coloro che hanno fame adesso perché sarete saziati;
beati quanti piangete ora perché riderete;
beati siete quando gli uomini vi odiano e quando vi mettono al bando
e vi ingiuriano e respingono il vostro nome come cattivo a causa del Figlio dell’uomo.
Rallegratevi in quel giorno e danzate, ecco infatti la vostra ricompensa in cielo è grande.
In questo modo infatti facevano ai profeti i loro padri.
Piuttosto guai a voi ricchi, perché avete la vostra consolazione;
guai a voi, i sazi adesso, perché avrete fame, guai a coloro che ridono adesso,
perché farete lutto e piangerete, guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi:
allo stesso modo infatti facevano ai falsi profeti i loro padri.
Lc 6,17-26
Esortazione
Beati coloro che non cercano di essere perfetti troveranno gioia nella vita.
Beati quelli che riconoscono i loro fallimenti: le loro macerie verranno riedificate.
Beati i senza nome: saranno chiamati menestrelli di Dio.
Beati coloro che non hanno nessun ruolo: ritroveranno in Me una nuova identità.
Beati coloro che sono senza dimora nella chiesa: in Me troveranno una patria.
Beati coloro che dicono di no al loro irrigidimento: faranno esperienza di cambiamento.
Beati coloro che accettano di essere stati feriti: le loro piaghe si tramuteranno in perle.
Beati coloro che hanno abbandonato le antiche sicurezze per amor mio: a loro appartiene la vita.
Ma guai a voi che mettete la legge al di sopra dell’amore.
Guai a voi che sottovalutate le persone.
Guai a voi quando non volete che le persone sviluppino le loro capacità.
Guai a voi che adesso siete sazi della vostra autosufficienza.
Guai a voi che perseguitate gli altri con la vostra sfiducia.
Guai a voi quando calpestate la dignità delle persone.
Guai a voi se limitate la libertà altrui con la vostra invidia.
Guai a voi se la vostra paura appesta l’aria.
Guai a voi se la vostra limitatezza diventa criterio di libertà.
Guai a voi se la vostra meschinità viene eretta a comandamento dell’amore.
Guai a voi se trasformate un moscerino in elefante.
Guai a voi se usate la Parola di Vita per far tacere le persone.
Guai a voi codardi che tacete di fronte all’ingiustizia.
Guai a voi che usate Dio per controllare i suoi discepoli.
Perché ad ogni cosa sarà resa giustizia.
Pensiero del giorno:
Ecco come è buono e come è delizioso che i fratelli vivano insieme
Sal 132,1
Santi sette fondatori dei servi di Maria
L’amicizia tra Bonifacio Monaldi, Manetto dell’Antella, Buonagiunta Manetti, Amodeo degli Amidei, Uguccione degli Uguccioni, Sostegno dei Sostegni, Alessio Falconeri, li porta a far parte della Compagnia mariana dei Laudesi con una esemplare condotta cristiana e una profonda pietà. Il 15 agosto 1233 infatti ebbero un simultaneo richiamo soprannaturale a donare la propria vita in servizio a Maria. Così, abbandonata ogni attività, lasciata la famiglia, dopo aver distribuito i propri averi ai poveri e ai bisognosi, i sette amici si rivestirono di abito penitenziale per ritirarsi in un casolare fuori dalle mura di Firenze. Più tardi si spostarono presso le abetaie di Monte Senario, dopo aver ottenuto l’approvazione di Ardingo, vescovo di Firenze.
Nella contemplazione e nell’austerità, vivendo insieme evangelicamente, perfezionarono il loro carisma a tal punto che la loro fama si diffuse e furono riconosciuti dalla gente come i frati “Servi di Maria”. Ad imitazione della madre del Signore e del suo umile spirito di servizio essi si dedicarono anche alla predicazione itinerante, veri apostoli di carità e portatori di pace tra il popolo di Dio. A Firenze diedero origine alla Basilica santuario della Santissima Annunziata ed edificarono nelle principali città toscane bellissime chiese intitolate a Santa Maria dei Servi. Molti vollero condividere la loro vita dando così il via a una sequela evangelica ispirata alla Regola di Sant’Agostino: furono chiamati “i primi Sette beati padri” fin dai documenti più antichi.
L’Ordine si estese velocemente in Italia e in Europa, ben accolto da Alessandro IV e successivamente da papa Benedetto XI che, nella bolla del 1304, così si espresse: Voi, per la particolare devozione che nutrite verso la gloriosa e beata Vergine Maria, da lei avete assunto il nome chiamandovi umilmente suoi Servi. I Sette Santi fondatori, canonizzati il 12 gennaio 1888 da Leone XIII, sono custoditi in un’unica urna presso il Santuario di Monte Senario, proprio come furono uniti in vita da un vincolo di fratellanza.
Vangelo del giorno
E uscirono i farisei e cominciarono a disputare con lui chiedendo da lui un segno dal cielo per tentarlo.
E gemendo nel suo spirito dice: Perché questa generazione cerca un segno?
Amen vi dico che non sarà dato a questa generazione un segno.
E avendoli lasciati, essendo di nuovo salito sulla barca, partì per l’opposta riva.
Mc 8,11-13
Preghiera
Oggi, Spirito d’amore, aiutami ad accettare senza giustificare
la mia mente così com’è, con tutte le mie emozioni,
i miei sogni e la mia personalità.
Aiutami ad accettare il mio corpo così com’è
in tutta la sua bellezza ed emozione.
Purificami dal veleno emozionale e dai giudizi su di me,
per vivere in pace e in armonia.
Fa’ che l’amore per me stesso sia così forte
da non potermi mai più rifiutare,
né sabotare la mia felicità e libertà.
Fa’ che mi possa accettare senza giudizi,
per evitare di colpevolizzarmi e punirmi sempre.
Oggi, Yeshua salvatore, aiutami a fondare tutti i miei rapporti
sull’amore e sul rispetto a partire dall’amore che ho per me stesso.
Aiutami a lasciar andare il bisogno
di dire agli altri come pensare e come essere.
Aiutami ad accettare le persone che amo così come sono,
senza giudizi, perché questo mi porta ad accusarle
e a renderle responsabili della mia infelicità.
Oggi, Padre creatore, aiutami ad amare
tutto ciò che hai creato in modo incondizionato,
perché se rifiuto la creazione rifiuto Te.
Voglio imparare ad amarti con tutto me stesso,
con il mio cuore intero, con la mia anima intera,
con la mia mente intera e con tutte le mie forze,
perché solo tu sei il Dio vivente.
Amen.
Pensiero del giorno:
Non prestar fede alle cose che vedi destinate a perire;
sono segni frivoli che precedono la verità, sono brevi momenti cui segue l’eternità.
San Pier Damiani
Pietro, nato a Ravenna agli inizi del 1007, orfano di padre, ultimo di sei fratelli, fu educato dal fratello maggiore Damiano, arciprete, da cui molto probabilmente deriva l’appellativo Damiani. Dopo aver studiato a Ravenna, Faenza, Parma e Padova insegnò all’Università di Ravenna, nel periodo in cui venne ordinato sacerdote dal futuro papa Vittore II.
Decise successivamente di abbracciare la vita monastica dopo questo episodio da lui stesso raccontato. Solitamente invitava a mensa alcuni poveri. Un giorno si trovò solo con un cieco a cui offrì del pane scuro, di bassa qualità, tenendo per sé un pane bianco. Una lisca di pesce si conficcò nella sua gola, rischiando di soffocarlo. Interpretò l'incidente come una giusta punizione per il suo egoismo e prontamente offrì al cieco il pane migliore: immediatamente la lisca scivolò in gola lasciandolo indenne.
Così nel 1035 entrò nel monastero camaldolese di Fonte Avellana, in Umbria, fondato da San Romualdo e nel 1043 venne eletto priore della comunità. Questa casa divenne il centro del suo insegnamento e della sua attività riformatrice della vita interna. Si prese cura in modo particolare della biblioteca dell’eremo. La vita monastica da lui praticata a Fonte Avellana, e diffusa altrove, era tra le più dure conosciute dal monachesimo occidentale: autoflagellazione, penitenze, recita quotidiana del salterio, quantità minime di cibo e lavoro manuale.
La Chiesa a quel tempo era dilaniata da discordie e scismi dovuti alla piaga della simonia, ovvero la compravendita di cariche ecclesiastiche e alla leggerezza con cui il clero risolveva il problema del celibato. Uomo integro e preparato venne chiamato per riformare la Chiesa adoperandosi affinché il potere politico fosse privato delle connotazioni sacrali che aveva progressivamente assunto in quanto avevano portato non solo alla simonia ma anche alla cosiddetta lotta per le investiture. Mise in risalto l'autorità del Papa, fulcro centrale della vita ecclesiale sia per sottrarre i vescovi all'autorità dell'imperatore, sia per non lasciarli sciolti da ogni istanza superiore. Cercò di riformare la vita dei chierici, combattendo il nicolaismo e proponendo come modello la vita monastica. Proprio per questo egli fu messo al fianco di sei papi come commesso viaggiatore della pace, in modo particolare collaborò con Ildebrando di Soana, il grande riformatore e futuro papa Gregorio VII.
Pier Damiani, dopo varie peregrinazioni nella diocesi di Milano, in Francia e in Germania, ricevette il cardinalato e le diocesi di Ostia e Velletri. Ormai vecchio venne richiamato a Ravenna, sua città natale, per ricomporre un dissidio suscitato dai seguaci di un antipapa. Morì il 21 o 22 febbraio del 1072 a Faenza, presso il monastero benedettino di Santa Maria Fuori le Mura (Santa Maria Vecchia) di rientro dall’ultima missione di pace. Riconosciuto subito come santo, ottenne ufficialmente il suo culto nel 1828, quando papa Leone XII lo proclamò dottore della Chiesa per i suo scritti di contenuto teologico.
Pier Damiani è stato un grande riformatore e moralizzatore della Chiesa del suo tempo, autore di importanti scritti liturgici, teologici e morali ed uno dei migliori latinisti del suo tempo. Diceva di considerarsi come Pietro, ultimo servo dei monaci.
Vangelo del giorno
E chiamata a sé la folla insieme ai suoi discepoli disse loro:
Se uno vuole venire dietro a me, si dissoci da se stesso e sollevi la sua croce e aderisca a me.
Chi infatti vuole sanare-salvare la propria psiche la distruggerà-destrutturerà.
Ma chi distruggerà-destrutturerà la sua psiche a causa mia e del felice annuncio, la sanerà-salverà.
Cosa infatti giova all’uomo guadagnare il mondo intero e perdere la sua psiche;
cosa infatti darebbe un uomo in cambio della sua vita?
Chiunque perciò si vergognerà di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice,
anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi.
E diceva a loro: Amen dico a voi che ci sono alcuni qui dei presenti
che non gusteranno affatto la morte finché non vedano il regno di Dio venuto con potenza.
Mc 8,34 - 9,1
Desiderata
Manoscritto del 1692 trovato a Baltimora nell'antica Chiesa di San Paolo
Procedi con calma tra il frastuono e la fretta e ricorda quale pace possa esservi nel silenzio.
Per quanto puoi, senza cedimenti, mantieniti in buoni rapporti con tutti.
Esponi la tua opinione con tranquilla chiarezza e ascolta gli altri:
pur se noiosi ed incolti, hanno anch’essi una loro storia.
Evita le persone volgari e prepotenti: costituiscono un tormento per lo spirito.
Se insisti nel confrontarti con gli altri rischi di diventare borioso ed amaro,
perché sempre esisteranno individui migliori e peggiori di te.
Godi dei tuoi successi e anche dei tuoi progetti.
Mantieni interesse per la tua professione, per quanto umile:
essa costituisce un vero patrimonio nella mutevole fortuna del tempo.
Usa prudenza nei tuoi affari, perché il mondo è pieno d’inganno.
Ma questo non ti renda cieco a quanto vi è di virtù:
molti sono coloro che perseguono alti ideali e dovunque la vita è colma di eroismo.
Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli affetti.
Non ostentare cinismo verso l’amore, perché,
pur di fronte a qualsiasi delusione e aridità, esso resta perenne come il sempreverde.
Accetta docile la saggezza dell’età, lasciando con serenità le cose della giovinezza.
Coltiva la forza d’animo, per difenderti nelle calamità improvvise.
Ma non tormentarti con delle fantasie: molte paure nascono da stanchezza e solitudine.
Al di là d’una sana disciplina, sii tollerante con te stesso.
Tu sei figlio dell’universo non meno degli alberi e delle stelle, ed hai pieno diritto d’esistere.
E, convinto o non convinto che tu ne sia,
non v’è dubbio che l’universo si stia evolvendo a dovere.
Perciò sta in pace con Dio, qualunque sia il concetto che hai di Lui.
E quali che siano i tuoi affanni e aspirazioni, nella chiassosa confusione dell’esistenza,
mantieniti in pace col tuo spirito.
Nonostante i suoi inganni, travagli e sogni infranti,
questo è pur sempre un mondo meraviglioso.
Sii prudente. Sforzati d’essere felice.
Pensiero del giorno:
Spenditi del tutto e con amore in ciò che fai,
senza paura di non reggere:
la forza ti verrà data.
Cattedra di San Pietro apostolo
Oggi la Chiesa celebra la festa della peculiare missione affidata da Yeshua a Pietro. Nel giorno in cui i Romani erano soliti fare memoria dei loro defunti, si venera la sede della nascita al cielo di quell’apostolo che trae gloria dalla sua vittoria sul colle
Vaticano ed è chiamata a presiedere alla comunione universale della carità (dal Martirologio Romano).
In realtà la storia ci ha tramandato l'esistenza di due cattedre dell'Apostolo: prima del suo viaggio e del suo martirio a Roma, la sede del magistero di Pietro fu infatti identificata in Antiochia. E la liturgia celebrava questi due momenti con due date diverse: il 18 gennaio (Roma) e il 22 febbraio (Antiochia). La riforma del calendario le ha unificate in un’unica festa per mettere in rilievo la missione di maestro e di pastore conferita da Cristo a Pietro, da lui costituito, nella sua persona e in quella dei successori, principio e fondamento visibile dell'unità della Chiesa (dal Messale romano).
La cattedra è il seggio fisso del sommo pontefice e dei vescovi. È posta in permanenza nella chiesa madre della diocesi che, per questo motivo, prende il nome di "cattedrale" ed è il simbolo dell'autorità del vescovo e del suo magistero ordinario nella Chiesa locale. La cattedra di S. Pietro indica quindi la sua posizione preminente nel collegio apostolico, dimostrata dalla esplicita volontà di Yeshua, che lo ha investito del compito di "pascere" il gregge, cioè di custodire, proteggere e nutrire il nuovo popolo di Dio, la comunità-Chiesa.
Pietro infatti, dopo l'ascensione, comincia a svolgere il ruolo di pastore. Presiede alla elezione di Mattia e parla a nome di tutti, sia alla folla accorsa ad ascoltarlo davanti al cenacolo, nel giorno della Pentecoste, sia più tardi davanti al Sinedrio. Lo stesso Erode Agrippa è consapevole di infliggere un duro colpo alla Chiesa nascente con l'eliminazione del suo capo.
Ora mentre la presenza di Pietro ad Antiochia risulta in maniera incontestabile dagli scritti neotestamentari, la sua venuta a Roma nei primi anni dell'impero di Claudio non ha prove altrettanto evidenti. Tuttavia lo sviluppo del cristianesimo nella capitale dell’Impero, attestato dalla lettera di San Paolo ai Romani scritta intorno all’anno 57, non si spiegherebbe senza la presenza di un missionario di primo piano. Al di là della data, la venuta e la morte di S. Pietro a Roma, sono ora riconosciute universalmente da studiosi anche non cattolici.
Lo attestano in maniera storicamente inoppugnabile gli scavi intrapresi nel 1939 per ordine di Pio XII nelle Grotte Vaticane, sotto la Basilica di S. Pietro.
Per Pietro e i suoi successori oggi risuonano molto forti le espressioni di Yeshua a Cesarea di Filippo: Sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non l’hanno rivelato a te né la carne né il sangue, ma il Padre mio, quello nei cieli. Per gli inviati di Dio, fedeli annunciatori della Parola, testimoni della vita di risurrezione, è fondamentale il distacco dai legami di sangue, dal passato, dalle tradizioni, dal luogo di origine.
Va’ dietro di me Satana! Mi sei di inciampo perché non pensi le cose di Dio ma degli uomini. Per gli inviati di Dio, fedeli annunciatori della Parola, testimoni della vita di risurrezione è determinante non scendere mai a compromessi con la mentalità del mondo, fatta di interessi e soprusi contro il popolo di Dio. Perché questo spodesta ogni successore di Pietro da quella cattedra.
Vangelo del giorno
Giunto poi Yeshua nelle parti di Cesarea di Filippo interrogava i suoi discepoli dicendo:
Gli uomini chi dicono essere il Figlio dell’uomo?
Essi allora gli dissero: Alcuni Giovanni l’Immergitore, altri poi Elia, altri poi Geremia o uno dei profeti.
Dice a loro: Ma voi chi dite che io sia?
Rispondendo allora Simon Pietro disse: Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente.
Allora rispondendo Yeshua gli disse: Sei beato, Simone, figlio di Giona,
perché non l’hanno rivelato a te né la carne né il sangue, ma il Padre mio, quello nei cieli.
E io allora dico a te che tu sei Pietro e su questa pietra costruirò la mia chiesa
e le porte dell’Ade non prevarranno contro di essa.
A te darò le chiavi del regno dei cieli e qualsiasi cosa leghi sulla terra sarà legata nei cieli,
e qualsiasi cosa sciolga sulla terra sarà sciolta nei cieli.
Allora comandò ai discepoli che non dicessero a nessuno che egli è il Cristo.
Da allora Yeshua cominciò a mostrare ai suoi discepoli che è necessario per lui andare a Gerusalemme e soffrire molte cose dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi ed essere ucciso e risorgere il terzo giorno.
Ed avendolo preso con sé, Pietro cominciò a rimproverarlo dicendo:
Dio sia misericordioso con te, Signore; questo non ti accadrà affatto.
Egli allora essendosi voltato disse a Pietro: Va’ dietro di me Satana!
Mi sei di inciampo perché non pensi le cose di Dio ma degli uomini.
Mt 16,13-23
Preghiera di don Tonino Bello
Spirito di Dio, fa della tua Chiesa
un roveto che arde di amore per gli ultimi.
Alimentane il fuoco col tuo olio,
perché l'olio brucia anche.
Dona alla tua Chiesa tenerezza e coraggio,
lacrime e sorrisi.
Rendila spiaggia dolcissima
per chi è solo e triste e povero.
Disperdi la cenere dei suoi peccati.
Fa' un rogo delle sue cupidigie.
E quando, delusa dei suoi amanti,
tornerà stanca e pentita a Te,
coperta di fango e di polvere dopo tanto camminare,
credile se ti chiede perdono.
Non la rimproverare.
Ma ungi teneramente le membra
di questa sposa di Cristo
con le fragranze del tuo profumo e con l'olio di letizia.
E poi introducila,
divenuta bellissima senza macchie e senza rughe,
all'incontro con Lui
perché possa guardarlo negli occhi senza arrossire,
e possa dirgli finalmente: "Sposo mio”.
Amen.
Pensiero del giorno
Chi non perdona è prevedibile, chi è prevedibile è controllabile, chi è controllabile non è libero.
Ecco cosa perdi quando scegli di non perdonare!
Settima Domenica del Tempo Ordinario - anno C
Yeshua, dopo essersi rivolto ai discepoli e ai loro persecutori, annunciando le Beatitudini, ora parla a tutti coloro che lo ascoltavano.
Le parole sono parole elevate, fanno risplendere un modello alto, maturo ed evoluto di uomo. Per essere così bisogna aver fatto un ottimo cammino. Sono modalità d’essere di arrivo, perché in partenza nessuno è così, in quanto tutti siamo presi dai nostri narcisismi, dalle nostre pretese e aspettative nei confronti degli altri. Queste parole non rivelano ciò che siamo ma ciò che possiamo essere.
Esse vengono dopo le Beatitudini per il semplice motivo che se non si è capito che essere poveri, aver fame, piangere, essere perseguitati è un valore, una tappa inevitabile del cammino di crescita, non si possono vivere dimensioni ancora più grandi ed avanzate. Essere poveri significa mantenersi liberi, imparando il valore del non attaccamento, del non possesso. Aver fame e avere sete insegna il valore della mancanza, di saper stare senza una cosa senza dover compensare con droghe, cose da fare, pensieri… Essere nel pianto è crescere nel valore della sensibilità, del sentire il dolore e la sofferenza del mondo, propria e altrui. Essere perseguitati significa rimanere sulla strada scelta, perseguendo i valori in cui si crede, aldilà di quello che gli altri vogliono o dicono. Perché bisogna amare i nemici? Perché solo l’amore gratuito, disinteressato, è vero amore, che ci fa essere veri figli di Dio.
Il passo è diventare misericordiosi come il Padre che fa sorgere il suo sole su cattiva e ingiusti, perché l’amore dipende dal nostro cuore intimo e mai dall’altro che è sempre esterno a noi.
E non giudicate e non sarete giudicati affatto; e non condannate e non sarete condannati; assolvete e sarete assolti, date e sarà dato a voi; daranno nel vostro grembo una misura bella, pigiata, scossa, traboccante; infatti con la misura con cui misurate vi sarà misurato.
Per la legge di risonanza la misura di ciò che si dà crea la misura di quello che si riceverà. Per questo come dice San Francesco quando si ama si è amati, quando si perdona, si è perdonati e quando si dà si riceve sempre, anche se non sempre da chi vorremmo noi.
Perciò quando decidi di fare una cosa, non chiederti mai quale sarà il guadagno. Falla e basta!
Metti a tacere tutte le voci che chiedono e pretendono e imparerai che più dai e più riceverai. Perché ciò che fai agli altri lo fai anche a te. Quando ami gli altri ami anche te, e nel tuo cuore, avrai tutto il tuo amore e anche il loro: ciò che si riceve sarà sempre di più di ciò che si dà.
Tuttavia dare per avere di più funziona solo nel regno dello spirito, perché il mondo questa legge non la può e non la vuole proprio conoscere.
Vangelo del giorno
Ma a voi che ascoltate dico: amate i vostri nemici, bene fate a chi vi odia, benedite chi vi maledice, pregate per quelli che vi calunniano.
A chi ti colpisce sulla guancia porgi anche l’altra, e a chi ti prende il mantello non negargli anche la tunica.
A chiunque ti chiede dà, e a chi ti toglie le tue cose non ridomandare, e come volete che gli uomini facciano a voi, fate loro similmente. E se amate chi vi ama, che grazia è a voi
Anche i peccatori amano chi li ama.
E se fate del bene a chi vi fa del bene, quale grazia è a voi?
Anche i peccatori fanno la stessa cosa.
E se prestate a coloro dai quali sperate di ricevere, quale grazia è a voi?
Anche i peccatori prestano ai peccatori per ricevere le uguali cose.
Invece amate i vostri nemici e fate del bene e prestate senza niente sperare in contraccambio: e la vostra ricompensa sarà molta, e sarete figli dell’Altissimo perché egli è buono sugli ingrati e sui malvagi.
Diventate misericordiosi così come anche vostro Padre è misericordioso.
E non giudicate e non sarete giudicati affatto; e non condannate e non sarete condannati; assolvete e sarete assolti, date e sarà dato a voi; daranno nel vostro grembo una misura bella, pigiata, scossa, traboccante; infatti con la misura con cui misurate vi sarà misurato.
Lc 6,27-38
Preghiera
Signore, aiutami a recuperare consapevolezza
per vederti in tutto ciò che ricevo e dono attraverso la vista, l’udito e il tatto.
Fa’ che io percepisca con gli occhi dell’amore
affinché ti trovi ovunque vada e ti veda in ogni cosa ed essere creati.
Aiutami a vederti in ogni cellula del corpo,
in ogni emozione della mente, in ogni persona che incontro.
Aiutami a riconoscerti nella pioggia, nei fiori, nell’acqua, negli animali, nelle farfalle.
Tu sei ovunque e io sono uno con te:
aiutami a diventare consapevole di questa verità.
Aiutami, Signore, a resistere alla tentazione di credere alle menzogne
che soffocano l’espressione dell’amore che mi abita.
Dammi la forza di rimanere radicato in me
di fronte alla tentazione di cedere alle lusinghe degli altri
che mi spostano dal mio baricentro e dal mio compito di vita.
Aiutami a far sì che tutto ciò che compio e dico
sia espressione della bellezza che è nel mio cuore.
Che io possa diventare sempre più consapevole
dell’immensità e dell’armonia di tutto ciò che mi circonda
e imparare a lodare e ringraziare per quello che vibra nello spazio
e dentro ognuno di noi.
Amen.
Pensiero del giorno
Possiamo diventare tutti messaggeri di Dio,
se cessiamo di temere l’uomo e cerchiamo solo la Verità.
San Gregorio di Narek
San Gregorio di Narek nacque ad Andzevatsik (Armenia) intorno all’anno 950, in una famiglia di letterati, che favorirono la sua formazione culturale. Ancor giovane entra nel Monastero di Narek (Armenia), dove esisteva una celebre scuola di Sacra Scrittura e di Patristica: qui trascorre tutta la sua vita, ricevendo l’ordine sacerdotale e riuscendo a raggiungere le vette della santità e dell’esperienza mistica, dando dimostrazione della sua sapienza in vari scritti teologici.
È interessante anche l’impegno con cui cerca di respingere le tendenze ereticali della setta dei Thondrakiani, subendo a sua volta da essi vari attacchi e calunnie anche in ambito dottrinale.
Già in vita, è circondato da fama di santità e di miracoli e viene ritenuto uomo di grande dottrina e di intensa spiritualità. Nel 1003 scrive Il Libro della Lamentazione, la sua opera più nota. Torna alla casa del Padre nel 1005, nel Monastero di Narek, dove viene anche sepolto. La sua tomba diventa subito meta di pellegrinaggi da parte dei fedeli e la sua memoria rimane in grande onore e venerazione presso il popolo, anche dopo la conquista dell’Armenia da parte dei turchi nel 1071.
Purtroppo durante i massacri degli anni 1915-1916, vengono distrutti sia il Monastero che la sua tomba.
Il nome di Gregorio di Narek viene così introdotto nel calendario liturgico della Chiesa Armena e la sua festa, fissata al 27 febbraio è ricordata anche nel Martyrologium Romanum, dove il monaco viene presentato come santo, come grande mistico e come “doctor Armenorum”.
La profondità delle sue idee teologiche, la novità e l’originalità del suo pensiero e il vigore della sua dottrina dogmatica e mistica gli hanno assicurato una crescente popolarità, tanto da equipararlo agli antichi Padri della Chiesa.
Vangelo del giorno
Chiunque infatti vi dia da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, amen vi dico che non perderà affatto il suo salario.
Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli appendesse una pietra da mulino al collo e fosse gettato in mare.
E se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare monco nella vita che andare con tutte e due le mani nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.
E se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che essere gettato con tutti e due i piedi nella Geenna.
E se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo, è meglio per te entrare con un occhio solo nel regno di Dio, che essere gettato con tutti e due gli occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si spegne.
Ciascuno infatti sarà salato col fuoco. Buono il sale: ma se il sale diventa insipido, con cosa lo condirete?
Abbiate sale in voi stessi e state in pace gli uni con gli altri.
Mc 9,41-50
Preghiera
Passi quest’ora in cui ci nascondiamo dietro la nudità
e tremiamo come la stella del mattino,
in cui il sangue è più lento
e il silenzio meno leggibile.
Passi quest’ora di occhi senza luce e di passi vacillanti
mentre il desiderio di vita batte e si rivolta nel petto.
Passi quest’ora di febbre,
piena d’incoerenza di volti e di parole,
si sleghino i nodi e la via divenga nuda.
Passi quest’ora in cui il nostro cuore tormentato trema senza cedere
e divenga disponibile a lasciarci trovare, a consegnarci.
Amen.
Pensiero del giorno
L’originalità dell’uomo consiste nel fatto di essere libero
e il suo fascino nell’essere se stesso.
Ottava Domenica del Tempo Ordinario - anno C
Le parole di oggi di Yeshua trascendono il singolo fatto e diventano delle procedure di vita universali per tutti in ogni fatto e con ogni persona.
Per farlo il Signore si serve della parabola, di un’immagine che chiede all’interlocutore di andare oltre il contenuto, ovvero al significato, a ciò che vuol dire. La parabola è inserita in un discorso con varie parabole (ciechi, maestro-discepolo, trave-pagliuzza, albero buono), dove viene messo in luce il pericolo di sentirsi superiori, di più degli altri, per ruolo, per conoscenza, per posizione per cui si crede di essere guide o maestri, si giudica gratuitamente chiunque (trave-pagliuzza) e soprattutto si pretendono frutti buoni quando si è alberi cattivi.
La parabola ci presenta due persone cieche, non sono sullo stesso piano. Infatti uno è cieco e, quindi, consapevole della sua condizione si lascia guidare; l’altro, invece, pur essendo cieco, pensa di vederci e si pone come guida dell’altro. Il termine fosso (bothimos in greo, sheol in ebraico), dove inevitabilmente finiscono entrambi, nella Bibbia è sempre associato a situazioni negative (prigionie, sepolcri).
Ora se colleghiamo la parabola a ciò che la precede: “Non giudicare” (Lc 6,37), il senso che ne deriva è: “Chi giudica è un cieco che crede di vederci!”. Se la riferiamo all’espressione: “Il discepolo non è più del maestro”, il senso diventa: “Chi si crede chissà chi, è cieco perché si crede superiore agli altri”. Arroganza e presunzione sono due mali insiti in quell’umanità che si è convinta di saper indicare a tutti la via della salvezza.
Pigrizia e dipendenza sono i mali di chi invece si lascia condurre e guidare da altri a cui si affida un certo potere sulla propria persona. Il vero maestro non deve tanto insegnare il sapere, ma l’amore per il sapere. Perché non può sostituirsi a nessuno.
Allora ecco alcune indicazioni per vivere la vita in modo più aderente alla realtà
1. Prima di dire qualsiasi cosa è fondamentale osservare se ci vedi chiaramente.
2. Il metro con cui giudichi gli altri applicalo anche a te stesso.
3. Pagliuzza e trave stanno a indicare forme di giudizio diversi, ma di base indicano che guardi poco al tuo e tanto e fin troppo negli altri. Quello che condanni negli altri è nient’altro ciò che ti abita. Hai bisogno di vedere il male/limite degli altri (pagliuzza) perché attutisce ciò che non vuoi vedere dentro di te. Altro non è che una proiezione.
Portare il giudizio non serve mai. Solo l’amore può cambiare le cose.
L’albero è l’intimo dell’uomo e i suoi frutti sono le parole che escono da lui. La parabola rivela che in base a ciò che uno dice si capisce cos’ha dentro.
Ciò che appare all’esterno altro non è che lo specchio di ciò che è dentro ciascuno di noi.
Vangelo del giorno
Disse poi loro anche una parabola: Forse può un cieco guidare un cieco?
Entrambi non cadranno in una buca?
Non c’è discepolo sopra il maestro, ma ogni discepolo quando sarà perfezionato sarà come il suo maestro.
Perché poi guardi la pagliuzza quella nell’occhio di tuo fratello, ma non consideri la trave nel tuo proprio occhio?
Come puoi dire a tuo fratello: Fratello, lascia che estragga la pagliuzza dal tuo occhio, tu che non vedi la trave che è nel tuo occhio.
Ipocrita, estrai prima la trave dal tuo occhio e allora vedrai bene per estrarre la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello.
Infatti non c’è un albero bello che fa frutto guasto, né ancora un albero guasto che fa frutto bello.
Ciascun albero è conosciuto dal proprio frutto.
Infatti non raccolgono fichi dalle spine, né vendemmiano uva dal rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del cuore porta fuori la cosa buona, e il cattivo dal cattivo tesoro porta fuori la cosa malvagia; infatti dall’abbondanza del cuore parla la sua bocca.
Lc 6,39-45
Preghiera
Quando respiriamo, quando non pensiamo,
quando in queste notti riusciamo a fissare il cielo buio
e a sentire come tutto viaggia eternamente…
Quando compiamo un’azione che non nuoce, anzi aiuta e dà gioia,
quando accarezziamo una persona addormentata,
quando coltiviamo un orto sognando di regalare i suoi frutti…
Ecco in questa piccola esistenza che ci costa fatica consiste il sogno di Dio
e il suo invito a sognarla con Lui.
Non possiamo offendere la vita piccola
ma solo coltivare il desiderio di una umanità più viva.
Amen.
Pensiero del giorno
Cominciare a staccarsi un po’ dalle cose permette di ritrovarsi molto più uniti tra noi
e di sentirci a nostro agio su questa terra.
San Casimiro
Casimiro nacque il 5 ottobre 1458 dalla famiglia reale di Polonia, dove fu educato religiosamente dalla madre Elisabetta d’Austria. Dopo un’adolescenza ispirata a grande pietà e austerità morale, quando aveva appena tredici anni venne eletto re d’Ungheria da alcuni magnati del regno come rivale del monarca Mattia Corvino.
Costretto a prendere possesso del regno alla testa di un esercito, dopo la riconciliazione degli ungheresi con il loro sovrano, egli rinunciò al trono, ma accettò di essere associato al governo della Polonia come reggente, mentre il padre si trovava in Lituania, dando un grande esempio di prudenza e di virtù. Successivamente rifiutò persino il matrimonio con la figlia dell’imperatore di Germania. Si dava da fare soprattutto con i poveri, i malati e i pellegrini, a tal punto che il popolo lo chiamava «il difensore degli indigenti». Egli non prendeva parte alla vita della corte, era piuttosto assiduo alla preghiera, alla lettura della Bibbia e alle funzioni sacre.
Ogni giorno recitava la supplica a Maria attribuita a San Bernardo, trascritta di suo pugno su una pergamena, la quale fu trovata sotto la sua testa all’apertura della bara nel 1604. Nel 1483 dovette trasferirsi, come altre volte, in Lituania in qualità di vice-cancelliere del granducato e fu colpito da una forma di anemia che degenerò in tubercolosi, forse perché non debitamente curata: va detto che egli non desisteva dai digiuni e dalle penitenze nonostante i molti impegni.
Lasciò questo mondo a Grodno il 4 marzo 1484. Sepolto nella cappella del castello di Vilna (Vilnius) nel 1989, le sue reliquie furono traslate nel duomo della città. Nel 1521 Leone X lo canonizzò ufficializzandone la devozione popolare, mentre nel 1621 Paolo V estese il suo culto alla Chiesa universale.
Questo principe polacco, morto a soli 25 anni e mezzo, che visse in conformità al Vangelo e in castità, ha un particolare valore emblematico per due nazioni cattoliche come la Polonia e la Lituania che lo venerano come patrono.
Vangelo del giorno
Pietro gli cominciò a dire: Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito.
Yeshua dice: Amen, vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato
casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi
a causa mia e del gioioso annuncio,
che non riceva cento volte tanto ora, in questo tempo,
in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni,
e nel tempo futuro la vita eterna.
Ma molti da primi saranno ultimi e gli ultimi primi.
Mc 10,28-32
Preghiera
Padre buono apri il nostro cuore all’accoglienza di Yeshua, tuo figlio.
Tacciano tutte le voci intorno e dentro di noi:
nel silenzio possiamo cercarlo.
Si smorzino le ansie e le tensioni che ci agitano:
nella pace Egli si fa trovare!
Spoglia il nostro cuore di tutte le umane certezze
e riempilo d’amore, di Te!
Libera la nostra mente e attirala alla Tua verità.
Benedici questa vita e benedici ognuno di noi.