Tempo di Avvento

Inizia l’avvento il tempo dell’attesa, una dimensione che, in realtà, attraversa trasversalmente tutta la nostra vita. Ad-ventus vuol dire letteralmente qualcosa che viene incontro, che sta venendo verso di noi. Sapremo accogliere questo dono di Dio e della Vita?
 

La parola Avvento richiama anche un’altra parola: avventura. L’avventura richiama il Nuovo che ci sconvolge e ci invita a iniziare un percorso con Lui.
Questo tempo può essere scandito nelle sue tappe ricorrendo al segno della corona d’Avvento.
 

Testimonianze antiche rivelano che presso i popoli germanici precristiani, durante i giorni freddi di dicembre, venivano accese delle candele poste in ghirlande. In Scandinavia durante l’inverno venivano accesi dei ceri collocati intorno ad una ruota chiamata "ruota della terra", che veniva fatta girare verso il sole. Solo nel medioevo i cristiani cominciarono ad adottare questa tradizione usando le candele per prepararsi spiritualmente all'arrivo del Natale.

La corona dell'Avvento così come la conosciamo nasce nel diciannovesimo secolo ad Amburgo, in Germania, con il pastore protestante Johann Hinrich Wichern che inizialmente voleva far costruire delle candele ai ragazzi senza casa per poi venderle e dar loro un aiuto. Dal 1850 la sala oratoria del Rauhen Haus, la casa di rieducazione per adolescenti fondata da questo noto teologo evangelico, veniva tradizionalmente illuminata con le corone dell'Avvento dotate di 24 candele. Questa prima versione prevedeva l'accensione di candele di grandi dimensioni la domenica e di piccole dimensioni nei giorni feriali. Nel 1860 anche l'orfanotrofio di Berlino viene addobbato con 24 candele poste, stavolta, su un alberello.
 

In seguito la corona dell'Avvento si diffonde nelle città della Germania del Nord, in orfanotrofi e scuole, nella versione ridotta a quattro candele da accendere una ogni domenica. Dopo la seconda guerra mondiale la tradizione si diffonde in tutta Europa.

A livello di simbologia la corona a forma circolare rappresenta l'eternità e l’unità, ma è anche il simbolo del sole, della terra e di Dio; le candele invece rappresentano la luce che ci viene regalata da Yeshua nel suo Natale.
 

L'accensione progressiva di una candela ogni domenica d’Avvento simboleggia la puntuale e graduale vittoria della Luce sul buio fino al giorno della venuta del Messia: la Luce vera che viene nel mondo per disperdere le tenebre del peccato e per irradiare la verità e l'amore di Dio. Al centro della corona può essere posta anche una quinta candela da accendere nel giorno di Natale, o più comunemente si colloca lì il bambinello.
 

I rami sempreverdi con cui può essere addobbata la corona richiamano il desiderio del nuovo che viene. Fantasia, colore e creatività completano il tutto.


XXXIV Domenica del Tempo ordinario - anno A
Cristo re dell’universo

Dio non giudica, Dio svela. La parabola di oggi ci provoca a partire dai bisogni dell’uomo, cercando di far comprendere che l’amore è molto concreto. Per questo non ci sarà un giudizio sui nostri desideri e propositi, nemmeno su quello che avremmo voluto fare se solo avessimo avuto tempo e possibilità… non ci sarà un giudizio sulle nostre buone intenzioni, ma su quello che abbiamo fatto e agito, anzi ne vedremo più semplicemente le conseguenze, perché la posizione del regno dei cieli e ben diversa da quella del mondo. È certamente importante capire cosa ci passa per la testa, ma non possiamo passare tutta la vita a pensare!
 

In questo senso entrambi i gruppi del racconto pongono una domanda al re: Quando? Ciò significa che nessuno si è mai accorto di amare Dio o di stare dalla sua parte. Questo perché non ha capito che agire per amore dell’uomo e della vita è la via preferenziale per imparare ad amare Dio.
 

Tuttavia coloro che stanno alla destra, dalla parte della consapevolezza, si sono lasciati coinvolgere dagli appelli dell’umanità e hanno dato una risposta viva, vera, pronta ed efficace, mentre quelli che si trovano alla sinistra non si sono accorti nemmeno della domanda che la vita, attraverso le persone, stava ponendo loro.
 

Questo Vangelo ci invita anche a dedicare tempo e spazio alla soddisfazione dei nostri bisogni fondamentali: se non mi so prendere cura di me stesso, difficilmente riuscirò a farlo con gli altri.

Abbiamo così bisogno di ricevere amore che arriviamo a elemosinarlo, a diventare addirittura ridicoli pur di sentirlo. Abbiamo bisogno di sentirci accolti, perché sentirsi soli fa mantenere tutto dentro di noi. Abbiamo bisogno di fare spazio nel cuore, di permettere a qualcuno di entrarci, di sentirci profondamente amati e cercati per poi fare luce sulle nostre ombre. Dobbiamo imparare a chiedere aiuto perché da soli non si va da nessuna parte. In altre parole amare è dare ascolto ai propri bisogni.
 

Quando Signore?
Dove Signore?
Perché Signore?
Come Signore?
Ogni volta che dai ascolto ai tuoi e altrui bisogni sei parte viva del regno dei cieli già qui su questa terra.


 

Vangelo del giorno

Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria e con lui tutti gli angeli,
allora siederà sul trono della sua gloria,
e saranno riunite davanti a lui tutte le nazioni,
e separerà gli uni dagli altri come il pastore separa le pecore dai capri;
e porrà le pecore alla sua destra e i capretti invece alla sua sinistra.

Allora dirà il re a quelli alla sua destra: Venite benedetti dal Padre mio,
ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.
Poiché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e mi avete dissetato, ero straniero e mi avete accolto,
nudo e mi avete vestito, sono stato malato e siete venuti da me,
ero in carcere e siete venuti da me.

Allora gli risponderanno i giusti dicendo: Signore quando ti abbiamo visto affamato
e ti abbiamo nutrito o assetato e ti abbiamo dissetato?
Quando poi ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto o nudo e ti abbiamo vestito?
Quando poi ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti da te?
E il re rispondendo dirà loro: Amen, vi dico:
quanto avete fatto a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me.

Allora dirà a quelli della sua sinistra: Andatevene da me,
maledetti, nel fuoco eterno preparato per il diavolo e i suoi angeli.
Poiché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e non mi avete dissetato, ero straniero e non mi avete accolto,
nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi siete venuti a visitare.

Allora anch’essi risponderanno dicendo: Signore, quando ti abbiamo visto affamato
o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?

Allora risponderà loro dicendo: Amen, vi dico:
quanto non avete fatto a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, non lo avete fatto neppure a me.
E questi andranno al castigo eterno, mentre i giusti alla vita eterna.

Mt 25,31-46


 

Preghiera

Quando ascolto il respiro e non mi perdo nei pensieri,
quando fisso il cielo per accorgermi che tutto viaggia eternamente,
quando compio un’azione che non nuoce ma ricama bellezza,
quando accarezzo una persona senza chiedere il contraccambio,

quando coltivo un orto sognando di regalarne i frutti,
riesco a scorgere, in questa piccolezza che mi costa un po’ di fatica,
il sogno di Dio e il suo invito a costruirlo con Lui.

Quando ricomincio dopo un errore,
quando tolgo le serrature dalle porte,
quando ascolto la voce dei bambini,
quando lascio che il cuore si esprima con un gesto gentile,

quando benedico perché mi sento immerso nell’amore e nella gioia,
sto imparando a non offendere la vita piccola
per coltivare il desiderio di un’umanità più umana.

Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace quaggiù sulla terra,

oggi e sempre.
Amen.

Sant’Andrea apostolo

Andrea, il primo chiamato da Yeshua, nato intorno al 6 a.C. è il fratello di Simon Pietro cfr. Marco 1,16. Cresce nella “casa del pescatore”, significato del nome Betsaida, città posta sulla costa settentrionale del mare di Galilea: non a caso i due fratelli sono pescatori. Sicuramente Betsaida al tempo ospitava una numerosa comunità greca e questo spiegherebbe la locale diffusione di nomi ellenici, quale appunto Andrea.
 

Matteo evangelista racconta che Andrea è figlio di Giona cfr. Mt 16,17 o, altrimenti detto, Giovanni cfr. Gv 1,40-42. Diventa dapprima discepolo di Giovanni l’Immergitore, cosa che non ostacola affatto il suo lavoro, dopodiché incontra Yeshua su indicazione del “più grande tra i nati di donna” cfr. Giovanni 1,35-42 e decide di seguirlo e, in seguito alla chiamata, di diventare "pescatore di uomini” cfr. Mt 16,17. Andrea coinvolge il fratello Simon Pietro prima all’incontro e poi alla sequela del Maestro di Nazareth. Per un po’ di tempo i due condivideranno con Yeshua la stessa casa a Cafarnao all’inizio della sua vita pubblica cfr. Marco 1,21-29.
 

Andrea nel Vangelo è presente in alcune importanti occasioni: durante la moltiplicazione dei pani scorge il ragazzo che, mettendo a disposizione i cinque pani d’orzo e i due pesci, contribuisce al segno che sfamerà cinquemila uomini cfr. Gv 6,8; con l’apostolo Filippo porta un gruppo di greci a conoscere il Maestro, ricevendo in cambio una grande procedura di vita cfr. Gv 12,22. Insieme a Pietro, Giacomo e Giovanni, con cui costituisce il gruppetto degli amici di Yeshua, si trova sul monte degli Ulivi dove “in disparte” interroga il Maestro sui segni degli ultimi tempi cfr. Marco 13,3. Infine Andrea compare nel primo capitolo degli Atti con gli altri apostoli diretti a Gerusalemme, al cenacolo, dopo l’Ascensione del Signore.
 

La Scrittura non dice altro di lui, mentre ne parlano alcuni testi apocrifi, come gli Atti di Andrea citati da Gregorio di Tours. Nonostante questi scritti appaiano tra i libri rigettati dalla chiesa nel Decretum Gelasianum di papa Gelasio I, uno di questi, datato II secolo, afferma che Andrea ha addirittura incoraggiato Giovanni a scrivere il suo Vangelo. Scritto in lingua copta, il testo contiene anche questa benedizione di Yeshua all’apostolo: Tu sarai una colonna di luce nel mio regno, in Gerusalemme, la mia città prediletta. Amen.
 

Lo storico Eusebio di Cesarea (ca. 265-340) scrive che Andrea va a predicare il Vangelo in Asia Minore e in Scizia, una regione tra il Danubio e il Don, lungo il Mar Nero, ovvero nella Russia meridionale. Predica anche nelle zone limitrofe al Ponto Eusino, in Cappadocia, Bitinia e Galazia. Passato in Grecia, si mette alla guida dei cristiani di Patrasso, in Acaia. Qui, dopo aver fatto abbracciare a molti la verità del Vangelo, incappa nell’idolatra proconsole Egea, che lo condanna a morte dopo averlo messo in prigione, proprio perché predicava un’altra religione. Subisce il martirio per crocifissione nell’anno 60 o 64, sotto il regno di Nerone: appeso con funi a testa in giù, a una croce decussata a forma di X, a braccia uguali, detta poi “croce di Sant’Andrea”, sceglie questo tipo di morte dichiarando che mai avrebbe osato eguagliare il Maestro nel martirio.
 

Sant'Andrea oltre ad essere il patrono di Patrasso, della Scozia e della Russia, lo è anche della Romania in quanto, secondo il ricercatore George Alexandrou, avrebbe trascorso venti anni nei territori dei Daco-Romani, all’interno di una caverna nei pressi del villaggio di Ion Corvin. Secondo la tradizione egli è anche il fondatore della sede episcopale di Bisanzio (Costantinopoli), dal momento che l'unico vescovato dell'area asiatica al tempo era quello di Eraclea. La diocesi si svilupperà successivamente nel Patriarcato di Costantinopoli e Andrea verrà riconosciuto come santo patrono della sede episcopale.
 

Proprio per questa ragione, nel 357 i resti dell’apostolo vengono portati a Costantinopoli dall’imperatore Costanzo desideroso di avere nella città imperiale le sue reliquie per vantare su Roma un titolo di onore; ma il capo, tranne un frammento, resta a Patrasso. Nel 1206, durante l’occupazione di Costantinopoli durante la quarta crociata, il legato pontificio cardinale Capuano, di Amalfi, trasferisce le reliquie in Italia, nel duomo della sua città. Quando nel 1460 i Turchi invadono la Grecia, il capo dell’Apostolo viene portato da Patrasso a Roma, dove sarà custodito in San Pietro per cinque secoli fino al 1964, quando papa Paolo VI farà restituire la reliquia alla Chiesa di Patrasso e al patriarca ortodosso di Atene come gesto di apertura sulla strada dell’ecumenismo.
 

Sant’Andrea è considerato un santo miroblita in quanto il suo corpo, prima e dopo la morte, emanava una fragranza o lasciava colare dell’olio profumato. Sant’Andrea è considerato il patrono dei macellai, dei cordai, dei pescatori e dei pescivendoli.


 

Vangelo del giorno

Poi, camminando presso il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone detto Pietro e Andrea suo fratello, gettare le rete nel mare; erano infatti pescatori.
E dice loro: Venite dietro di me e vi farò pescatori di uomini.
Ora essi subito, lasciate le reti, seguirono Lui.

E, andato oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, nella barca con Zebedeo, loro padre, a riassestare le loro reti e li chiamò.
Allora essi subito, lasciata la barca e il loro padre, seguirono Lui.

Mt 4,18-22


 

Preghiera

Sant’Andrea, primo chiamato tra i discepoli,
nel fervore del tuo amore hai seguito l’Agnello
che porta su di sé e toglie il peccato del mondo,
anche noi vogliamo trovare e seguire il Salvatore,
cogliendo tra le righe della vita la sua chiamata,
abbandonando le cose del mondo
per essere a servizio della Bella e Gioiosa Notizia.

Sant’Andrea, testimone oculare del Signore,
che con amabile tatto hai saputo contagiare e condurre Pietro
davanti al volto di Yeshua,
desideriamo con te seguire prontamente le divine ispirazioni,
trasmettere per contagio la verità, senza mai forzare la mano,
in modo da ricondurre a Dio i figli dispersi, ingannati e delusi

accettando le contrarietà e gli ostacoli del mondo
e perseguendo la via per entrare nel regno dei cieli.

Sant’Andrea, servitore del Logos,
che con un’intensa predicazione della Parola,
hai illuminato le menti e scosso i cuori della gente
vogliamo pregare per la chiesa, di questi tempi,
spesso rinunciataria e poco coraggiosa
di fronte agli eventi attuali e spesso contraddittori,
perché possa tornare a pensare secondo Dio
e non più, in modo perverso e satanico, secondo gli uomini.

Sant’Andrea, martire di Dio,
che coraggiosamente sei andato incontro alla croce

sulla quale sei stato confitto,
abbiamo bisogno di sovrabbondare di Grazia divina
per imparare ad accettare il male nel mondo,
senza combattere, piuttosto seminando il bene e il bello,
per vivere sulla terra la gioia del cielo.

Amen.

Prima Domenica di Avvento

Accensione del primo cero

 

La prima luce dell’Avvento ci invita a vegliare perché il giorno del ritorno del Signore sta per giungere e arriva sempre, da ogni parte, in ogni situazione.

Vegliare significa non dimenticare mai che la vita è un viaggio, che siamo provvisori, che l’orizzonte ultimo non è dove i nostri occhi arrivano, ma più in là dove ci ha pensati il Padre; prendere le misure giuste, non sbagliare la prospettiva, non illuderci di essere arrivati; considerarci tutti come parti dell’Infinito che è Sempre Presente, vivere bene l’oggi per gustare meglio il domani; considerare tutti gli altri (amici, familiari, colleghi…) semplicemente come compagni di viaggio e non come guide; valutare la salute, il lavoro, i soldi, il divertimento come mezzi utili, ma non indispensabili per il cammino; capire che possiamo sempre cambiare qualcosa del nostro modo di pensare per poter raggiungere con gioia la meta. Tutto ciò richiede spazio e movimento come dimensioni indispensabili per sentirsi liberi: quando si è fermi non si è mai in attesa, ma si vive solo di aspettative che altri ci hanno cucito addosso.

Sì, Dio ritorna tra noi, stavolta non come uno di noi e soprattutto proprio lì dove l’uomo non lo avrebbe mai aspettato. Viene e lo farà presto! Ora è tempo di svegliarsi e di non farsi più prendere dal sonno della paura e dell’indifferenza perché accoglierlo non significa fermarsi a guardare le stelle del cielo, ma compiere azioni nuove con ordine, metodo, avvedutezza e un briciolo di creatività.

 

Vangelo del giorno

Guardate, vegliate; non conoscete infatti quando è il tempo.
Come un uomo, che partito per un viaggio, ha lasciato la sua casa e ha dato ai suoi servi il potere, a ciascuno il suo compito e al portinaio ha comandato di vigilare.
Vegliate dunque, non sapete infatti quando il signore della casa verrà, o alla sera, o a metà della notte o al canto del gallo o al mattino, che egli giungendo all’improvviso non vi trovi addormentati.
Quel che dico a voi lo dico a tutti: state svegli!.

Mc 13,33-37

 

Prega cantando l’antifona del Salmo 79

Ant. Signore fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi

Stiamo vagando lontano da te, Signore Yeshua,

poiché le nostre strade sono vuote e tristi,

i nostri sogni controllati e il nostro sentire interiore piuttosto trattenuto.

Ricordaci ancora che tu sei la Via.

Ant.

Vogliamo rimetterci in viaggio per riscoprirti come Verità, Signore.

Insegnaci a guardare la vita con i tuoi occhi

per non dimenticare come essa funziona,

da dove viene e verso dove va.

Ant.

Tornare al passato fa emergere in noi sensi di colpa, paure dimenticate.

Il futuro ci inquieta e crea ansia per qualcosa che ancora non c’è.

Apri il nostro cuore, Signore, all’accettazione della Vita presente,

unica reale certezza, perché è solo nell’oggi la tua dimora.

Ant.

Vieni, Signore Yeshua, noi ti aspettiamo.

Sappiamo che sei luce di amore, di perdono, di giustizia e di pace

al di là della tristezza, dell’egoismo, dell’invidia e del presunto potere di pochi.

Vieni e fa’ brillare la tua luce: qui, oggi, tra noi, ora!

Ant.

L’immagine di San Nicola, vescovo di Mira (Licia) nel IV secolo, viene riproposta dal mondo commerciale nelle vesti di Babbo Natale (Santa Claus nei paesi anglosassoni e Nikolaus in Germania), il vecchio buono dalla barba bianca e fluente che porta con sé una bisaccia colma di doni posta in una slitta trainata da renne.

Il culto di San Nicola si è diffuso in Europa quando le sue presunte reliquie, precedentemente trafugate da Mira da sessantadue soldati bavaresi e portate in salvo sottraendole alla profanazione degli invasori turchi, vennero traslate nella cattedrale di Bari il 9 maggio 1087.
 

Nicola, così narra la Leggenda aurea, nasce da ricche e sante persone già immerso in un clima religioso ed ecclesiale denso di fatti curiosi. Si dice che il bambino rifiutasse il latte materno il mercoledì e il venerdì, come segno di ascesi e penitenza.

San Nicola dopo essere stato elevato alla dignità episcopale da un concilio di vescovi divinamente ispirati, si prende cura del suo popolo distinguendosi soprattutto per la sua generosa carità.
 

Sembra che per evitare che un vicino, caduto in grave povertà, facesse prostituire le proprie figlie, per tre volte il Santo avesse gettato di notte una borsa piena di monete d’oro permettendo alla famiglia di risollevarsi e alle figlie di trovare un buon marito. Il suo legame con fanciulli e ragazzi si rifà a un altro episodio leggendario: egli avrebbe risuscitato tre bambini uccisi da un macellaio che voleva ottenerne fettine di carne.
 

Si narra anche che, invocato da alcuni marinai durante un’impetuosa tempesta in mare, egli sia comparso a loro sedando all’istante l’uragano in corso. Pare che proprio con i marinai avesse un conto aperto: durante una carestia era riuscito ad ottenere da una nave frumentaria una buona porzione di grano per i suoi fedeli e che il carico dell’imbarcazione fosse stato trovato completo al controllo degli esattori.

Imparare a donare e donarsi è uno dei segreti per una vita piena e ricca d’amore divino.


 

Vangelo del giorno

E avendo attraversato di là, Yeshua venne lungo il mare di Galilea, ed essendo salito sul monte sedeva là.
E si avvicinò a lui molta folla avendo con sé zoppi, ciechi, storpi, muti e molti altri e li deposero presso i suoi piedi e li guarì.
Così che la folla era stupita vedendo i muti che parlavano, gli storpi sanati e gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano e glorificavano il Dio d’Israele.
Poi Yeshua avendo convocato i suoi discepoli disse: Provo compassione per la folla perché già da tre giorni rimangono presso di me e non hanno da mangiare e non voglio rimandare loro digiuni perché non vengano meno nella strada.
E dicono a lui i discepoli: Da dove a noi in un luogo deserto pani tanto numerosi così da sfamare una folla tanto numerosa?
E dice a loro Yeshua: Quanti pani avete?
Essi allora dissero: Sette e pochi pesciolini.
E avendo ordinato alla folla di adagiarsi sulla terra prese i sette pani e i pesci e, avendo reso grazie, li spezzò li dava ai discepoli e i discepoli alla folla.
E mangiarono tutti e furono saziati e con il rimanente dei pezzi raccolsero sette ceste piene.

Mt 15,29-37


 

Preghiera

Donaci Signore il pane di ogni giorno

perché si compia sulla terra il volere del cielo:
che nessuno mai si impossessi di ciò che non gli appartiene

ed essa trabocchi di doni per tutti i suoi figli
Donaci Signore il pane di ogni giorno
nato dal grano che ha raggiunto l’altezza del cuore,
il pane che basta alla misura di una mano
ma che si moltiplica nel dono e nella preghiera.
Donaci Signore il pane di ogni giorno
quello trasformato dalla terra e dal fuoco,
perché possiamo imparare a guardare
le persone non nel loro limite
ma nel loro compimento.

Donaci Signore il pane di ogni giorno
che ci ricordi il segreto di ogni chicco della spiga:
lasciar morire ogni giorno ciò che è stato
per rinascere a vita nuova.

Donaci Signore il pane di ogni giorno
che alimenti il coraggio più grande,
quello di lasciarsi amare per imparare l’amore vero.

Donaci Signore il pane di ogni giorno
perché nel pane spezzato si costruiscono
unità, comunione e nuove possibilità
di esistere per sempre.

Amen.

Sant’Ambrogio

Ambrogio, nato a Treviri verso il 340, divenuto giovane prefetto della Liguria e dell’Emilia, era ancora catecumeno quando, per volere del popolo, ascese alla sede episcopale di Milano il 7 dicembre del 374. Anche se gli mancavano ancora le basi della religione cristiana, si dedicò da subito allo studio della Sacra Scrittura fino a possederla a fondo. Più che un intellettuale, egli era piuttosto un eccellente amministratore della comunità cristiana. Divenne padre spirituale dei giovani imperatori Graziano e Valentiniano II e del temibile Teodosio. Quest’ultimo, rimproverato dal Santo, dovette fare pubblica penitenza di espiazione per aver fatto massacrare la popolazione di Tessalonica solo per sedare una rivolta.

Ambrogio è il simbolo della Chiesa rinascente dopo gli anni sofferti del nascondimento e delle persecuzioni. Grazie alla sua mediazione la Chiesa di Roma trattò senza minima ombra di servilismo con il potere politico.

Tutta la sua comunità ebbe grande riguardo per il suo vescovo che ogni giorno aveva premura di dirigerla come pastore proponendo per essa più di un’omelia alla settimana. Assiduo ascoltatore delle sue prediche fu lo stesso Sant’Agostino che nelle Confessioni elogia l’eloquenza e il tono del vescovo di Milano.

I libri di Sant’Ambrogio non sono altro che frettolose trascrizioni e riutilizzazioni dei suoi discorsi quasi per niente riveduti. I Commentari esegetici in realtà sono la raccolta in volumi dei sermoni rivolti alla comunità milanese. Infatti questi testi presentano un tono molto familiare dove si sente il cuore palpitante del vescovo che riesce a suscitare commozione negli uditori con argomenti carichi di argomenti e di passione. Amante della musica, Ambrogio ha introdotto in Occidente il canto alternato dei Salmi e ha composto diversi inni ancor oggi utilizzati nella liturgia ambrosiana: l’obiettivo era quello di far cantare il popolo perché, come disse Agostino, Il cantare è proprio di chi ama. Sì, chi canta prega due volte, per cui uomo tu canta e cammina.

Nel suo scritto De officiis ministrorum, che ricalcava le orme del noto testo ciceroniano, dimostra come il cristianesimo sia in grado di assimilare, senza pericolo di alterare il significato del Vangelo, quei valori naturali che il mondo pagano e romano hanno saputo esprimere.

Ambrogio lasciò Milano il 4 aprile del 397 per dirigersi speditamente verso la Patria celeste.

 

 

Vangelo del giorno

Dice Yeshua: Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.

Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo profetato nel tuo nome e nel tuo nome cacciato i demoni e nel tuo nome fatto molti miracoli?

E allora protesterò loro: Mai conobbi voi. Allontanatevi da me operatori di iniquità. Ciascuno dunque che ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà simile a un uomo saggio che costruì la sua casa sulla roccia; e scese la pioggia e vennero i fiumi e soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa e non cadde: infatti era stata fondata sulla roccia.

E chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica sarà simile a un uomo pazzo-stolto che costruì la sua casa sulla sabbia; e scese la pioggia e vennero i fiumi e soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, e cadde; e la sua rovina era grande.
Mt 7,21-27


 

Preghiera

Cantiamo e camminiamo
con la pace nel cuore
e l’amore per il bello e il bene,
cantiamo e camminiamo senza mai lasciare la strada
perché tu, Yeshua, cammini con noi.

Tu sei libertà, direzione e clima,

desideri nuovi per quest’umanità ferita:

Cristo fratello, unico e reale compagno di viaggio,

guidaci verso la dimora che profuma di eternità.

In noi abita la gioia di averti accanto,
di sentirci abitati dal tuo Santo Spirito
che ci fa vivere in comunione
secondo il volere di Dio.

Tu Signore conduci ogni nostro passo,
perché tu sei la via,
con te non c’è ombra e oscurità perché tu sei verità,
in te non ha potere la morte perché tu sei vita vera.

Cantiamo e camminiamo
con la pace nel cuore
e l’amore per il bello e il bene,
cantiamo e camminiamo senza mai lasciare la strada
perché tu, Yeshua, cammini con noi, sempre.

Amen.

Immacolata concezione

La festività mariana di oggi nasce nell’XI secolo quando la festa del concepimento miracoloso di Maria da parte dei suoi genitori Gioacchino e Anna, divenne l’Immacolata Concezione. Solo nel 1854 papa Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione.

Questa solennità rivela che Maria, in vista di Cristo e della sua nascita, è stata concepita senza peccato originale. In altre parole: Dio è in Maria, e dove c’è Dio tutto è puro. Dove Cristo viene, dove Lui abita, il peccato non ha alcun potere. Ciò significa che Dio può sanare, rendere pura e immacolata ogni cosa e ogni situazione.
 

Stando al Vangelo di Luca Dio, scendendo sotto forma di Spirito nel grembo di Maria, “salva” in lei uno spazio di purità dove può far nascere suo Figlio. L’evangelista, servendosi degli strumenti che ha a disposizione, vuole affermare che Yeshua nasce da una donna, Maria, perché lei lo ha generato, ma è anche Figlio di Dio, perché quell’utero, quel grembo è “Dio”. Per cui Dio (il grembo di Maria su cui è sceso lo Spirito Santo) genera Dio (Yeshua, il Figlio di Dio).
 

Allora c’è una parte di Maria inviolata, preservata, immacolata dove il male non l’ha raggiunta. E questo vale per ognuno di noi: c’è una parte di noi dove il peccato, l’errore, il senso di colpa, la bruttezza del vivere, i traumi e le ferite non possono arrivare. Quel posto è il luogo dello spirito.

Guardare al Natale con gli occhi di Maria significa vivere l’attesa e prepararsi a una nuova nascita, non più biologica, ma spirituale per capire chi siamo per Dio e come poter diventare il compito che da sempre è stato pensato per noi nelle alte sfere celesti.



Vangelo del giorno

Ora al sesto mese fu inviato l’angelo Gabriele da Dio in una città della Galilea di nome Nazareth a una vergine sposata a un uomo di nome Giuseppe della casa di Davide, e il nome della Vergine: Maria.
Ed entrato da lei disse: Onore a te, piena di grazia, il Signore è con te!
Ella allora da questa parola fu turbata e si domandava cosa fosse questo saluto.
E le disse l’angelo: Non aver paura, Maria, hai trovato infatti grazia presso Dio.
Ed ecco concepirai in seno e partorirai un figlio e chiamerai il suo nome Yeshua.
Lui sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre,
e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli, e il suo regno non avrà fine.

Ora Maria disse all’angelo: Come avverrà questo poiché non conosco uomo?

E rispondendo l’angelo le disse: Spirito Santo verrà su di te.
E potenza dell’Altissimo ti adombrerà, e perciò colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio.
Ed ecco Elisabetta tua parente anch’essa ha concepito un figlio nella sua vecchiaia,
e questo è il sesto mese per lei che era chiamata sterile; perché nessuna parola è impossibile presso Dio.

Ora Maria disse: Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola!
E l’angelo partì da lei.

Lc 1,26-38



 

Preghiera a Maria

Maria, Madre dell’umanità,
Regina del cielo riempici della tua gioia,
colmaci della tua grazia e rendici sensibili
alla presenza del Signore
per sentirlo sempre accanto a noi.
Con te non abbiamo più paura di Dio e della sua Parola,
anzi scendono pace e serenità nei nostri cuori
mentre rispondiamo Sì a Lui, alla Vita, a noi stessi e agli altri.
Amiamo la tua presenza amorevole e benigna

che ci ricorda quanto siamo belli e preziosi agli occhi di Dio.

Vogliamo imparare da te a lodare nel canto la Trinità Santissima
e a trasformare i nostri bisogni nei desideri del Padre dei cieli,
così che la nostra preghiera diventi potente e meravigliosa.

Donna vestita di sole, vergine dell’accoglienza, porta dell’Avvento,

guarda questa umanità, sollevaci con la tua preghiera
perché la tua presenza nella nostra vita è la certezza che nulla è impossibile
per coloro che definitivamente si sono collocati, con il cuore, presso Dio.

Amen.

Seconda Domenica di Avvento

Accensione del secondo cero

 

La seconda luce dell’Avvento ci chiede con tanta saggezza e altrettanta puntualità di cambiare modo di pensare. L’universo sta piangendo perché su questo pianeta la Vita e l’Amore non sono amati. L’uomo, ingannato, è diventato un numero: ha perso il contatto e la fede nella forza del cuore, ha dimenticato la sua Fonte d’energia. E così si rotola infelice nel fango dei suoi denari e delle sue furiose sicurezze mentali, religiose, economiche e legali, senza sapienza alcuna e senza sogni divini. In questo modo la luce viene trattata come se fosse tenebra e le tenebre sono cercate e onorate come se fossero luce. Il messaggio è chiaro, la Via è un’altra. L’Immergitore, attraverso una immersione d’acqua, sta ispirando anche questa umanità a ritrovare tra le proprie strade i sentieri di Dio, il sentire divino, magari abbattendo qualche muro, spianando alcuni percorsi, coprendo alcune buche-ferite con una certa decisione e con altrettanta pace interiore per scegliere finalmente la Vita: credere è cambiare e cambiare è credere. Si tratta di credere nella Bella Notizia di Yeshua, il Cristo, Colui che è venuto a immergerci in Spirito Santo e fuoco.

Attraverso l’acqua entriamo nella vita con un nuovo modo di pensare, ma passando per il fuoco decidiamo di esserci attraverso azioni efficaci e inaspettate per il mondo.
 

Purtroppo in questo preciso momento storico è difficile credere e amare, è difficile dare credito a quelle voci che, nella notte profonda, quando anche le stelle sono coperte da nubi gonfie e pesanti, annunciano il sorgere del sole, è difficile avere fiducia nelle intuizioni del cuore… Eppure è proprio questo il tempo per sostituire certi pensieri e per cominciare ad agire in modo diverso. Convertiamo la direzione e iniziamo a credere davvero che Dio è già in azione: Egli sta spalancando altre vie nei deserti delle nostre città, ispirando uomini nuovi capaci di indicare al suo popolo l’unica verità: Yeshua, il Signore. Aderendo solamente a Lui vedremo cose che mai occhio umano vide perché nessuna parola è impossibile a Dio.



 

Vangelo del giorno

Inizio del gioioso annuncio di Yeshua, Cristo, Figlio di Dio.
Come è scritto in Isaia il profeta: Ecco invio il mio angelo davanti al tuo volto, che preparerà la tua strada.
Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la strada del Signore, fate dritti i suoi sentieri, arrivò nel deserto Giovanni l’Immergitore, che annunciava immersione di conversione per la remissione dei peccati.

E andava da lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme e venivano immersi da lui nel fiume Giordano confessando i loro peccati.
Giovanni era rivestito di peli di cammello con una cintura di pelle intorno ai fianchi e mangiava cavallette e miele selvatico.
E annunciava dicendo: Dopo di me viene il più forte di me, del quale non sono degno, chinandomi, di sciogliere il legaccio dei suoi sandali.
Io vi ho immersi in acqua, egli però vi immergerà in Spirito Santo.

Mc 1,1-8


 

Prega alternando la lettura della preghiera che segue con il canto dellantifona del Salmo 84

Ant. Mostraci Signore la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

Signore Yeshua, vieni accanto a noi come bel pastore.

Parla ancora al nostro cuore perché,

riconoscendo le frequenze divine della tua voce,

possiamo abbandonare il controllo e la paura dettati dalla nostra mente

per seguire la strada nuova da Te indicata attraverso la vita.

Ant. Mostraci Signore la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

Aiutaci, Signore, a non trattenere per noi i doni della tua bontà,

ma a trafficarli generosamente,

per colmare i vuoti creati dal possesso

ed eliminare gli inciampi del pregiudizio e della giustificazione,

di fronte alla mancanza di gratitudine e di gratuità.

Ant. Mostraci Signore la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

Signore, Tu, per cui mille anni sono come un giorno solo,

ricordaci qual è la vita che siamo chiamati a vivere.

Mostraci con la tua luce divina e potente

che le credenze in cui avevamo posto il nostro cuore

sono solo illusioni o tentativi di evasione dalla Verità

con cui i cosiddetti potenti della terra vogliono depistare l’umanità.

Ant. Mostraci Signore la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

Dio onnipotente abbi misericordia di noi,

perdona i nostri peccati e guidaci verso la vita che non conosce tramonto.

Vogliamo rimanere saldi in te

senza dar più retta a maestri improvvisati e a parole vane.

Ant. Mostraci Signore la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

 

Beata Vergine Maria di Guadalupe
 

La vicenda delle apparizioni della vergine di Guadalupe risale al 1531, quando la Madonna si manifestò ad un indio azteco, Juan Diego Cuauhtlatoatzin, per più di una volta dal 9 al 12 dicembre ai piedi del monte Tepeyac. Egli non solo si convertì al cristianesimo, ma venne addirittura canonizzato da Giovanni Paolo II il 31 luglio del 2002.
 

Maria, nelle sue apparizioni, chiese a Juan di far erigere in quel luogo un santuario in suo onore, ma quando egli riferì l’evento al Vescovo Juan de Zummarràga egli non credette alle sue parole. Nella seconda apparizione Maria disse al veggente di tornare dal Vescovo, che questa volta lo ascoltò, ma chiese una prova a conferma dei fatti. Juan Diego tornò sul colle e Maria gli promise un segno per il giorno dopo, ma il veggente l'indomani non poté recarsi sul colle a causa di uno zio ammalato. Il giorno seguente Juan Diego vide Maria lungo la strada la quale, dopo averlo rassicurato sulla guarigione dello zio, gli chiese di tornare al colle. Qui Juan Diego trovò dei fiori di Castiglia, il segno che avrebbe fatto ricredere il Vescovo, poiché si trovavano in una pietraia ed erano una tipologia floreale insolita per la stagione. Juan Diego li mise nel sua tilma (mantello) per tornare dal Vescovo. Quando Juan Diego aprì il suo mantello di fronte al vescovo, in compagnia di altre persone, per mostrare i fiori, al loro posto c’era, impressa sulla stoffa, l'immagine della Madonna, visibile da tutti. Così Juan Diego poté mostrare il luogo dove Maria aveva chiesto fosse costruito il santuario in suo onore. Nel giro di un secolo, nel luogo delle apparizioni di Guadalupe, iniziarono la costruzione di una piccola cappella, poi di una più grande, e si giunse all'edificazione di un vero e proprio santuario, che venne consacrato nel 1622. Oggi qui sorge l'odierna Basilica, fatta costruire nel 1976, intitolata a Nostra Signora di Guadalupe.
 

La cosiddetta Tilma di Juan, conservata all'interno della Basilica, porta ancora impressa l’immagine della Madonna che richiama su di sé grande attenzione non solo per la sua storia ma per tutti gli elementi che lasciano intuire che ci sia qualcosa che va oltre… Studiata da scienziati e religiosi, molti esperti concordano nel considerare l’immagine di tipo acheropita, ovvero non dipinta da mano umana. Gli scienziati della NASA affermano che il materiale che origina i colori non coincide con nessuno degli elementi conosciuti sulla Terra. Inoltre, facendo passare un raggio laser lateralmente sopra la tela, si è evidenziato che la colorazione non è né al dritto né al rovescio, ma che i colori fluttuano nell’aria a una distanza di tre decimi di millimetro sopra il tessuto, senza toccarlo. Il mantello, pur essendo in fibra di agave, materiale facilmente deperibile in 20-30 anni, è rimasto intatto per oltre 500 anni.

La temperatura della fibra di maguey, ricavata da una pianta, con cui è costruito il mantello mantiene una temperatura costante di 36.6 gradi, la stessa di una persona viva. Inoltre studi oftalmologici realizzati sugli occhi di Maria hanno scoperto che, avvicinando loro la luce, la retina si contrae e ritirando la luce, torna a dilatarsi, esattamente come accade a un occhio vivo. Nelle pupille di Maria, di soli 7,8 mm, si sono scoperte minute immagini umane, che nessun artista avrebbe mai potuto dipingere: la scena lì impressa riguarda l’indio Juan Diego mentre apre la Tilma davanti al vescovo. Addirittura uno dei medici che analizzò il manto collocò il suo stetoscopio sotto il nastro con fiocchi che Maria ha intorno alla vita e ascoltò battiti che si ripetevano ritmicamente, contando 115 pulsazioni al minuto, come per un bebè nel ventre materno. La Vergine ha un nastro con dei fiocchi sul ventre, quindi è incinta ad indicare che Dio vuole che Yeshua nasca in America, nel cuore di ogni americano. Infine le stelle poste sul mantello sono posizionate come le costellazioni visibili da Città del Messico in quel periodo e l’angolatura del volto della Vergine è diversa da quella con cui i pittori dell’epoca erano soliti raffigurare le persone.

 

Nell’idioma indigeno Guadalupe significa “schiaccia la testa al serpente”: come indica il libro della Genesi (cfr. 3,15). Maria è colei che vince il maligno. L’immagine riprende anche un dettaglio di Apocalisse: Apparve nel cielo un grande segnale, una donna avvolta nel sole, con la luna sotto i suoi piedi. Affidiamoci a lei che come Madre dell’umanità ci sta sorreggendo in questo tempo, invitandoci a seguire solo la via di Yeshua, unico Signore e Salvatore.


 

Vangelo del giorno

Ed essendo venuto (Yeshua) nel tempio, mentre insegnava, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo dicendo: Con quale potere fai queste cose?
E chi ti ha dato questo potere?
Rispondendo allora Yeshua disse a loro: Anch’io vi chiederò una cosa che, se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale potere faccio queste cose: l’immersione di Giovanni di dove viene?
Dal cielo o dagli uomini?
Essi discutevano tra loro dicendo: Se diciamo dal cielo, ci dirà: Perché dunque non gli avete creduto?
Se invece diciamo: Dagli uomini, abbiamo paura della folla, infatti tutti hanno Giovanni come profeta.
E rispondendo a Yeshua dissero: Non sappiamo.
Anche lui disse a loro: Neanche io vi dico con quale potere faccio queste cose.

Mt 21,23-27

 

Preghiera

Vergine Immacolata di Guadalupe,
Madre di Yeshua e Madre nostra,

che hai impresso la tua dolce immagine in quel mantello

come segno di presenza in mezzo all’umanità che prega e soffre,

ti chiediamo, a nome di tutti i fratelli e le sorelle del mondo,
di benedirci e di proteggerci.

Maria, Madre amabilissima, noi oggi ci vogliamo consacrare a Dio
attraverso il tuo cuore puro e pieno di bontà per i tuoi figli.
Ti preghiamo spezza le nostre catene,

donaci giorni più sereni, liberaci dal male

e chiedi per tutti il bello e il bene.
Donna gloriosa, mostraci il volto di tuo Figlio in coloro che incontriamo,
ottieni da Lui il perdono dei nostri errori e
benedizione per ogni persona che lavora e si relaziona con gli altri.

Fa’ che la preghiera che sale a Dio

sia conforme ai suoi desideri
e ogni azione da noi compiuta
contribuisca a costruire il suo regno di pace, già qui sulla terra.

Madre dolcissima, porta aperta verso il cielo,

donaci di giungere alle dimore eterne con entusiasmo,

lì dove Dio da sempre ci attende e
Yeshua ha preparato un posto d’eccellenza per tutti noi.

Amen.

Santa Lucia

Grazie alla scoperta dell’iscrizione risalente al V secolo e posta sopra il “loculus” della santa nelle catacombe di Siracusa, si è potuta attestare la storicità della martire Lucia, la cui fama e devozione era già diffusa tra il popolo di Dio per la sua leggendaria Passione.

L’introduzione del suo nome nel Canone del Messale si deve probabilmente a papa Gregorio Magno, Epigrafi ed iscrizioni testimoniano però la remota devozione diffusa sia in Occidente che in Oriente.
 

Lucia, come si legge negli Atti, apparteneva a una ricca famiglia di Siracusa. La madre Eutyche, rimasta vedova, aveva già promesso la mano della figlia a un giovane concittadino. Lucia invece, che aveva già fatto voto di verginità per amore di Yeshua, il Cristo, riuscì ad ottenere il differimento delle nozze, dovuto anche al fatto che la madre fu colpita da una grave malattia. Proprio per la sua devozione a Sant’Agata, martire catanese vissuta mezzo secolo prima, Lucia volle portare la madre inferma sulla tomba della santa. Quel pellegrinaggio valse la guarigione della donna che tornò perfettamente sana, accordando il permesso alla figlia di seguire la propria vocazione e di distribuire ai poveri della città i proventi della ricca dote.
 

Il fidanzato, sentendosi respinto, si vendicò deferendo Lucia al proconsole Pascazio, perché cristiana. Di fronte alla minaccia di essere esposta al lupanare per uscirne contaminata, Lucia rispose così a quell’uomo: Il corpo viene contaminato soltanto se l’anima lo consente, stabilendo così una perfetta correlazione tra le due dimensioni.
 

Il console allora passò direttamente ai fatti, ma in quell’istante il corpo di Lucia divenne così pesante che decine di uomini non riuscirono a spostarla di un centimetro. Fu un colpo di spada a porre fine a una serie di sevizie, ma nonostante la gola fosse recisa, la santa continuava a esortare i fedeli a mettere al primo posto l’amore per Dio e poi quello verso le creature, perché solo da queste due procedure si ottiene vita vera. E i compagni di fede che le facevano corona attorno, confermarono le parole di Lucia martire con l’Amen, ponendo così le fondamenta per il regno dei cieli.
 

Per quanto riguarda l’episodio dell’accecamento richiamato dalle immagini con cui la Santa viene rappresentata, esso è probabilmente legato all’etimologia del nome: Lucia deriva da lux, luce, elemento indissolubilmente legato al senso della vista con annessa facoltà spirituale di saper leggere e cogliere le realtà soprannaturali per acquisire avvedutezza e profezia nei riguardi della vita terrena. Santa Lucia, figlia diletta della grazia illuminante, insegnaci a purificare lo sguardo, a risanare i nostri occhi feriti da ciò che sono stati costretti a vedere, aiutaci a saper guardare l’esistenza con lo sguardo amante di Dio per tornare ad amare la bellezza originale che Lui stesso ha creato. Spronaci a chiudere gli occhi rivolti verso l’esterno per guardare dentro di noi e cominciare un nuovo cammino animato dalla gioia di chi ha deciso di seguire il Signore per sempre.


 

Vangelo del giorno

E Yeshua prese a dire: Venite a me tutti voi affaticati e appesantiti e io vi riposerò.
Prendete il mio giogo su voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro-riposo per le vostre psyché; perché il mio giogo-legame è utile-indispensabile e il mio carico è leggero.

Mt 11,28-30


 

Preghiera

Ti sento Spirito di Dio.

Ti sento attraverso il mio ascolto interiore.

Ti sento negli alberi mentre il vento mormora tra le foglie

che ricoprono il mio paese nella sera.

Ascolto la tua voce nell’acqua che scorre sulle pietre del ruscello

che passa accanto alle nostre case.

Ti sento o Spirito in tutte le cose.

Ti vedo Spirito di Dio.

Ti vedo attraverso gli occhi della mia visione interiore.

Ti vedo nel viso dei bambini che incontro quando fisso i loro occhi

e ti vedo quando guardo le stelle nella volta del cielo notturno che copre questa terra.

Ti vedo quando lavoro nelle pennellate del paesaggio quasi dipinto che mi circonda.

Ti vedo o Spirito in tutte le cose.

Ti assaporo Spirito di Dio, attraverso il contatto interiore.

Assaporo il tuo desiderio per la mia saggezza.

Assaporo la tua tolleranza verso il mio apprendimento.

Assaporo la tua compassione per l’anima mia.

Ti amo Spirito che tutto crei, tutto sostieni, tutto trasformi

perché in Te niente ha mai fine.

Amen.

San Giovanni della croce

Giovanni Yepes, nato verso il 1542 a Fontiveros nella Provincia di Avila in Spagna, è una delle figure più sconcertanti e allo stesso tempo trasparenti della mistica moderna. Dopo aver dato prova della sua imperizia nei vari mestieri a cui la famiglia povera aveva cercato di avviarlo, a ventuno anni egli entra nell’ordine carmelitano. Purtroppo a causa dell’incuria della vita monastica in cui versavano i conventi carmelitani, in preda a una grande delusione, decide di porre rimedio alla propria salute spirituale passando ai certosini, le cui regole severe ben si sposavano con il suo zelo ascetico.
 

Ed è proprio in questo momento che incontra Teresa di Gesù, la santa fundadora, riformatrice delle carmelitane che aveva già in mente di estendere la riforma ai conventi maschili. Donna dal fiuto finissimo, riesce a intravedere in quel giovane frate, piccolo, fisicamente esile, ma estremamente serio e profondante ricco, il socio ideale per portare avanti il progetto.

Santa Teresa chiamava Giovanni, più piccolo di lei di ventisette anni, il suo piccolo Seneca, scherzosamente lo definiva mezzo uomo per il suo aspetto fisico, tuttavia lo considerava il padre della sua anima, affermando che non era possibile discorrere con lui di Dio senza vederlo rapito in estasi.
 

Così a venticinque anni il frate modifica il suo nome facendosi chiamare Giovanni della Croce e, armandosi di sano coraggio, comincia a mettere mano alla riforma fondando a Durvelo, il primo convento dei carmelitani scalzi. Il ripristino della mistica religiosità nel deserto gli costò maltrattamenti fisici e diffamazioni a tal punto che nel 1577 venne persino rinchiuso nel carcere di Toledo per ben otto mesi. Ciò nonostante in quel buio esteriore si accese la fiamma della sua poesia spirituale che lo portò a scrivere le sue note opere: Notte oscura dell’anima, Salita al Monte Carmelo, Cantico spirituale, Fiamma d’amor viva.
 

Grande maestro di vita spirituale egli prova anche a compendiare l’ideale della vita monastica in brevi aforismi: Non far cosa, né dir parola, tale che Cristo non farebbe e non direbbe, se si trovasse nello stato in cui sei tu e avesse l’età e la salute che tu hai; rinnega i tuoi desideri (Ego) e troverai ciò che davvero il tuo cuore desidera. Accanto a questi ne troviamo anche altri quali: Non chiedere altro che la croce e precisamente senza consolazione, perché questo è perfetto, oppure patire e poi morire. Anche se si fanno passare queste due ultime come frasi di alta spiritualità, bisogna essere sempre prudenti, stare un po’ in guardia, perché quando si fa fatica ad accettare il male e lo si combatte anche interiormente, si può incappare in qualche sbaglio di mira.

Far passare questi messaggi poi come mistici e da proporre come grande testimonianza per il popolo di Dio, diventa un gioco da ragazzi per l’istituzione ecclesiale che cerca di avere il controllo sui propri fedeli dimenticandosi troppo spesso e facilmente il messaggio evangelico. La croce infatti non è da chiedere, ma fa parte del nostro percorso di vita intriso di ego da rinnegare e va semplicemente presa per seguire Yeshua, il Signore, sapendo che essa coincide con gli ostacoli e le avversità che si oppongono a chi decide di vivere e annunciare il messaggio del Vangelo.

 

Giovanni della croce muore a quarantanove anni nel convento di Ubeda, il 14 dicembre 1591. Viene canonizzato nel 1726 da papa Pio XI che gli conferisce anche il titolo di dottore della Chiesa.


 

Vangelo del giorno

Amen, io vi dico: tra i nati di donne non è mai sorto uno più grande di Giovanni l’Immergitore;
ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni l’Immergitore fino ad ora, il regno dei cieli preme per venire e i violenti lo saccheggiano.
Infatti tutti i profeti e la legge fino a Giovanni lo profetizzarono, e, se volete accoglierlo, egli è Elia, quello che sta per venire.
Chi ha orecchi, ascolti.

Mt 11, 11-15

 

Preghiera

Dietro questo sole che riscalda i nostri visi
dietro quei colori di un tramonto nel sereno,
dentro lo sguardo di un bambino
c’è il progetto di Dio: una storia unica.

Dietro il desiderio di chi insiste e non si arrende,
dietro il coraggio di andare contro corrente,
dentro quella forza che ci fa cantare e sorridere,

c’è lo Spirito di Dio che ci fa essere liberi.

Oggi vogliamo vivere una vita senza cedere
agli interessi che il mondo vuole difendere;
vogliamo scegliere sapendo che tutto si può perdere
per guadagnare il regno dei cieli e l’amore “invisibile”;

vogliamo andare per sentire e gustare ogni attimo
immersi nella gioia di chi prova a vivere a pieno la realtà,
vogliamo lasciarci ispirare e prendere
dalla Vita che gira attorno a noi.

Perché solo tu Signore sei la risposta alle nostre domande,
solo la tua Parola non muore mai e regge l’universo,
solo il tuo fuoco ardente riaccende ogni desiderio,

solo il tuo Pane ci nutre per sempre.

Amen.

Terza domenica di Avvento

Accensione del terzo cero

 

La terza luce dell’Avvento ci regala le istruzioni per l’uso su come preparare la strada a Colui che è la Via. È evidente che non basta non essere cattivi, disonesti, delinquenti o essere delle persone religiose e per bene. Questo fa parte purtroppo della nostra cecità e della nostra sordità. Noi prepareremo davvero la strada al Signore quando, su suggerimento dell’Immergitore, cominceremo a dire chi non siamo e chi non vogliamo essere più, dando un colpo forte e deciso al nostro Ego costruito sulla base delle aspettative altrui.

Inoltre diventa determinante alzare la qualità della vita, lì dove siamo chiamati a vivere e a operare. Dio desidera uomini e donne che si riscoprono come suoi Figli, che si sanno staccare dalle cose e non interferiscono con la liberazione del cuore che Yeshua offre all’umanità. Persone che sanno guardare con occhi nuovi il mondo e coloro con cui condividono questo tratto di cammino.

Amici che sanno già gustare e diffondere la gioia della buona e bella Notizia con amore e nella verità. Le promesse di Dio non diventano storia, non si realizzano senza di noi e senza la nostra fiducia, anzi iniziano a germogliare solo quando Dio riesce ad abitare e a trasformare la nostra vita. E allora, facciamogli casa, permettiamogli di trasformarci cominciando ad essere più professionali e compiendo ciò che ci compete nell’eccellenza senza più guardare con invidia a ciò che fanno o non fanno gli altri.

 

 

Vangelo del giorno

Ci fu un uomo inviato da Dio, il suo nome era Giovanni.
Questi venne per testimonianza, per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce.

Questa è la testimonianza di Giovanni quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti per interrogarlo: Tu chi sei? E riconobbe e non negò, e riconobbe: Io non sono il Cristo.
Allora gli chiesero: Chi sei dunque? Sei tu Elia? Rispose: Non lo sono.
Sei tu il profeta?
Rispose: No! Gli dissero dunque: Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a chi ci ha inviato! Cosa dici di te stesso? Rispose: Io sono voce che grida nel deserto: Raddrizzate la via del Signore come disse Isaia il profeta.

Essi erano inviati dai farisei.
Lo interrogarono e gli dissero: Perché dunque immergi se tu non sei il Cristo né Elia né il profeta?
Giovanni rispose loro: Io immergo in acqua; in mezzo a voi sta Colui che voi non conoscete.
Colui che viene dopo di me, del quale non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo.
Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove c’era Giovanni che immergeva.

Gv 1, 6-8.19-28


 

Prega cantando lantifona del Cantico Lc 1,46-54

Ant. La mia anima esulta nel mio Dio.

Donaci, Padre, l’intelligenza per esaminare ogni cosa

e la saggezza per scegliere ciò che è vitale.

Donaci voce per incitare tutti alla preparazione della tua strada

e coraggio per essere i primi a prepararla.

Ant.

Donaci, Padre, la capacità di manifestare la gioia

che nasce dal seguire la tua Parola

che va contro la logica umana,

in quanto innalza i piccoli e abbassa coloro che si ritengono “potenti”.

Ant.

Donaci, Padre, di consolare chi sta peggio di noi,

di confortare chi soffre più di noi,

di rallegrare chi ha meno gioia di noi,

di saper farci vicini a chi ha bisogno di noi.

Ant.

Vieni nel nostro cuore, Signore Yeshua, indicaci cos’è vera gioia.

Guidaci perché possiamo entrare in risonanza

con chi sta facendo le nostre stesse scelte.

Insegnaci a dire grazie anche quando tutto sembra essere contrario

e ad aprire le nostre mani anche quando ci verrebbe da chiuderle a pugno.

Ant.

Quarta domenica di Avvento

Accensione del quarto cero

 

Emmanuele significa Dio con noi. Se a partire da oggi cominciassimo a credere anche solo per un istante che questa verità fa parte della nostra realtà quotidiana, cambierebbe il nostro modo di pensare, di superare le difficoltà, di costruire i nostri progetti e di vedere le cose.

Il fatto è che, purtroppo, il Dio con noi fa parte solo dei nostri discorsi, delle nostre convinzioni teoriche, dei documenti e degli insegnamenti trasmessi, che sono pieni di parole vuote, senza vita, ripetute e scritte senza anima gioiosa ed amante. Dio è con noi, ma non ci crediamo. Questa quarta luce dell’Avvento ci invita ad accogliere l’Emmanuele, Colui che desidera incontrarci perché ci possiamo arrendere definitivamente all’Amore di Dio. Egli si offre alla mercé del nostro amore, della nostra capacità di fargli spazio mettendo da parte i nostri attaccamenti.

Come Maria, possa la nostra vita lasciarsi stravolgere da Dio senza paura, ma con fiducia. Desideriamo rinascere oggi come persone nuove, libere dai legami del passato, pronte e coraggiose per essere sale della terra e luce del mondo e affrettarci a rispondere a Dio con le parole libere e potenti della Vergine, Madre dell’umanità: Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola! Sì, solo il Logos ci salva, solo il Logos ci protegge, solo il Logos ci guida perché è Parola del Padre, quella che crea, regge e sorregge la vita intera.

 

 

Vangelo del giorno

Ora al sesto mese fu inviato l’angelo Gabriele da Dio in una città della Galilea di nome Nazareth a una vergine sposata a un uomo di nome Giuseppe della casa di Davide, e il nome della Vergine: Maria.
Ed entrato da lei disse: Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te!
Ella allora da questa parola fu turbata e si domandava cosa fosse questo saluto.
E le disse l’angelo: Non aver paura, Maria, hai trovato infatti grazia presso Dio.
Ed ecco concepirai in seno e partorirai un figlio e chiamerai il suo nome Yeshua.
Lui sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli, e il suo regno non avrà fine.

Ora Maria disse all’angelo: Come avverrà questo poiché non conosco uomo?

E rispondendo l’angelo le disse: Spirito Santo verrà su di te.
E potenza dell’Altissimo ti adombrerà, e perciò colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio.Ed ecco Elisabetta tua parente anch’essa ha concepito un figlio nella sua vecchiaia, e questo è il sesto mese per lei che era chiamata sterile; perché nessuna parola è impossibile presso Dio.

Ora Maria disse: Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola! E l’angelo partì da lei.
Lc 1,26-38


 

Prega cantando lantifona del Salmo 88

Ant. Canterò per sempre l’amore del Signore.

Signore, tu hai bisogno di noi,

ma è soprattutto a noi che serve la tua presenza.

Vogliamo essere la tua casa,

affinché Tu possa essere la nostra roccia

e la nostra vita possa resistere a tutti i venti e a tutte le tempeste.

Ant.

Ricordaci, Signore, la disponibilità di Maria

perché anche la nostra vita diventi un sì a Te

e ai nostri compagni di viaggio,

specie i più deboli e bisognosi.

Ant.

Fa’, o Signore, che attraverso il nostro umile impegno,

sostenuto dalla certezza che nulla è impossibile a Te,

tutta l’umanità si trasformi sempre più nella tua casa,

pronta ad accoglierti nel giorno del tuo ultimo ritorno.

Ant.

Vieni oggi, Signore, non tardare.

Noi abbiamo bisogno di te per ricordarci

che anche noi possiamo amare,

che i soldi non sono il segreto della felicità

e che siamo figli di un Solo Padre.

Ant.